Dall’inizio della guerra in Ucraina, alla Russia sono state imposte più sanzioni che a qualsiasi altro Stato nella storia. Le restrizioni hanno colpito la maggior parte dei settori dell’economia russa. Le importazioni di grano, ortaggi, macchinari, tessuti, materie prime per materiali da costruzione, metalli, attrezzature, pezzi di ricambio, componenti per la produzione di prodotti farmaceutici sono diminuite drasticamente. Centinaia di aziende straniere hanno chiuso le loro attività in Russia, le catene di approvvigionamento internazionali via terra, mare e aria sono state interrotte. Se il rublo ha recuperato il terreno perso nelle prime settimane di guerra, la Banca centrale è riuscita a tamponare le fughe di capitale e il Paese ha registrato un fortissimo surplus delle partite correnti grazie al rincaro degli idrocarburi che esporta, l’industria manifatturiera è alle corde. E i cittadini ne subiscono le conseguenze.
Le autorità russe rassicurano i cittadini promettendo di sostituire in modo veloce e indolore i produttori che hanno lasciato il mercato, ma ogni giorno emergono nuove lacune nelle possibilità di sostituzione delle importazioni russe. Il fatto è che, nonostante il percorso verso l’indipendenza economica annunciato nel 2014, da allora l’economia russa è diventata ancora più dipendente da beni e tecnologie straniere. Alcune delle imprese russe più dipendenti dalle importazioni acquistano fino al 100% delle materie prime e delle attrezzature per la produzione all’estero, mentre le attività di molte altre sono direttamente collegate ai tassi di cambio del dollaro, dell’euro o dello yuan. Questo è uno dei motivi per cui da primavera i prezzi nel Paese sono aumentati drasticamente e l’80% dei russi ha iniziato a risparmiare su tutto.
Fare l’orto per poter mangiare frutta e verdura
La prima e principale conseguenza delle sanzioni imposte è un’esplosione dei prezzi di tutti i prodotti alimentari. Sono aumentati i costi dei latticini, dello zucchero, del pane, della pasta, del riso, della frutta, della verdura, delle uova, del pesce e di tutte le carni, ad eccezione della carne di maiale, che nei primi mesi della guerra era abbondante. Il fatto è che i maiali venivano macellati poiché non c’era nulla con cui nutrirli, visto che i mangimi e gli additivi alimentari erano principalmente importati. Ma entro l’estate anche il prezzo del maiale ha iniziato ad aumentare, così come quello dei lavorati. A proposito, si è scoperto che in Russia si producono pochi budelli artificiali per i salumi. L’Unione europea, il principale fornitore per la Russia, ha smesso di rifornirli e le uniche due fabbriche russe per la produzione di involucri di salsicce non hanno la capacità produttiva di provvedere all’intero Paese. Inoltre, hanno già dovuto ridurre la produzione, perché la maggior parte dei componenti per gli involucri sono anch’essi importati dall’Europa.
Anche l’80% dei fermenti per l’industria lattiero-casearia era importato dall’estero, quindi in autunno, quando le fabbriche esauriranno le scorte, l’assortimento di latticini sugli scaffali sarà ridotto. Frutta e verdura importate dalla Turchia, dall’Uzbekistan, dall’Egitto e dal Sud Africa sono aumentate di prezzo allo stesso modo dei cetrioli, dei pomodori, delle zucchine e delle carote coltivati internamente. Ad esempio, il prezzo del “set di borscht” — un insieme di verdure più comuni (patate, cavoli, cipolle, carote, barbabietole) utilizzato nello spazio post-sovietico per giudicare la dinamica dei prezzi al consumo — è aumentato esponenzialmente. Per attutire il colpo, i deputati della Duma di Stato hanno proposto di estendere le vacanze di maggio (alcuni giorni non lavorativi all’inizio del mese che gli abitanti delle città trascorrono tradizionalmente nelle loro case di campagna) in modo che i russi abbiano il tempo di seminare l’orto e garantire così la sicurezza alimentare per se stessi “perché le persone hanno bisogno di sopravvivere”. Seguendo i politici, i media statali incoraggiano l’idea di scommettere sui propri raccolti e si pongono la domanda: se le verdure nei negozi stanno diventando più costose, non è più facile coltivarle da soli?
