Il Paese è ricco di riserve del cosiddetto "petrolio del futuro", utilizzato per le batterie degli smartphone e delle auto elettriche. L'obiettivo è impedire a società straniere di trarre profitto dal minerale strategico
Il governo messicano ha creato una società pubblica che si occuperà del litio, considerato il petrolio del futuro. A quattro mesi dall’approvazione della riforma della legge mineraria – con la quale il Parlamento messicano ha nazionalizzato il prezioso minerale, dichiarandolo “patrimonio della Nazione” – è nata ufficialmente la società Litio para México (LitioMx), destinata a guidare tutte le attività relative all’oro bianco, risorsa naturale sempre più importante a livello globale. “Lo scopo di Litio para México è l’esplorazione, lo sfruttamento, il beneficio e l’uso del litio situato nel territorio nazionale, nonché l’amministrazione e il controllo delle catene del valore economico di detto minerale”, ha spiegato Rocío Nahle, ministra dell’Energia, dando seguito al decreto emanato dal presidente messicano Andrés Manuel López Obrador.
Il Messico, ricco di riserve di litio non ancora ampiamente sfruttate, conta giacimenti in ben 18 stati. Un potenziale rilevante, tenuto conto della crescita sul mercato globale del minerale, utilizzato per le batterie degli smartphone e delle auto elettriche. La nuova società statale, al cui vertice verrà posto un cda formato dai ministeri di Energia (il Sener, che lo presiederà), Finanze, Economia, Governance e Ambiente e Risorse Naturali, svilupperà ed eseguirà, quindi, progetti di ricerca, di ingegneria, attività geologiche e in generale tutto quanto concerne il litio, promuovendone l’uso sostenibile per la transizione energetica. Fino al controllo e alla gestione delle attività di produzione, trasformazione e distribuzione dei derivati del metallo.
Un passo avanti a completamento della nazionalizzazione votata lo scorso 18 aprile dai parlamentari messicani, in particolare da quelli di Morena (il partito del presidente, di sinistra) e dagli alleati. L’intento dichiarato è quello di impedire alle società straniere di trarre profitto dal litio, minerale strategico attorno al quale si stanno muovendo vari paesi dell’America Latina. Con una direzione sempre più evidente: quella della nazionalizzazione e della gestione comune. Lo stesso López Obrador, pochi mesi fa, aveva annunciato dei contatti con i vicini (anche politicamente) Bolivia (presieduta dal socialista Arce), Argentina (il cui omologo è il peronista Fernández) e Cile, dove il presidente Gabriel Boric ha confermato l’impegno per la creazione di una società controllata dallo Stato per le attività relative al litio. È di circa un mese fa, inoltre, l’annuncio di una “strategia di governance comune” per promuovere la produzione congiunta del minerale proprio da parte di Argentina, Cile e Bolivia, i tre paesi che formano il cosiddetto ‘triangolo del litio’ e che insieme detengono circa il 65% delle risorse mondiali del nuovo petrolio. Se non ci saranno intoppi, la strada sarà non solo quella della “sovranità energetica” – come annunciato dal presidente messicano – ma anche quella di una associazione tra paesi produttori, simile all’Opec. Non tutti, nel mondo, reagiranno allo stesso modo.