È tornata la calma, almeno per il momento, a Tripoli. Il tentativo di presa del potere del premier eletto dal Parlamento di Tobruk, Fathi Bashagha, è stato arginato dalle milizie del primo ministro ad interim del governo di unità nazionale, Abdul Hamid Dbeibeh. Sul terreno rimangono 32 morti, mentre negli ospedali si tenta di salvare la vita ai 159 feriti negli scontri a fuoco che ieri hanno infiammato la capitale libica.
Il simbolo del successo dell’esecutivo tripolino, che ha arginato la seconda marcia sulla città, dopo quella tentata dal generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, nel 2019 per spodestare l’allora presidente del Governo di Accordo Nazionale, Fayez al-Sarraj, è tutto in un selfie: quello scattato da Dbeibeh sul luogo degli scontri, insieme ai suoi sostenitori e alle milizie che gli hanno giurato fedeltà, senza che all’orizzonte si vedano truppe nemiche. “Il primo ministro del governo di unità nazionale Abdul Hamid Dbeibeh si fa selfie con combattenti suoi sostenitori mentre visita le aree degli scontri a Tripoli questa sera in segno di vittoria sugli aggressori”, scrive Libya Observer confermando il prevalere delle milizie del premier negli scontri più sanguinosi mai avvenuti nella capitale libica negli ultimi due anni.
La mossa di Bashagha, però, non rimarrà senza conseguenze. Fino a ieri, le due parti si sfidavano a colpi di dichiarazioni e anche minacce, con solo qualche sporadico episodio di tensione e violenza, ma la decisione dell’ex ministro dell’Interno di marciare sulla capitale ha spezzato la lunga stagione di stabilità, seppur molto precaria, vissuta dal Paese che continua ad attendere nuove elezioni. La guerra tra le due fazioni adesso è stata ufficializzata. La mossa militare, per di più fallita, potrebbe avere un prezzo in sede elettorale, in un Paese che, da anni, chiede solo pace e stabilità. Resta da capire se Bashagha riuscirà a ottenere il sostegno di almeno una parte dei gruppi armati tripolini: solo così potrà pensare di conquistare il potere con la forza.