In generale, dall’inizio della guerra, i media filogovernativi hanno gareggiato tra loro per consigliare i russi su come affrontare le difficoltà. Ad esempio, passare al pesce più economico, il capelino (“coloro che vissero negli anni sovietici ricordano che il capelino si dava da mangiare ai gatti”, ricorda allegramente il giornalista) o cucinare “un piatto ideale di avanzi” che era popolare in Urss e “durante la crisi è tornato ad essere attuale”. Nel frattempo, il quotidiano Metro, che risulta essere di proprietà del governo di Mosca dal 2020, pubblicizza abiti fatti di ortiche (“più ecologici del cotone, efficaci contro gli spiriti maligni”). Molto utile, perché anche l’industria tessile in Russia non riesce a sopperire alle richieste. La produzione propria è di circa l’1% e le imprese dipendono completamente da materie prime importate: filati, coloranti, accessori acquistati principalmente dall’Italia e dalla Turchia.
Risparmiare sulla salute
L’aumento dei prezzi dei medicinali è stato un altro duro colpo per la popolazione. All’inizio della primavera certi articoli, compresi i farmaci salvavita, sono aumentati di prezzo fino al 40%. Alcune aziende internazionali come Eli Lilly hanno smesso di fornire tutti i medicinali tranne quelli per il cancro e il diabete. Le aziende farmacologiche straniere hanno sospeso in Russia gli studi clinici dei loro farmaci con l’aiuto dei quali i pazienti potevano iniziare il trattamento prima che i prodotti apparissero sul mercato. L’industria farmacologica e la medicina russa in generale hanno dovuto far fronte a una carenza di attrezzature e materiali, il cui prezzo è aumentato dal 20% al 70%. Ad esempio, si prevedono problemi con le risonanze magnetiche a causa di un aumento significativo del costo dei mezzi di contrasto.
Probabilmente, il settore che ha sofferto di più è l’odontoiatria, dove la quota di attrezzature, materiali e materiali di consumo importati raggiunge il 90-100%. Dalla fine di febbraio il costo dei servizi odontoiatrici è aumentato in media del 30%, mentre la diagnostica e il trattamento nelle cliniche multidisciplinari private sono aumentati di prezzo fino al 20%. I medici negli ospedali russi lamentano che viene chiesto loro di risparmiare su fiale, rifornimenti e persino guanti (si consiglia al personale di indossarli solo sulla mano che manipola il paziente). Allo stesso tempo, come si è scoperto, gli analoghi di fabbricazione russa lasciano molto a desiderare: i guanti si strappano rapidamente e, ad esempio, il gesso si asciuga male e richiede molto tempo.
La riduzione dell’assortimento e l’aumento dei prezzi hanno colpito anche il mercato degli elettrodomestici, delle sigarette e degli articoli per l’igiene personale. Il prezzo della carta per la stampante, a marzo, in alcuni punti vendita è aumentato di cinque volte. Alcuni negozi sono stati costretti a introdurre un limite: un pacco a persona. L’ordine di risparmiare carta è stato inviato a ospedali, tribunali, scuole, uffici, aeroporti e persino alla Duma di Stato. Il fatto è che i produttori di carta russi sono rimasti senza pezzi di ricambio per i macchinari e prodotti chimici per lo sbiancamento. Anche se già ad aprile, funzionari del ministero dell’Industria e del Commercio hanno annunciato che, in tal caso, inizieranno a produrre carta non sbiancata “ecologica”: “Abbiamo appreso che la carta da ufficio bianca riflettente è dannosa per la salute. Si scopre che la carta più ruvida fa bene agli occhi“.
Non solo la carta da stampa è aumentata di prezzo, ma anche la carta igienica e i rotoli per le ricevute: sono diventati così carenti che il servizio fiscale federale russo ha deciso di non multare temporaneamente i negozi per non aver emesso una ricevuta di pagamento. Le sanzioni hanno fatto salire il prezzo di Internet da casa, dei fitness club e dei saloni di bellezza in tutto il Paese e hanno colpito anche la raccolta dei rifiuti: le aziende che se ne occupano dovranno ora sostituire quasi 4.000 camion della spazzatura europei e giapponesi per i quali sono state bloccate le forniture.
