Il premier uscente, Mustafa al- Kadhimi, ha ordinato la sospensione fino a nuovo ordine di ogni riunione del consiglio dei ministri. L'Onu: "In gioco la sopravvivenza dello stesso Stato iracheno, escalation pericolosa"
Nuovo colpo di scena nella politica irachena. Il leader sciita Moqtada al-Sadr ha annunciato di volersi ritirare dalla vita politica del Paese. “Avevo deciso di non interferire nelle questioni politiche, ma ora annuncio il mio completo ritiro dalla vita politica”. La comunicazione a sorpresa avviene a quasi un mese di distanza dall’assalto al parlamento iracheno da parte dei suoi sostenitori che chiedevano lo scioglimento del Parlamento.
Una mossa che aggrava la crisi politica del Paese che si protrae da ottobre dell’anno scorso. Subito dopo le parole di al-Sadr, i suoi sostenitori sono tornati a fare irruzione nella Green Zone di Baghdad, dove hanno sede gli uffici governativi e le rappresentanze diplomatiche. Il loro obiettivo dichiarato è quello di voler “cambiare il regime”. Sui social media sono state diffuse immagini dei sostenitori del leader sciita che cercano di arrampicarsi su cancelli del Palazzo della Repubblica, principale sede istituzionale della capitale. L’esercito ha dichiarato per oggi 29 agosto il coprifuoco a Baghdad, misura poi estesa a livello nazionale: in tutte le province dell’Iraq è infatti previsto dalle 19 ora locale, le 18 in Italia. Il premier uscente, Mustafa al- Kadhimi, ha ordinato la sospensione fino a nuovo ordine di ogni riunione del consiglio dei ministri.
“Il popolo vuole la caduta del regime”, hanno intonato i manifestanti facendo loro uno slogan originariamente associato alle proteste antigovernative della Primavera araba del 2011. In una nota rilasciata dall’ufficio di al-Sadr dopo le sue dimissioni si legge che d’ora in poi è “severamente vietato l’utilizzo di slogan, bandiere, canti politici e altro in nome del movimento sadrista”. Le forze di sicurezza irachene hanno invitato i sostenitori di al-Sadr a “ritirarsi immediatamente” dalla Green Zone e hanno chiesto moderazione per “impedire scontri o spargimento di sangue iracheno”.
È intervenuta anche l’Onu, che ha invitato i manifestanti a lasciare la Green Zone, ammonendo: “È in gioco la sopravvivenza dello stesso Stato iracheno”. Commentando le violenze ancora in corso a Baghdad, la missione delle Nazioni Unite in Iraq (Unami) ha aggiunto: “Gli sviluppi odierni rappresentano un’escalation molto pericolosa. Le istituzioni statali devono lavorare libere da ostacoli”, si legge in riferimento al fatto che i seguaci di Sadr hanno occupato il Palazzo della Repubblica, sede del governo. La Casa Bianca descrive la situazione in Iraq ‘preoccupante’ e invita alla calma e al dialogo. Smentisce, inoltre, le voci di un’evacuazione dell’ambasciata.
Gli scontri hanno provocato per il momento 12 morti. Lo riferisce la tv panaraba al Arabiya citando fonti mediche. Le forze di sicurezza irachena hanno cominciato a sparare gas lacrimogeni per disperdere i seguaci di Sadr di fronte alla sede del Palazzo della Repubblica a Baghdad. Sono state inoltre udite raffiche di fucili automatici e di colpi di arma da fuoco nel centro della città, secondo quanto riferito dalle tv panarabe al Jazeera e al Arabiya. Alcune fonti parlano di “miliziani filo-iraniani” infiltrati che, secondo le testimonianze raccolte tra i sadristi, hanno aperto il fuoco contro gli agenti di polizia. Le informazioni non possono essere verificate sul terreno in maniera indipendente. Teheran, intanto, ho sospeso i voli verso Baghdad fino a nuovo ordine. L’ambasciata iraniana a Baghdad ha inoltre diramato un’allerta ai propri connazionali in Iraq a non andare in luoghi religiosamente e politicamente sensibili come i mausolei sciiti di Kazimiya e Samarra a Baghdad. La folla ha dato alle fiamme immagini e gigantografie del generale iraniano Qasem Soleimani, defunto capo della Brigata Qods dei Pasdaran iraniani, ucciso in un attacco Usa nella capitale irachena a gennaio del 2020.
“Se muoio o vengo ucciso, vi chiedo di pregare per me”, ha intanto aggiunto Al-Sadr, che ha anche annunciato la chiusura di tutti gli uffici che fanno capo a lui, tranne quelli religiosi. Restano quindi aperti il Santuario, il Museo Sharif e l’al Sadr Heritage Institute. Pochi minuti dopo l’annuncio del leader sciita, il suo consigliere Salih Muhammed al-Airaki ha sospeso il suo account su Twitter cambiando l’immagine del profilo con la scritta “chiuso”.
Intanto elicotteri militari statunitensi si sono alzati in volo nei cieli della zona presa d’assalto dai manifestanti nella capitale irachena. Le immagini del pattugliamento sono state trasmesse dalla tv al Arabiya, mostrando i velivoli mentre volano a bassa quota. Secondo quanto affermato dai media locali, i mezzi starebbero trasportando alcune personalità istituzionali irachene. Le informazioni che arrivano dal campo, dunque sono confuse e attualmente non è possibile verificare sul terreno in maniera indipendente.
Alle elezioni di ottobre 2021, la colazione Sairoon la cui fazione più potente è proprio il Movimento di al- Sadr ha ottenuto 74 seggi su 329, facendo diventare il partito guidato dal leader sciita la formazione politica più numerosa in Parlamento. Nonostante questo, però, al- Sadr non era riuscito a mettere insieme una maggioranza necessaria a formare un governo, rifiutando alleanze con i partiti sciiti filo-iraniani, in particolare con l’ex premier Nouri al Maliki. Al Sadr negli ultimi mesi aveva chiesto elezioni anticipate, mentre le forze di opposizione filo- iraniane si sono opposte chiedendo di lavorare ad un accordo per formare un esecutivo.