Elezioni politiche 2022

Giravolta di Meloni-Salvini sulle trivelle: dal Sì al referendum nel 2016 a “l’ambientalismo ideologico” che ha fermato l’estrazione di gas

Erano contro le "grandi lobby" e volevano difendere "la nostra ricchezza che si chiama turismo". Per questo dissero no alla proroga delle concessioni entro le 12 miglia dalla costa. Adesso la leader di Fdi tuona contro chi "ci ha impedito di estrarre il gas dai nostri mari" e nel programma del centrodestra si propone il "pieno utilizzo" delle risorse

Uno girava con le magliette per invitare a votare Sì al referendum, l’altra leader sosteneva bisognasse crociare lo stesso simbolo per non fare un favore alle “grandi lobby”. Adesso però Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno radicalmente cambiato idea. E sui social network è tutto un ricordare quando nel 2016 si dissero favorevoli allo stop in occasione del referendum sulla durata delle trivellazioni in mare per estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia dalla costa. La vittoria del Sì – il referendum non raggiunse il quorum – avrebbe comportato l’impossibilità per 21 concessionari di continuare ad estrarre.

A dare il là è stata una frase di Meloni durante l’intervista a La Piazza, l’evento organizzato a Ceglie Messapica, nel Brindisino, da Affaritaliani.it: “Quando fai troppa ideologia, poi lo paghi. Il costo delle bollette oggi lo dobbiamo anche a certo ambientalismo ideologico che ci ha impedito ad esempio di estrarre il gas dai nostri mari”, ha detto la leader di Fratelli d’Italia. Una giravolta, un’abiura.

“Il 17 aprile vota Sì – recitava all’epoca Fdi – Ferma le trivelle, il mare è il nostro petrolio”. Con il Sì, spiegava Meloni, si sarebbe detto “basta all’inquinamento del nostro mare”. E sosteneva: “Non andare a votare sarebbe aiuto ad alcune grandi lobby”. Con il rincaro dei prezzi di gas e petrolio, il rischio razionamenti e la possibilità che a gestire uno degli inverni più duri degli ultimi 40 anni ci sia proprio il centrodestra, sembra aver cambiato idea.

Come anche Forza Italia e Salvini, che sei anni fa sostenne: “La nostra ricchezza si chiama turismo e si chiama pesca”. Chiamando alla “difesa” del territorio e del mare, aggiunse: “Gli altri Paesi che si affacciano sull’Adriatico, pensiamo alla Croazia, stanno bloccando le trivellazioni. Non mettiamo a rischio la nostra fortuna e il nostro futuro che sono il mare, la bellezza, la pesca e il turismo”. Adesso però nel programma comune si parla di “pieno utilizzo” delle risorse anche “attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti”.