Non si batte chiodo
Certo, è possibile costruire linee di produzione per la maggior parte di questi beni in Russia, la domanda è quanto costerà e quanti anni ci vorranno per ottenere una produzione sostenibile e una qualità accettabile. Nel frattempo, la Russia non produce nemmeno le cose più semplici e basilari: latta per le lattine, pneumatici per le macchine agricole, cuscinetti a cassetta per vagoni merci. A causa della carenza di questi ultimi, numerosi impianti di costruzione di macchine si sono fermati in tutto il Paese. Ad esempio, a Tikhvin, una piccola città nell’oblast’ di Leningrado, sono state chiuse due imprese vitali per la città: la famosa fabbrica di vagoni ferroviari che dava lavoro a 7mila persone e lo stabilimento Ikea dove lavoravano altri mille residenti locali. E questo in una città di 56mila abitanti.
Nonostante il presidente assicuri che i tentativi dei Paesi occidentali di rovinare l’economia russa con l’aiuto delle sanzioni sono “ovviamente” falliti, i prezzi e l’inflazione stanno aumentando, le persone stanno perdendo il lavoro, il business sta soffrendo. Nel 2022, per la prima volta negli ultimi quattro anni il numero delle ditte chiuse in Russia ha superato il numero di quelle registrate. L’altro giorno Meduza, uno dei più grandi media di opposizione in lingua russa, ha rivelato che, secondo le sue fonti nell’amministrazione del presidente russo, il Cremlino si aspetta che in autunno i cittadini, tornati dalle vacanze, inizieranno a preparare i figli per la scuola e noteranno l’aumento dei prezzi e della disoccupazione. Aspetti che fanno ipotizzare la crescita di possibile malcontento popolare nel Paese. “Il programma di sostituzione delle importazioni è fallito completamente. Non ci sono altro che rapporti spavaldi dei dipartimenti di settore”, ha affermato Andrei Klishas, capo del Comitato per la Legislazione Costituzionale e la Costruzione dello Stato del Consiglio della Federazione.
Anche se in Russia di tanto in tanto emergono delle idee sulla sostituzione delle importazioni, come la proposta del Servizio penitenziario federale di sostituire i mobili di Ikea con i prodotti fabbricati da prigionieri delle colonie penali russe, oppure un progetto di alcuni agricoltori per la produzione di integratori di carne da grilli macinati, in linea generale il senatore Klishas non è lontano dalla verità, solo che lui e i suoi colleghi stanno iniziando ad apprendere il vero stato delle cose in Russia solo ora. Recentemente, durante la riunione del Consiglio della Federazione, la sua presidente Valentina Matvienko ha condiviso con i membri del parlamento una straordinaria scoperta: “Per me, ad esempio, è stata una specie di rivelazione. Importiamo i chiodi. Non produciamo nemmeno i chiodi”.
Mondo
Dopo sei mesi di guerra (e sanzioni) in Russia mancano materie prime. Dalla carne ai tessuti, fino ai farmaci: le persone cercano alternative
Le autorità russe rassicurano la popolazione promettendo di sostituire in modo veloce e indolore i produttori che hanno lasciato il mercato, ma ogni giorno emergono nuove lacune nelle possibilità di sostituzione delle importazioni russe. Così dai budelli artificiali per i salumi, fino ai chiodi, alla latta e ai prodotti agricoli, i cittadini della Federazione sono chiamati a ingegnarsi per trovare soluzioni alternative
Dall’inizio della guerra in Ucraina, alla Russia sono state imposte più sanzioni che a qualsiasi altro Stato nella storia. Le restrizioni hanno colpito la maggior parte dei settori dell’economia russa. Le importazioni di grano, ortaggi, macchinari, tessuti, materie prime per materiali da costruzione, metalli, attrezzature, pezzi di ricambio, componenti per la produzione di prodotti farmaceutici sono diminuite drasticamente. Centinaia di aziende straniere hanno chiuso le loro attività in Russia, le catene di approvvigionamento internazionali via terra, mare e aria sono state interrotte. Se il rublo ha recuperato il terreno perso nelle prime settimane di guerra, la Banca centrale è riuscita a tamponare le fughe di capitale e il Paese ha registrato un fortissimo surplus delle partite correnti grazie al rincaro degli idrocarburi che esporta, l’industria manifatturiera è alle corde. E i cittadini ne subiscono le conseguenze.
