Agli uffici giudiziari italiani mancano 1.617 magistrati, il 15,3% dell’organico. Una scopertura che arriva a punte del 17,9% a Bologna, del 23,3% a Roma, del 24,3% a Reggio Calabria. E che in tutto il Paese sta causando ingolfamenti e rinvii di processi anche a distanza di anni, scatenando le sollevazioni degli avvocati. I numeri riportati da Repubblica, però, preoccupano soprattutto in vista dell’entrata a regime della riforma del processo penale voluta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, che renderà “improcedibili” (cioè estinti) i procedimenti che durano più di due anni in grado d’Appello e un anno in Cassazione (con un periodo “cuscinetto”, per le impugnazioni proposte fino al 2024, in cui i termini sono prorogati rispettivamente di un anno e di sei mesi). La nuova legge si applica ai reati commessi dal 1° gennaio 2020, perciò gli effetti inizieranno a vedersi nei prossimi anni. E anche se dal ministero tentano di rassicurare, sembra evidente che la mancanza di toghe – se non risolta – manderà in fumo migliaia di processi per l’impossibilità di portarli a termine nei tempi previsti.

A Roma, per esempio, la scopertura ammonta a trecento magistrati (compresi gli onorari) e più di cinquecento amministrativi. E a Ferragosto il presidente del Tribunale ha dovuto formalizzare in un provvedimento quella che era già una situazione di fatto: dal prossimo 15 ottobre, i processi penali collegiali (cioè quelli per i reati più gravi) non inizieranno prima di sei mesi dal rinvio a giudizio. “È l’ammissione che ad oggi i procedimenti non hanno, da parte della giurisdizione, tutto il tempo di cui necessitano”, la reazione infuriata della Camera penale. Secondo i dati ottenuti da Repubblica sulle altre grandi città italiane, nel distretto della Corte d’Appello di Torino (che comprende gli uffici giudiziari del capoluogo e della provincia) mancano 96 magistrati su 612, in quello di Milano 145 su 924, in quello di Palermo 76 su 480. Per quanto riguarda il personale di cancelleria, si segnala un -26% a Milano e un -30% a Firenze.

Poi c’è il caso Genova: l’assegnazione di tre giudici in via esclusiva al maxi-dibattimento sul crollo del ponte Morandi ha aggravato una situazione già drammatica nel settore dibattimentale penale, dove mancano sette giudici su 19. Così capita che le prime udienze dei processi per i reati considerati “a bassa priorità” vengano fissate al 2025. “Un aprioristico diniego di giustizia” e “una violazione del principio della ragionevole durata del processo” per la Camera penale regionale, che ha proclamato uno sciopero proprio in occasione della prossima udienza del processo sul Morandi, il prossimo 12 settembre. Di fronte a questo quadro, dal ministero rispondono vantando successi sull’edilizia giudiziaria e soprattutto rivendicando l’assunzione di oltre ottomila addetti all’ufficio del processo, figure ausiliarie dei magistrati previste dal Pnrr, che hanno preso servizio negli scorsi mesi. Anche qui, però, non è tutto liscio: le retribuzioni non eccezionali scoraggiano i giovani ad accettare gli incarichi nelle città con maggiore costo nella vita (che spesso sono anche quelle dagli uffici più in difficoltà) come Venezia, Roma o Milano.

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