Il dirigente troppo solerte era stato punito, con la rimozione dall’incarico che ricopriva di responsabile del servizio di polizia amministrativa della Provincia autonoma di Trento. Tutta colpa del concerto di Vasco Rossi, che si è tenuto il 20 maggio scorso e che ha attirato alle porte della città 120 mila fans. Marzio Maccani, 62 anni, laurea in Giurisprudenza e 35 anni alle dipendenze dell’ente pubblico, aveva segnalato l’inidoneità dell’area ad ospitare un così grande numero di persone. Adesso però il giudice del lavoro Giorgio Flaim non solo ha annullato l’indebito trasferimento, ma gli ha restituito l’onore, visto che la giunta di Maurizio Fugatti lo aveva accusato di una lunga serie di inadempienze e scorrettezze professionali (6 supposte violazioni, articolate in 11 contestazioni di fatto), tutte ora dichiarate insussistenti. La rimozione sarebbe stata una specie di ritorsione per le osservazioni sulle norme di sicurezza mancanti, da parte di Maccani e della Commissione provinciale di vigilanza su locali e pubblici spettacoli, che avevano messo il bastone tra le ruote dell’accordo della Provincia con gli organizzatori del concerto.
Il presidente Maurizio Fugatti ha dichiarato: “Riteniamo che il nostro modus operandi sia stato corretto, faremo ricorso fino all’ultimo grado di giudizio”. Per il momento, quindi, il funzionario non sarà reintegrato nel suo posto.
Il rischio che è stato poi corso fu reale. Il concerto si è svolto nella zona di San Vincenzo, 27 ettari di terreno ribattezzati Trentino Music Arena. Il deflusso è stato molto problematico, al punto che 1.500 persone avevano scavalcato una recinzione e circa 200 avevano invaso i binari della linea ferroviaria Verona-Brennero, facendo bloccare il traffico per due ore.
Il giudice sottolinea come all’origine di questo pasticcio ci sia stato un “regolamento negoziale convenuto tra le parti”, ovvero la Provincia e l’organizzatore del concerto (Big Bang srl). “Qualora fosse emerso che l’area non era idonea a garantire i valori concordati di 120.000 presenze di pubblico pagante, siffatta ipotesi avrebbe integrato un inadempimento da parte della Provincia”. Sarebbe sorto un contenzioso sulla parte di biglietteria invenduta. Alla fine la serata ha fruttato quasi 7 milioni di euro. La convenzione era stata approvata dalla giunta nel luglio 2021, quando ancora non era stata accertata l’idoneità dell’area.
Il funzionario e la Commissione avevano fatto solo il loro dovere, evidenziando i rischi per l’ordine pubblico. Avevano sollevato dubbi sulle vie di fuga, visto che l’area è delimitata sui lati lunghi, da un canale, dalla ferrovia e dal bosco, sui lati corti da proprietà private e frutteti. La stessa Questura aveva suggerito una possibile riduzione della capienza. Il giudice scrive: “La Commissione ha reso evidente la scelta, compiuta dalla Giunta, di vincolarsi giuridicamente con la società organizzatrice prima che vi fosse la certezza che l’area individuata dalla stessa Giunta provinciale avesse effettivamente quell’idoneità”. Così, quando a ottobre 2021 il parere fu negativo, la giunta affidò l’incarico di verificare la situazione alla società esterna Polis consulting s.r.l. e nella primavera 2022 ha autorizzato il concerto.
La giunta aveva anche contestato a Maccani di aver leso “il prestigio e l’immagine dell’Amministrazione laddove, in corrispondenza istituzionale rivolta all’esterno, delinea un quadro interno gravemente intimidatorio nei confronti dei funzionari”. Maccani aveva scritto, ad esempio, al Commissariato del Governo sottolineando “i pesanti attacchi e le pesanti minacce di procedimenti disciplinari che sono state rivolte sia al sottoscritto sia ad altri componenti della Commissione”. Il giudice però rovescia l’argomentazione contro gli stessi vertici della Provincia, che non hanno confutato quello che Maccani aveva riferito. “La sera del giorno 27 ottobre sono stato convocato dalla Segreteria della Presidenza proprio in relazione a tale verbale e in tale occasione (erano presenti anche il Presidente, l’Assessore Failoni, il dott. Nicoletti e l’ing De Col), sono stato pesantemente ‘accusato’ per quanto deliberato dalla Commissione di vigilanza e sono stato ripetutamente ‘invitato’ ad annullare tale verbale”. C’è dell’altro: “Neppure è stata smentita la circostanza secondo cui la mattina del giorno successivo (28 ottobre) il ricorrente venne convocato dal presidente della Provincia nel suo ‘ufficio personale’ per ‘scusar[si] delle pesanti accuse e delle parole che erano state pronunciate la sera prima’ contro di lui e la sua professionalità”.
Nessuna illegittimità neppure nella messa a disposizione del consigliere provinciale Luca Zeni, del Pd, degli atti richiesti in nome del suo ruolo istituzionale, che svelarono i risvolti del caso. Il giudice ricorda come il giorno dopo l’evento il Questore di Trento dichiarò: “E’ andato tutto bene, per fortuna. ma abbiamo vissuto un evento al limite per quel che riguarda il numero di persone coinvolte… Per il futuro si può pensare a qualcosa di analogo, ma non certo su questi livelli. Il limite delle 100.000 persone, per come è strutturata l’area e soprattutto sono strutturati i dintorni, è un limite da non superare”. Il giudice rincara: “Appare evidente che una turbativa del traffico ferroviario di oltre due ore e mezza, con una completa interruzione di quasi un’ora e mezza, a causa della presenza ingiustificata di 1.500 soggetti nell’area pertinenziale dei binari e dell’attraversamento dei binari, da parte di 200 persone, rappresenta il chiaro sintomo di un’insufficienza delle vie di fuga. Infatti, se il deflusso fosse avvenuto con modalità ordinarie, ben difficilmente 1.500 persone avrebbero sfondato una rete di recinzione e 200 avrebbero attraversato i binari”. Le osservazioni di Maccani, quindi, “appaiono non già in contrasto, come ritenuto dalla Giunta provinciale, ma conformi al principio di buon andamento dell’Amministrazione provinciale, non già volte a nuocere gli interessi e l’immagine di detta Amministrazione, ma dirette a prevenirne i pregiudizi e costituenti espressione di diligenza e adeguatezza”.