Le autorità russe rassicurano i cittadini promettendo di sostituire in modo veloce e indolore i produttori che hanno lasciato il mercato, ma ogni giorno emergono nuove lacune nelle possibilità di sostituzione delle importazioni russe. Il fatto è che, nonostante il percorso verso l’indipendenza economica annunciato nel 2014, da allora l’economia russa è diventata ancora più dipendente da beni e tecnologie straniere. Alcune delle imprese russe più dipendenti dalle importazioni acquistano fino al 100% delle materie prime e delle attrezzature per la produzione all’estero, mentre le attività di molte altre sono direttamente collegate ai tassi di cambio del dollaro, dell’euro o dello yuan. Questo è uno dei motivi per cui da primavera i prezzi nel Paese sono aumentati drasticamente e l’80% dei russi ha iniziato a risparmiare su tutto.
Fare l’orto per poter mangiare frutta e verdura
La prima e principale conseguenza delle sanzioni imposte è un’esplosione dei prezzi di tutti i prodotti alimentari. Sono aumentati i costi dei latticini, dello zucchero, del pane, della pasta, del riso, della frutta, della verdura, delle uova, del pesce e di tutte le carni, ad eccezione della carne di maiale, che nei primi mesi della guerra era abbondante. Il fatto è che i maiali venivano macellati poiché non c’era nulla con cui nutrirli, visto che i mangimi e gli additivi alimentari erano principalmente importati. Ma entro l’estate anche il prezzo del maiale ha iniziato ad aumentare, così come quello dei lavorati. A proposito, si è scoperto che in Russia si producono pochi budelli artificiali per i salumi. L’Unione europea, il principale fornitore per la Russia, ha smesso di rifornirli e le uniche due fabbriche russe per la produzione di involucri di salsicce non hanno la capacità produttiva di provvedere all’intero Paese. Inoltre, hanno già dovuto ridurre la produzione, perché la maggior parte dei componenti per gli involucri sono anch’essi importati dall’Europa.
Anche l’80% dei fermenti per l’industria lattiero-casearia era importato dall’estero, quindi in autunno, quando le fabbriche esauriranno le scorte, l’assortimento di latticini sugli scaffali sarà ridotto. Frutta e verdura importate dalla Turchia, dall’Uzbekistan, dall’Egitto e dal Sud Africa sono aumentate di prezzo allo stesso modo dei cetrioli, dei pomodori, delle zucchine e delle carote coltivati internamente. Ad esempio, il prezzo del “set di borscht” — un insieme di verdure più comuni (patate, cavoli, cipolle, carote, barbabietole) utilizzato nello spazio post-sovietico per giudicare la dinamica dei prezzi al consumo — è aumentato esponenzialmente. Per attutire il colpo, i deputati della Duma di Stato hanno proposto di estendere le vacanze di maggio (alcuni giorni non lavorativi all’inizio del mese che gli abitanti delle città trascorrono tradizionalmente nelle loro case di campagna) in modo che i russi abbiano il tempo di seminare l’orto e garantire così la sicurezza alimentare per se stessi “perché le persone hanno bisogno di sopravvivere”. Seguendo i politici, i media statali incoraggiano l’idea di scommettere sui propri raccolti e si pongono la domanda: se le verdure nei negozi stanno diventando più costose, non è più facile coltivarle da soli?
In generale, dall’inizio della guerra, i media filogovernativi hanno gareggiato tra loro per consigliare i russi su come affrontare le difficoltà. Ad esempio, passare al pesce più economico, il capelino (“coloro che vissero negli anni sovietici ricordano che il capelino si dava da mangiare ai gatti”, ricorda allegramente il giornalista) o cucinare “un piatto ideale di avanzi” che era popolare in Urss e “durante la crisi è tornato ad essere attuale”. Nel frattempo, il quotidiano Metro, che risulta essere di proprietà del governo di Mosca dal 2020, pubblicizza abiti fatti di ortiche (“più ecologici del cotone, efficaci contro gli spiriti maligni”). Molto utile, perché anche l’industria tessile in Russia non riesce a sopperire alle richieste. La produzione propria è di circa l’1% e le imprese dipendono completamente da materie prime importate: filati, coloranti, accessori acquistati principalmente dall’Italia e dalla Turchia.
