I siti di stoccaggio di gas in Italia sono 13, gestiti per lo più da Snam attraverso la controllata Stogit. Si aggiungono tre siti di Edison, controllata dalla francese Edf, che si trovano a Collalto (Treviso), Cellino ( Teramo), San Potito e Cotignola (Ravenna). I tre siti di Edison hanno una capacità complessiva di circa un miliardo di metri cubi di gas. Infine Ital Gas Storage gestisce a Cornegliano (Lodi) un deposito da 1,6 miliardi di metri cubi. Da circa un anno il sito appartiene a F2i, fondo infrastrutturale di Cassa depositi e prestiti. Di gran lunga maggiore la capacità complessiva delle 9 strutture di Snam che si trovano a Fiume Treste (Chieti), Bordolano (Cremona), Sabbioncello (Ferrara), Minerbio (Bologna), Sergnano (Cremona), Ripalta (Cremona), Cortemaggiore (Piacenza), Brugherio (Milano) e Settala (Milano). In tutto sono in grado di immagazzinare 16,5 miliardi di metri cubi di gas. Il più grande sito italiano, tra i maggiori d’Europa, è quello di Minerbio. Solitamente i siti si trovano a notevoli profondità, intorno ai mille metri sotto terra, ricavati da vecchi giacimenti ormai esausti.

Al massimo delle sue capacità il sistema italiano di circa 19 miliardi di metri cubi. Al momento gli impianti italiani sono riempiti all’80% delle loro capacità, in linea con il livello degli altri paesi europeo e in anticipo sui tempi abituali. La guerra in Ucraina ha avviato una corsa a mettere da parte tutto il gas possibile per affrontare l’inverno con una relativa sicurezza. Lo stoccaggio consente infatti di compensare le differenze tra offerta e domanda di gas e quindi di garantire continuità di fornitura e, spiega Stogit, di affrontare crisi temporanee. Ogni anno l’Italia consuma oltre 75 miliardi di metri cubi di gas, quasi tutti importati. I giacimenti italiani che si trovano per lo più in Adriatico e al largo della Sicilia sono infatti piccoli, in tutto circa 80 miliardi di metri cubi, più o meno il fabbisogno di un solo anno. Prima dell’inizio della guerra quasi 40 miliardi di metri cubi provenivano dalla Russia il cui gas è particolarmente economico. Ora il flusso è pressoché dimezzato. In caso di interruzione totale dei flussi da Mosca gli stoccaggi potrebbero assicurare qualche mese di autonomia.

Oltre alla Russia i principali fornitori dell’Italia sono Norvegia, Algeria e Azerbaijan che convogliano il loro gas in Italia attraverso condotte che approdano al passo del Gries (Transitgas), a Meledugno (Tap) e a Mazara del Vallo (Trans Med). Da questi hub di ingresso, e da quello del Tarvisio dove arriva quello russo, il gas viene portato anche nei siti di stoccaggio. La rete italiana è di alto livello e si estende per 41mila kilometri. Quantità marginali arrivano via nave in forma di gas naturale liquido (Gnl) approdando nei rigassificatori di Rovigo, Panigaglia (La Spezia) e Livorno.

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