Le autorità russe rassicurano la popolazione promettendo di sostituire in modo veloce e indolore i produttori che hanno lasciato il mercato, ma ogni giorno emergono nuove lacune nelle possibilità di sostituzione delle importazioni russe. Così dai budelli artificiali per i salumi, fino ai chiodi, alla latta e ai prodotti agricoli, i cittadini della Federazione sono chiamati a ingegnarsi per trovare soluzioni alternative
Dall’inizio della guerra in Ucraina, alla Russia sono state imposte più sanzioni che a qualsiasi altro Stato nella storia. Le restrizioni hanno colpito la maggior parte dei settori dell’economia russa. Le importazioni di grano, ortaggi, macchinari, tessuti, materie prime per materiali da costruzione, metalli, attrezzature, pezzi di ricambio, componenti per la produzione di prodotti farmaceutici sono diminuite drasticamente. Centinaia di aziende straniere hanno chiuso le loro attività in Russia, le catene di approvvigionamento internazionali via terra, mare e aria sono state interrotte. Se il rublo ha recuperato il terreno perso nelle prime settimane di guerra, la Banca centrale è riuscita a tamponare le fughe di capitale e il Paese ha registrato un fortissimo surplus delle partite correnti grazie al rincaro degli idrocarburi che esporta, l’industria manifatturiera è alle corde. E i cittadini ne subiscono le conseguenze.
Le autorità russe rassicurano i cittadini promettendo di sostituire in modo veloce e indolore i produttori che hanno lasciato il mercato, ma ogni giorno emergono nuove lacune nelle possibilità di sostituzione delle importazioni russe. Il fatto è che, nonostante il percorso verso l’indipendenza economica annunciato nel 2014, da allora l’economia russa è diventata ancora più dipendente da beni e tecnologie straniere. Alcune delle imprese russe più dipendenti dalle importazioni acquistano fino al 100% delle materie prime e delle attrezzature per la produzione all’estero, mentre le attività di molte altre sono direttamente collegate ai tassi di cambio del dollaro, dell’euro o dello yuan. Questo è uno dei motivi per cui da primavera i prezzi nel Paese sono aumentati drasticamente e l’80% dei russi ha iniziato a risparmiare su tutto.
Fare l’orto per poter mangiare frutta e verdura
La prima e principale conseguenza delle sanzioni imposte è un’esplosione dei prezzi di tutti i prodotti alimentari. Sono aumentati i costi dei latticini, dello zucchero, del pane, della pasta, del riso, della frutta, della verdura, delle uova, del pesce e di tutte le carni, ad eccezione della carne di maiale, che nei primi mesi della guerra era abbondante. Il fatto è che i maiali venivano macellati poiché non c’era nulla con cui nutrirli, visto che i mangimi e gli additivi alimentari erano principalmente importati. Ma entro l’estate anche il prezzo del maiale ha iniziato ad aumentare, così come quello dei lavorati. A proposito, si è scoperto che in Russia si producono pochi budelli artificiali per i salumi. L’Unione europea, il principale fornitore per la Russia, ha smesso di rifornirli e le uniche due fabbriche russe per la produzione di involucri di salsicce non hanno la capacità produttiva di provvedere all’intero Paese. Inoltre, hanno già dovuto ridurre la produzione, perché la maggior parte dei componenti per gli involucri sono anch’essi importati dall’Europa.