Risparmiare sulla salute
L’aumento dei prezzi dei medicinali è stato un altro duro colpo per la popolazione. All’inizio della primavera certi articoli, compresi i farmaci salvavita, sono aumentati di prezzo fino al 40%. Alcune aziende internazionali come Eli Lilly hanno smesso di fornire tutti i medicinali tranne quelli per il cancro e il diabete. Le aziende farmacologiche straniere hanno sospeso in Russia gli studi clinici dei loro farmaci con l’aiuto dei quali i pazienti potevano iniziare il trattamento prima che i prodotti apparissero sul mercato. L’industria farmacologica e la medicina russa in generale hanno dovuto far fronte a una carenza di attrezzature e materiali, il cui prezzo è aumentato dal 20% al 70%. Ad esempio, si prevedono problemi con le risonanze magnetiche a causa di un aumento significativo del costo dei mezzi di contrasto.
Probabilmente, il settore che ha sofferto di più è l’odontoiatria, dove la quota di attrezzature, materiali e materiali di consumo importati raggiunge il 90-100%. Dalla fine di febbraio il costo dei servizi odontoiatrici è aumentato in media del 30%, mentre la diagnostica e il trattamento nelle cliniche multidisciplinari private sono aumentati di prezzo fino al 20%. I medici negli ospedali russi lamentano che viene chiesto loro di risparmiare su fiale, rifornimenti e persino guanti (si consiglia al personale di indossarli solo sulla mano che manipola il paziente). Allo stesso tempo, come si è scoperto, gli analoghi di fabbricazione russa lasciano molto a desiderare: i guanti si strappano rapidamente e, ad esempio, il gesso si asciuga male e richiede molto tempo.
La riduzione dell’assortimento e l’aumento dei prezzi hanno colpito anche il mercato degli elettrodomestici, delle sigarette e degli articoli per l’igiene personale. Il prezzo della carta per la stampante, a marzo, in alcuni punti vendita è aumentato di cinque volte. Alcuni negozi sono stati costretti a introdurre un limite: un pacco a persona. L’ordine di risparmiare carta è stato inviato a ospedali, tribunali, scuole, uffici, aeroporti e persino alla Duma di Stato. Il fatto è che i produttori di carta russi sono rimasti senza pezzi di ricambio per i macchinari e prodotti chimici per lo sbiancamento. Anche se già ad aprile, funzionari del ministero dell’Industria e del Commercio hanno annunciato che, in tal caso, inizieranno a produrre carta non sbiancata “ecologica”: “Abbiamo appreso che la carta da ufficio bianca riflettente è dannosa per la salute. Si scopre che la carta più ruvida fa bene agli occhi“.
Non solo la carta da stampa è aumentata di prezzo, ma anche la carta igienica e i rotoli per le ricevute: sono diventati così carenti che il servizio fiscale federale russo ha deciso di non multare temporaneamente i negozi per non aver emesso una ricevuta di pagamento. Le sanzioni hanno fatto salire il prezzo di Internet da casa, dei fitness club e dei saloni di bellezza in tutto il Paese e hanno colpito anche la raccolta dei rifiuti: le aziende che se ne occupano dovranno ora sostituire quasi 4.000 camion della spazzatura europei e giapponesi per i quali sono state bloccate le forniture.
Non si batte chiodo
Certo, è possibile costruire linee di produzione per la maggior parte di questi beni in Russia, la domanda è quanto costerà e quanti anni ci vorranno per ottenere una produzione sostenibile e una qualità accettabile. Nel frattempo, la Russia non produce nemmeno le cose più semplici e basilari: latta per le lattine, pneumatici per le macchine agricole, cuscinetti a cassetta per vagoni merci. A causa della carenza di questi ultimi, numerosi impianti di costruzione di macchine si sono fermati in tutto il Paese. Ad esempio, a Tikhvin, una piccola città nell’oblast’ di Leningrado, sono state chiuse due imprese vitali per la città: la famosa fabbrica di vagoni ferroviari che dava lavoro a 7mila persone e lo stabilimento Ikea dove lavoravano altri mille residenti locali. E questo in una città di 56mila abitanti.
