Carlo Iannace è stato condannato a quattro anni in Appello. Condanna annullata con rinvio dalla Cassazione il 3 maggio scorso che ha rinviato gli atti a Napoli per una rivalutazione di alcune ipotesi di reato “residuali” rispetto alla montagna di carte prodotte dalle indagini
Ci sono ancora un paio di imputazioni di peculato che pendono sulla testa di Carlo Iannace, il primario della Breast Unit dell’ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino candidato dal Pd al Senato nell’uninominale Benevento-Avellino.
Già consigliere regionale – fu eletto nella lista “De Luca presidente” – nel 2016 fu sospeso dalla carica per una condanna in primo grado a sei anni. Gli era stata inflitta con l’accusa di aver gestito il reparto di senologia dell’ospedale pubblico come una clinica privata, effettuando operazioni di chirurgia estetica fatte passare come interventi su neoplasie. Condanna poi ridotta a quattro anni in Appello e annullata con rinvio dalla Cassazione il 3 maggio scorso.
La Suprema Corte ha rinviato gli atti a Napoli per una rivalutazione di alcune ipotesi di reato “residuali” rispetto alla montagna di carte prodotte dalle indagini della Guardia di Finanza. Ed in particolare due contestazioni contenute al capo D e al capo U del dibattimento di secondo grado: due peculati collegati all’utilizzo indebito di garze, strumentazione e corrente elettrica per effettuare interventi di intramoenia che non dovevano essere, secondo gli inquirenti, addebitate al servizio sanitario nazionale.
L’inchiesta su Iannace iniziò nel 2006 con l’esposto di un aiuto primario. Sedici anni non sono stati sufficienti per mettere il punto e a capo alla vicenda giudiziaria. La Finanza analizzò tre anni di lavoro del chirurgo – circa 10.000 cartelle cliniche – e la procura, al termine delle indagini, formulò una richiesta di rinvio a giudizio con circa 50 pagine di capi di imputazione relativi a una quindicina di operazioni sospette.
La Cassazione, accogliendo il ricorso dell’avvocato Quirino Iorio, ha rilevato dei vizi di motivazione della condanna per queste due accuse di peculato ed ha “rinviato ad altra sezione della Corte di Appello di Napoli per un nuovo giudizio su tali casi e per la rideterminazione della pena”, come si legge nell’ultima delle 9 pagine di motivazioni firmate dal presidente Giorgio Fidelbo e dal consigliere estensore Ettore Aprile. Per altre accuse di falso, Iannace era stato già assolto o prescritto.