Anche l’80% dei fermenti per l’industria lattiero-casearia era importato dall’estero, quindi in autunno, quando le fabbriche esauriranno le scorte, l’assortimento di latticini sugli scaffali sarà ridotto. Frutta e verdura importate dalla Turchia, dall’Uzbekistan, dall’Egitto e dal Sud Africa sono aumentate di prezzo allo stesso modo dei cetrioli, dei pomodori, delle zucchine e delle carote coltivati internamente. Ad esempio, il prezzo del “set di borscht” — un insieme di verdure più comuni (patate, cavoli, cipolle, carote, barbabietole) utilizzato nello spazio post-sovietico per giudicare la dinamica dei prezzi al consumo — è aumentato esponenzialmente. Per attutire il colpo, i deputati della Duma di Stato hanno proposto di estendere le vacanze di maggio (alcuni giorni non lavorativi all’inizio del mese che gli abitanti delle città trascorrono tradizionalmente nelle loro case di campagna) in modo che i russi abbiano il tempo di seminare l’orto e garantire così la sicurezza alimentare per se stessi “perché le persone hanno bisogno di sopravvivere”. Seguendo i politici, i media statali incoraggiano l’idea di scommettere sui propri raccolti e si pongono la domanda: se le verdure nei negozi stanno diventando più costose, non è più facile coltivarle da soli?
In generale, dall’inizio della guerra, i media filogovernativi hanno gareggiato tra loro per consigliare i russi su come affrontare le difficoltà. Ad esempio, passare al pesce più economico, il capelino (“coloro che vissero negli anni sovietici ricordano che il capelino si dava da mangiare ai gatti”, ricorda allegramente il giornalista) o cucinare “un piatto ideale di avanzi” che era popolare in Urss e “durante la crisi è tornato ad essere attuale”. Nel frattempo, il quotidiano Metro, che risulta essere di proprietà del governo di Mosca dal 2020, pubblicizza abiti fatti di ortiche (“più ecologici del cotone, efficaci contro gli spiriti maligni”). Molto utile, perché anche l’industria tessile in Russia non riesce a sopperire alle richieste. La produzione propria è di circa l’1% e le imprese dipendono completamente da materie prime importate: filati, coloranti, accessori acquistati principalmente dall’Italia e dalla Turchia.
Risparmiare sulla salute
L’aumento dei prezzi dei medicinali è stato un altro duro colpo per la popolazione. All’inizio della primavera certi articoli, compresi i farmaci salvavita, sono aumentati di prezzo fino al 40%. Alcune aziende internazionali come Eli Lilly hanno smesso di fornire tutti i medicinali tranne quelli per il cancro e il diabete. Le aziende farmacologiche straniere hanno sospeso in Russia gli studi clinici dei loro farmaci con l’aiuto dei quali i pazienti potevano iniziare il trattamento prima che i prodotti apparissero sul mercato. L’industria farmacologica e la medicina russa in generale hanno dovuto far fronte a una carenza di attrezzature e materiali, il cui prezzo è aumentato dal 20% al 70%. Ad esempio, si prevedono problemi con le risonanze magnetiche a causa di un aumento significativo del costo dei mezzi di contrasto.
Probabilmente, il settore che ha sofferto di più è l’odontoiatria, dove la quota di attrezzature, materiali e materiali di consumo importati raggiunge il 90-100%. Dalla fine di febbraio il costo dei servizi odontoiatrici è aumentato in media del 30%, mentre la diagnostica e il trattamento nelle cliniche multidisciplinari private sono aumentati di prezzo fino al 20%. I medici negli ospedali russi lamentano che viene chiesto loro di risparmiare su fiale, rifornimenti e persino guanti (si consiglia al personale di indossarli solo sulla mano che manipola il paziente). Allo stesso tempo, come si è scoperto, gli analoghi di fabbricazione russa lasciano molto a desiderare: i guanti si strappano rapidamente e, ad esempio, il gesso si asciuga male e richiede molto tempo.
La riduzione dell’assortimento e l’aumento dei prezzi hanno colpito anche il mercato degli elettrodomestici, delle sigarette e degli articoli per l’igiene personale. Il prezzo della carta per la stampante, a marzo, in alcuni punti vendita è aumentato di cinque volte. Alcuni negozi sono stati costretti a introdurre un limite: un pacco a persona. L’ordine di risparmiare carta è stato inviato a ospedali, tribunali, scuole, uffici, aeroporti e persino alla Duma di Stato. Il fatto è che i produttori di carta russi sono rimasti senza pezzi di ricambio per i macchinari e prodotti chimici per lo sbiancamento. Anche se già ad aprile, funzionari del ministero dell’Industria e del Commercio hanno annunciato che, in tal caso, inizieranno a produrre carta non sbiancata “ecologica”: “Abbiamo appreso che la carta da ufficio bianca riflettente è dannosa per la salute. Si scopre che la carta più ruvida fa bene agli occhi“.