Nonostante il presidente assicuri che i tentativi dei Paesi occidentali di rovinare l’economia russa con l’aiuto delle sanzioni sono “ovviamente” falliti, i prezzi e l’inflazione stanno aumentando, le persone stanno perdendo il lavoro, il business sta soffrendo. Nel 2022, per la prima volta negli ultimi quattro anni il numero delle ditte chiuse in Russia ha superato il numero di quelle registrate. L’altro giorno Meduza, uno dei più grandi media di opposizione in lingua russa, ha rivelato che, secondo le sue fonti nell’amministrazione del presidente russo, il Cremlino si aspetta che in autunno i cittadini, tornati dalle vacanze, inizieranno a preparare i figli per la scuola e noteranno l’aumento dei prezzi e della disoccupazione. Aspetti che fanno ipotizzare la crescita di possibile malcontento popolare nel Paese. “Il programma di sostituzione delle importazioni è fallito completamente. Non ci sono altro che rapporti spavaldi dei dipartimenti di settore”, ha affermato Andrei Klishas, capo del Comitato per la Legislazione Costituzionale e la Costruzione dello Stato del Consiglio della Federazione.
Anche se in Russia di tanto in tanto emergono delle idee sulla sostituzione delle importazioni, come la proposta del Servizio penitenziario federale di sostituire i mobili di Ikea con i prodotti fabbricati da prigionieri delle colonie penali russe, oppure un progetto di alcuni agricoltori per la produzione di integratori di carne da grilli macinati, in linea generale il senatore Klishas non è lontano dalla verità, solo che lui e i suoi colleghi stanno iniziando ad apprendere il vero stato delle cose in Russia solo ora. Recentemente, durante la riunione del Consiglio della Federazione, la sua presidente Valentina Matvienko ha condiviso con i membri del parlamento una straordinaria scoperta: “Per me, ad esempio, è stata una specie di rivelazione. Importiamo i chiodi. Non produciamo nemmeno i chiodi”.
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Kiev convoca il nunzio apostolico per le frasi di Papa Francesco su Darya Dugina. Kuleba: “Siamo delusi”
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Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Gli Emirati Arabi Uniti sono desiderosi di migliorare la cooperazione con il vostro Paese amico, al fine di sostenere la pace e la stabilità in Medio Oriente e nel mondo, soprattutto perché i due Paesi hanno orientamenti comuni in questo senso". Lo ha affermato il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"Sono fiducioso -ha aggiunto- che i risultati di questa visita avranno un grande impatto nel far progredire le nostre relazioni in vari campi, alla luce della volontà comune di continuare a lavorare per sviluppare queste relazioni a beneficio dei due Paesi e dei due popoli".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "I nostri Paesi condividono, accanto a una analoga sensibilità per i temi della pace e della cooperazione, una naturale vocazione agli scambi commerciali e apertura agli investimenti. Sono lieto di constatare che la collaborazione bilaterale negli ultimi anni si è notevolmente intensificata. Sono numerose le imprese italiane che operano negli Emirati Arabi Uniti e con esse è in crescita anche la comunità di italiani che nel Suo Paese vive nell’accogliente realtà emiratina". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Lo sviluppo di idee e investimenti in Italia è benvenuto -ha aggiunto il Capo dello Stato- e queste prospettive saranno opportunamente approfondite nel forum imprenditoriale che si svolgerà domani. Accanto ai settori tradizionali, troveranno certamente posto quelli d’avanguardia e maggiormente proiettati al futuro. Le sfide internazionali passano dalla capacità di affrontare e progettare la transizione energetica che ci vede già collaborare ad ambiziose iniziative, nel quadro della sempre più avvertita consapevolezza che questo sia indispensabile per garantire alle prossime generazioni un futuro che, per essere prospero, dovrà essere sostenibile".
"Abbiamo, con questa consapevolezza, collaborato con il suo Paese -ha ricordato il Presidente della Repubblica- per il raggiungimento dell’accordo sul clima, sancito dalla Cop28 di Dubai che, per la prima volta, richiama esplicitamente la necessità di avviare una transizione dai combustibili fossili".
"Quella tra Emirati Arabi Uniti e Italia è una agenda ricca di opportunità. Penso allo sviluppo del continente africano, che ha tante implicazioni anche per la sua stabilità e per la vita della comunità internazionale. Penso al tema dello spazio. A quello dell’intelligenza artificiale".
