Nessun apparente segno di cedimento nelle parole del governatore della Federal Reserve Jerome Powell. La lotta all’inflazione continua. Gli sforzi per ridurre l’inflazione si tradurranno probabilmente in “qualche dolore” per l’economia ma non “riportare la stabilità dei prezzi sarebbe ancora più doloroso”, ha detto il numero uno della banca centrale statunitense nel suo atteso intervento all’annuale convegno di Jackson Hole. “Riportare la stabilità dei prezzi richiede tempo e un’azione forte da parte della Fed”, ha continuato il governatore spiegando che i dati economici guideranno la decisione della Fed sull’ammontare del rialzo dei tassi di interesse alla prossima riunione di settembre. Powell evita quindi di sbilanciarsi sull’entità del prossimo rialzo dei tassi che potrebbe essere dello 0,5 o dello 0,75%.

“Riportare la stabilità dei prezzi richiederà mantenere una politica restrittiva per diverso tempo. La storia ci insegna ad avere cautela contro un allentamento prematuro della politica monetaria”. Lo afferma il presidente della Fed Jerome Powell. L’economia americana “sta chiaramente rallentando rispetto ai tassi di crescita elevati del 2021”, ma il “mercato del lavoro è particolarmente forte” ha rimarcato Powell, sottolineando che il rallentamento della corsa dell’inflazione a luglio sia una buona notizia ma un “singolo mese di miglioramento” non è sufficiente per cambiare politica.

Le banche centrali devono “agire in modo deciso per riportare l’inflazione al loro obiettivo e ancorare le aspettative” sui prezzi. Lo ha affermato la numero due del Fondo Monetario Internazionale Gita Gopinath intervenendo a sua volta al simposio di Jackson Hole. “L’attuale periodo di inflazione molto alta pone il rischio significativo” di aspettative di inflazione disancorate, mette in evidenza Gopinath osservando come la “pandemia e la guerra hanno ritardato i progressi globali nel raggiungere gli obiettivi sul clima dell’accordo di Parigi, aumentando il rischio di una disordinata transizione climatica”.

Le parole del banchiere centrale non sono state accolte bene dai mercati che speravano in qualche spiraglio di apertura su un approccio meno deciso da parte della Fed (il rialzo dei tassi ha anche l’effetto di frenare l’economia e penalizzare i profitti delle aziende quotate in borsa). Wall Street chiude in forte calo: il Dow Jones perde il 3,03% a 32.282,80 punti, il Nasdaq cede il 3,94% a 12.141,71 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 3,17% a 4.057,74 punti.

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