In Emilia-Romagna deflagra il caso delle ritorsioni contro la pediatra Susanna Esposito. Segnala scelte organizzative e gestionali "contrarie ai doveri di salute pubblica" direttamente al presidente della Regione (che non ha mai risposto) e viene allontanata. Nel 2018 le sue denunce fecero capitolare la dirigenza del Pd in Umbria. La Lega annuncia interrogazioni
Mobbing e ritorsioni, oculisti in prima linea contro il Covid al posto degli infettivologi. Pure il sospetto di cure negate ai bimbi ucraini nella “accogliente” sanità emiliana. Una gran brutta grana bussa alla porta del presidente Bonaccini, una storia che arriva da Parma e chiama in causa l’ex “sanità rossa”, con giubilo della Lega che – in piena campagna elettorale – ventila interrogazioni. Si tratta di comunicazioni inviate ai vertici regionali e di una denuncia per mobbing firmati dall’infettivologa e pediatra Susanna Esposito, direttrice della Clinica pediatrica dell’Ospedale di Parma. Esposito è la dottoressa milanese di fama internazionale che con le sue segnalazioni fece esplodere la cosiddetta “sanitopoli umbra”, inchiesta che nel 2018 portò alla decapitazione della dirigenza perugina del Pd.
La pediatra si mise allora contro le nomine ospedaliere calate dall’alto, subendo per questo le ritorsioni della dirigenza ospedaliera che – a suon di disciplinari – intendeva “darle una bastonata di quelle forti, che si fa male”: le comminarono una sospensione dal servizio di quattro mesi, con accuse poi rivelatesi false. L’inchiesta fece il suo corso, la pediatra si trasferì in Emilia-Romagna dove vinse un posto da ordinario di Pediatria all’Università di Parma e divenne direttore della Clinica pediatrica all’Ospedale Pietro Barilla dell’Azienda ospedaliera-universitaria di Parma. Ma quella vecchia storia rischia di ripetersi oggi nell’altra regione targata Pd, tanto da sollevare il sospetto di una vendetta “politica”. Con in più lo spiacevole sfondo di una querelle sulla gestione complessiva dei posti letto in pediatria e sulla conduzione dell’emergenza Covid. Riavvolgiamo il nastro.
A seguito della scoppio del conflitto in Ucraina l’Italia si è mobilitata per organizzare l’accoglienza dei piccoli profughi e ogni Regione ha chiesto ai propri ospedali di fornire indicazioni sui posti letto dei reparti di pediatria che si potevano destinare in emergenza ai bisognosi di assistenza. Ecco, Esposito li conosce a menadito, si mette a fare di conto su quelli dell’Ospedale di Parma e ritiene che la direzione li abbia indicati alla Regione in numero “ampiamente inferiore a quello reale”: 22 anziché 36, ovvero il 40% in meno. Questo anche per effetto di computare come occupati posti liberi ma resi “indisponibili” anche se l’indomani non era previsto un ricovero programmato. Il 9 marzo invia una mail all’Assessorato alla salute nella quale segnala la questione e fornisce numeri (a suo dire) corretti. Apriti cielo. L’azienda sanitaria fa le sue verifiche e il 28 aprile sospende la Esposito per 90 giorni, con tanto di “allontanamento dagli spazi ospedalieri” e segnalazione all’Ordine dei Medici della Provincia di Parma.
Proprio il giorno prima del suo rientro in servizio, il 27 luglio, a carico della professoressa arriva un secondo provvedimento di sospensione dell’Aou. In questo caso legato ad una mail che il 12 novembre 2021 la donna aveva inviato direttamente a Bonaccini per informare il presidente e i vertici della sanità regionale di alcune “gravi irregolarità assistenziali e organizzative dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma che vanno contro la tutela della salute pubblica”. Dal presidente nessuna risposta, dalla direzione la nuova sospensione. Nella comunicazione ai vertici regionali sembra si facesse riferimento anche al fatto che geriatri, endocrinologi, oculisti e ortopedici invece che gli infettivologi fossero stati messi in prima linea contro l’emergenza sanitaria all’Ospedale Maggiore di Parma durante i mesi più intensi della pandemia da Covid-19, periodo in cui sia in Procura che ai Nas sarebbero arrivati diversi esposti contro la Direzione Generale dell’Ospedale, per reati quali epidemia colposa, truffa ai danni dello Stato e abuso d’ufficio, poi non seguiti da indagini.
Anche alla fine delle prime ondate, i reparti Covid sarebbero rimasti in carico a specialisti che non si erano mai occupati in precedenza di malattie infettive, né avevano esperienza di somministrazione di anticorpi monoclonali o terapie antivirali, motivo che spiegherebbe il basso uso presso l’Ospedale di Parma di questi farmaci a fronte di un elevato impiego di antibiotici per curare il Covid. Nello stesso periodo la Direzione dell’Ospedale avrebbe scelto di non utilizzare il laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale per la diagnosi dell’infezione da SARS-CoV-2, preferendo un laboratorio di Igiene che non si era mai occupato di diagnostica su grandi numeri e che era sprovvisto sia di personale sia di attrezzature per testare un numero superiore a 100 tamponi al giorno. Non solo: nel pieno dell’emergenza pandemica – che ha visto Parma profondamente colpita per numero di decessi – la Direzione dell’Ospedale avrebbe rifiutato la partecipazione a studi clinici relativi alla diagnosi precoce e al trattamento terapeutico dei pazienti con Covid-19, non tenendo conto dell’estrema rilevanza che studi di tale natura assumevano in un momento storico in cui il patrimonio conoscitivo relativo alla natura e al trattamento delle infezioni da SARS-CoV-2 era ancora pressoché nullo.
La difesa della professoressa ha avanzato due ricorsi d’urgenza al giudice del Lavoro e l’8 settembre si terrà l’udienza. Per quanto riguarda l’attività universitaria, non ci sono state interruzioni mentre – si legge nella difesa della pediatra – “a seguito della mia sospensione sono state interrotte le attività ambulatoriali di infettivologia pediatrica e quelle rivolte ai pazienti cronici ad alta complessità, comunicando ai numerosi pazienti già prenotati che non vi era possibilità di visitarli (essendo io stata sospesa) e bloccando le prenotazioni al CUP. Così pure, sono state interrotte numerose ricerche cliniche di cui sono principal investigator (e in alcuni casi anche coordinatrice nazionale)”. I legali, a fronte della seconda sospensione arrivata a pochi giorni dalla scadenza della prima, si sono mossi anche sul fronte penale, chiedendo alla Procura della Repubblica di valutare se non ci siano gli estremi per rilevare una condotta mobbizzante dell’Aou a carico della prof. La vicenda atterra intanto in campagna elettorale. La parlamentare della Lega Laura Cavandoli promette interrogazioni in regione sul caso.