"Abu Dhabi e Roma -ha concluso Mattarella- avvertono la responsabilità di contribuire, in una fase così confusa e convulsa della vita internazionale, a fare prevalere una visione incentrata sul valore del dialogo, su uno sviluppo equilibrato e sulla tenace costruzione di relazioni positive fra gli Stati".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Il Mediterraneo e la regione del Medio Oriente vivono oggi un periodo di più accentuata instabilità e di profonde sofferenze. In questi tempi difficili, Emirati Arabi Uniti e Repubblica italiana hanno lavorato insieme per promuovere la pace. Abbiamo condannato con fermezza il disumano e vile attacco terroristico del 7 ottobre da parte di Hamas –che rinnova atrocità con il crudele spettacolo nella consegna degli ostaggi sopravvissuti e dei corpi di quelli uccisi- e abbiamo esercitato in questi mesi ogni sforzo perché le violenze del conflitto che vi ha fatto seguito -che hanno afflitto gravemente i civili- avessero fine. Oggi l’impegno non può che essere diretto a evitare una ripresa dei combattimenti, a tenere aperto il filo dei colloqui faticosamente costruito in questi mesi, a rimuovere i sedimenti di rancore". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Il ritorno alle ostilità -ha proseguito il Capo dello Stato- non è foriero né di sicurezza futura per Israele, né, tantomeno, di soluzioni per il popolo palestinese, che versa, a Gaza, in condizioni drammatiche. Con ostinazione va ripetuto che il perseguimento della prospettiva due popoli-due Stati resta l’unica in grado di garantire una pace condivisa e sostenibile. Con grande apprezzamento desidero sottolineare lo straordinario aiuto umanitario degli Emirati Arabi Uniti in favore della popolazione di Gaza. È un impegno -quello per salvare vite umane, prestare soccorso ai feriti- che ci ha visto, ancora una volta, lavorare con orgoglio fianco a fianco".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Alla vigilia della gara di campionato con il Monza e dopo il passaggio agli ottavi in Europa League, la Roma ha annunciato che "Niccolò Pisilli ha rinnovato il proprio contratto con il Club fino al 30 giugno 2029".
"Classe 2004, il centrocampista -fiore all’occhiello del settore giovanile giallorosso- è diventato rapidamente un punto di forza della Prima Squadra collezionando 34 presenze complessive (e 4 gol segnati) tra Serie A, Europa League e Coppa Italia", spiega la Roma.
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Le Associazioni dei pazienti "hanno collaborato alla stesura del policy paper di Ovarian Cancer Commitment (Occ) che si articola in sei punti: come Associazione nazionale che sostiene i portatori di mutazione dei geni Brca e le loro famiglie, due di questi ci stanno particolarmente a cuore e sono il riconoscimento dei Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) per le donne ad alto rischio cancro all’ovaio in tutte le Regioni e l’estensione dell’esenzione D99 per le persone portatrici di tumore ovarico in tutte le Regioni. Allo stato attuale soltanto 8 regioni su 20 hanno approvato il Pdta, e soltanto 10 hanno approvato l’esenzione, quindi vuol dire che ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B ancora oggi nel 2025". Così Ornella Campanella presidente aBRCAdabra in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è chiuso oggi a Roma.
Per Campanella è importante anche "il riconoscimento della chirurgia di riduzione del rischio all’interno di Lea che ad oggi non c’è – spiega - nonostante si sia ampiamente dimostrata come l’unica strategia in grado di prevenire il cancro all’ovaio nelle donne a rischio in quanto portatrici di mutazione dei geni Brca".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Igino Rugiero, ex Commissario Straordinario dell’Unione Italiana Tiro a Segno (Uits) nel 2019, è uno dei tre candidati alla presidenza dell’ente pubblico e Federazione Sportiva, insieme all’ex presidente Costantino Vespasiano e all’ex atleta Valentina Turisini. Con una lunga carriera militare alle spalle svolta per molto tempo presso le più alte Istituzioni dello Stato, e con profonda passione e conoscenza delle dinamiche interne della Uits, Rugiero si presenta con un programma ambizioso e una visione chiara per il futuro dell’organizzazione che, nel caso fosse eletto, siano al servizio delle Sezioni Tsn e dello Sport e non il contrario.
Rugiero ha intrapreso un tour in tutte le regioni italiane per incontrare gli elettori, non solo per presentare il suo programma, ma anche per farsi conoscere personalmente. “Sto girando praticamente in tutte le regioni e dove non mi è possibile andare cerco di contattare personalmente i presidenti delle Sezioni di Tiro a Segno Nazionale per mettere in condizione, democraticamente, gli elettori di conoscermi non soltanto dal punto di vista programmatico che espongo ovunque io vada, ma anche perchè ritengo che il contatto reale e il guardarsi negli occhi mentre ci si confronta sia un valore aggiunto che potrebbe fare la differenza, nel bene e nel male, nelle scelte dei singoli elettori”, ha dichiarato Rugiero all’Adnkronos.