Non solo la carta da stampa è aumentata di prezzo, ma anche la carta igienica e i rotoli per le ricevute: sono diventati così carenti che il servizio fiscale federale russo ha deciso di non multare temporaneamente i negozi per non aver emesso una ricevuta di pagamento. Le sanzioni hanno fatto salire il prezzo di Internet da casa, dei fitness club e dei saloni di bellezza in tutto il Paese e hanno colpito anche la raccolta dei rifiuti: le aziende che se ne occupano dovranno ora sostituire quasi 4.000 camion della spazzatura europei e giapponesi per i quali sono state bloccate le forniture.
Non si batte chiodo
Certo, è possibile costruire linee di produzione per la maggior parte di questi beni in Russia, la domanda è quanto costerà e quanti anni ci vorranno per ottenere una produzione sostenibile e una qualità accettabile. Nel frattempo, la Russia non produce nemmeno le cose più semplici e basilari: latta per le lattine, pneumatici per le macchine agricole, cuscinetti a cassetta per vagoni merci. A causa della carenza di questi ultimi, numerosi impianti di costruzione di macchine si sono fermati in tutto il Paese. Ad esempio, a Tikhvin, una piccola città nell’oblast’ di Leningrado, sono state chiuse due imprese vitali per la città: la famosa fabbrica di vagoni ferroviari che dava lavoro a 7mila persone e lo stabilimento Ikea dove lavoravano altri mille residenti locali. E questo in una città di 56mila abitanti.
Nonostante il presidente assicuri che i tentativi dei Paesi occidentali di rovinare l’economia russa con l’aiuto delle sanzioni sono “ovviamente” falliti, i prezzi e l’inflazione stanno aumentando, le persone stanno perdendo il lavoro, il business sta soffrendo. Nel 2022, per la prima volta negli ultimi quattro anni il numero delle ditte chiuse in Russia ha superato il numero di quelle registrate. L’altro giorno Meduza, uno dei più grandi media di opposizione in lingua russa, ha rivelato che, secondo le sue fonti nell’amministrazione del presidente russo, il Cremlino si aspetta che in autunno i cittadini, tornati dalle vacanze, inizieranno a preparare i figli per la scuola e noteranno l’aumento dei prezzi e della disoccupazione. Aspetti che fanno ipotizzare la crescita di possibile malcontento popolare nel Paese. “Il programma di sostituzione delle importazioni è fallito completamente. Non ci sono altro che rapporti spavaldi dei dipartimenti di settore”, ha affermato Andrei Klishas, capo del Comitato per la Legislazione Costituzionale e la Costruzione dello Stato del Consiglio della Federazione.
Anche se in Russia di tanto in tanto emergono delle idee sulla sostituzione delle importazioni, come la proposta del Servizio penitenziario federale di sostituire i mobili di Ikea con i prodotti fabbricati da prigionieri delle colonie penali russe, oppure un progetto di alcuni agricoltori per la produzione di integratori di carne da grilli macinati, in linea generale il senatore Klishas non è lontano dalla verità, solo che lui e i suoi colleghi stanno iniziando ad apprendere il vero stato delle cose in Russia solo ora. Recentemente, durante la riunione del Consiglio della Federazione, la sua presidente Valentina Matvienko ha condiviso con i membri del parlamento una straordinaria scoperta: “Per me, ad esempio, è stata una specie di rivelazione. Importiamo i chiodi. Non produciamo nemmeno i chiodi”.