Per molti anni, una delle figlie del presidente russo Vladimir Putin, Katerina Tikhonova, ha fatto frequenti visite a Monaco, senza che le autorità tedesche ne fossero a conoscenza, utilizzando un visto Schengen emesso dall’Italia. A riportare la notizia è il Der Spiegel che riferisce che Tikhonova, oggi 35enne, ha visitato la Germania più di 20 volte tra il 2015 e il 2020 soggiornando in hotel di lusso in Baviera e spendendo circa 500.000 euro. I viaggi sono stati ricostruiti dai documenti di prenotazione che sono a disposizione di Spiegel, che rivelano anche come Tikhonova abbia utilizzato temporaneamente un visto Ue italiano per i suoi viaggi in Germania.
Secondo il giornale tedesco, le frequenti visite di Tikhonova erano dovute alla relazione della donna con il direttore russo del Bavarian State Ballet, Igor Zelenskyy, padre dei suoi figli. Tikhonova era accompagnata in tutti i viaggi dagli uomini della guardia presidenziale russa che, sempre secondo Spiegel, hanno probabilmente violato le leggi tedesche sulle armi, oltre a quelle sui visti, allertando così le autorità tedesche. Ad aprile Tikhanova è stata aggiunta alla black list dell’Unione Europea a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. A quel punto, i servizi segreti hanno potuto mettere mano ai documenti che tracciavano i movimenti della figlia di Putin e che sono giunti poi nelle mani dei giornalisti di Spiegel.
In Germania il sistema prevede che chi è in possesso di un permesso di viaggio europeo non è obbligato a entrare nel territorio Ue dal Paese che ha rilasciato il visto. Dal 24 febbraio, circa un milione di cittadini russi ha attraversato le frontiere Ue e oltre il 60% lo ha fatto via terra attraverso le frontiere di Finlandia, Estonia e Lettonia. Il parcheggio dell’aeroporto di Helsinki si è riempito di macchine di lusso con targa russa, dato che da lì i turisti possono poi raggiungere i resort del Mediterraneo. Recentemente ha destato scalpore il video circolato sui social che immortala la moglie di Dmitry Peskov, portavoce sanzionato del Cremlino, mentre si gode una vacanza apparentemente in Grecia. All’interno dell’Ue lei non ci avrebbe dovuto mettere piede.
Il caso ha creato polemiche negli ambienti politici tedeschi e non solo. “Il caso è un esempio illustre del fatto che nei decenni scorsi non abbiamo sviluppato alcuna strategia per contrastare gli agenti russi e le loro attività: non possiamo andare avanti così”, ha affermato l’ esponente dell’Spd, Sebastian Fiedler, parlamentare ed esperto di affari interni. D’altra parte la questione riaccende il dibattito sulla necessità di introdurre al livello europeo il divieto di ingresso ai cittadini russi, rafforzando la posizione di quel blocco di Paesi (i Baltici, la Polonia e la Finlandia, con il sostegno della Repubblica Ceca) che chiedono il provvedimento. “È una questione di credibilità e di chiarezza morale dell’Ue mentre crimini di guerra e forse un genocidio si stanno svolgendo ai nostri confini”, ha ribadito la premier estone Kaja Kallas.