"Questo approccio mira a rispondere alle molte domande e curiosità dei Presidenti e a spiegare loro le ragioni delle spiacevoli situazioni createsi negli ultimi mesi che avevano messo in dubbio non solo la possibilità di andare ad elezioni, ma in particolare avevano destabilizzato le Sezioni di Tsn che si erano viste cadere addosso all’improvviso, senza essere mai state informate dalla Presidenza, la possibilità della approvazione di un emendamento, fortunatamente ora svanita, che avrebbe praticamente distrutto e messo in discussione la sopravvivenza di moltissime delle stesse Sezioni su tutto il territorio nazionale".
Il candidato alla presidenza sottolinea poi l’importanza di un cambiamento politico per migliorare la gestione dell’ente. “L’obiettivo di oggi, indipendentemente dalle tante cose che dovremmo iniziare a fare tutti insieme domani, è ricucire i necessari rapporti con gli Enti Vigilanti e le Istituzioni dello Stato che si sono persi nel tempo a causa di una gestione superficiale ed approssimativa molto fumosa e poco concreta”, ha affermato, riferendosi alla ultima Governance dell’Ente Pubblico e Federazione Sportiva. Rugiero ritiene che “mai come oggi la Uits ha la possibilità di guardare al futuro con ottimismo e visione pragmatica di risoluzione dei tanti temi da affrontare che da troppi anni ormai si porta avanti, il prossimo 15 e 16 marzo ad Ostia, gli elettori chiamati per scegliere il prossimo Presidente Nazionale ed il nuovo Consiglio della Uits avranno la grande opportunità di “cambiare” e di iniziare un nuovo percorso di rinascita che possa ridare alla Uits la dignità ed il riconoscimento istituzionale e sportivo che merita. Le Istituzioni tutte e lo Sport ce lo hanno praticamente chiesto facendocelo capire con i fatti, a noi tutti noti”.
Una delle sfide principali che Rugiero intenderebbe affrontare è quella di finalmente riaprire realmente, e non solo a parole, la collaborazione con il Genio Infrastrutture dell’Esercito per riportare armonia tra le parti e tracciare un percorso di confronto per risolvere le problematiche che purtroppo negli ultimi anni hanno messo in difficoltà molte Sezioni Tsn provocandone addirittura in alcuni casi la chiusura. Il suo programma prevede un percorso di risanamento e rinnovamento anche dell’aspetto sportivo a lui molto caro che riparta dalla promozione dello Sport del Tiro a Segno verso le scuole, verso i giovani e quindi verso le loro famiglie per far capire che questo è uno sport inclusivo, efficace e socialmente importante.
“Bisogna contrastare le percezioni negative legate a episodi di cronaca, bisogna far capire alle famiglie che il nostro è uno sport che può offrire ai giovani, e quindi ai loro figli, un contesto formativo e sicuro ed allo stesso tempo lontano dall’eccesso di distrazioni tecnologiche”. Con una visione chiara e un programma dettagliato, Igino Rugiero si propone come un candidato determinato a guidare l’Unione Italiana Tiro a Segno verso un futuro di rinnovamento e crescita, “Da soli si fallisce, uniti si vince”, il suo motto.
Roma, 23 feb. (Adnkronos Salute) - "La ricerca sta andando avanti spedita soprattutto dal punto di vista genetico e quindi tutta la tematica dei test molecolari è fondamentale. Oggi parliamo e sollecitiamo la rimborsabilità del test Hrd ma c’è già chi sta facendo delle proposte per la rimborsabilità non più riferita al singolo gene, come avvenuto per il Brca, ma a pannelli multigenici, che permettono di analizzare da 30 fino a 500 pannelli di geni. È una nuova prospettiva con cui guardare alle mutazioni e alla complementarietà tra test genomici e genetici e alla loro indispensabilità. L’accesso equo a test molecolari che permettono di definire la terapia su misura di ogni paziente e la possibilità di essere curate nei centri di riferimento di alta specialità, che eseguono un elevato numero di interventi chirurgici all’ovaio, non sono ancora una realtà in Italia". Lo ha detto Nicoletta Cerana presidente Acto Italia Alleanza Contro il Tumore Ovarico ETS in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è concluso oggi a Roma.