Lo scandalo delle privatizzazioni dei beni appartenenti in proprietà pubblica al popolo italiano, per darli a privati soprattutto stranieri, sta dando i suoi nocivi effetti più visibili con la crisi del gas, i cui prezzi sono passati in un solo anno dai 20 euro al chilowattora agli oltre 330 euro di oggi.
Le privatizzazioni hanno posto sul mercato libero beni di prima necessità, come quelli energetici, che in Italia erano fuori commercio, e quindi al sicuro da qualsiasi speculazione di mercato. L’errore madornale, ottenuto con le privatizzazioni, è stato proprio quello di porre nel mercato, in modo che chiunque potesse acquistarli, i beni appartenenti allo Stato-Comunità, cioè al popolo.
Inizialmente il governo Ciampi-Amato nel 1990 ha venduto a privati 15 banche pubbliche; nel 1992, su insistenza di Mario Draghi, il governo Amato ha posto sul mercato, cioè ha privatizzato, l’Ina, stracarica di soldi, l’Enel, e cioè l’energia elettrica, l’Eni, e cioè il gas, il petrolio, la benzina ecc. e l’intera Iri, con oltre mille aziende pubbliche e oltre 600mila dipendenti finiti sul lastrico.
Ora l’opinione pubblica dovrà valutare, anche in sede elettorale, l’opera di tutti i governi di destra e di sinistra che hanno continuato quest’azione deleteria, iniziata negli anni ’90 e continuata fino a oggi.
È per questo che la questione della crisi del gas russo assume una particolare importanza. E a riguardo è da sottolineare che, mentre l’Italia continua a difendere il mercato libero, la Francia si mette al sicuro nazionalizzando le sue fonti di produzione di energia nucleare. E pensare che le fonti di produzione di energia in Italia erano al sicuro perché proprietà pubblica inalienabile di un Ente pubblico economico, cioè dell’Eni, che è stato privatizzato e poi svenduto a stranieri e che ora ha un surplus commerciale di oltre 8 miliardi di euro solo per il primo semestre del 2022.
All’interno dell’Europa ancora più scandalosa è l’azione dell’Olanda, che si auto-definisce un Paese frugale, ma è nella realtà un Paese predatorio della ricchezza degli altri Stati membri. Essa, commerciando da tempo la materia energetica costituita soprattutto dal gas, con un’azienda di Stato denominato Gasunie, ora sta speculando sull’aumento di questo bene energetico attraverso il sistema dei derivati (futures), e tutto ai danni degli altri Stati membri.
L’Olanda, peraltro, si è impegnata da tempo ad acquisti e vendite anche fuori dall’Europa e Amsterdam è diventata il centro commerciale dove il gioco speculativo del prezzo tra acquisiti e vendite del gas viene determinato da operazioni finanziare anche allo scoperto, i cosiddetti futures, determinando il prezzo del gas. Negli ultimi tempi, l’Olanda, proprio attraverso le scommesse sull’aumento del prezzo del gas, ha avuto un surplus commerciale notevole e inatteso, cui ha fatto riscontro la grande contrazione commerciale di Italia, Spagna e Germania. Ed è per questo che essa si oppone fortemente all’imposizione di un tetto massimo al prezzo del gas.
In Italia, prescindendo dalle cause del disastro, si discute invece di un semplice aiuto statale sul prezzo delle bollette divenute insopportabili per i cittadini, ma Draghi, fermo sostenitore del mercato libero e quindi anche della speculazione che questo comporta, non vuole accettare altri scostamenti di bilancio. La sua risposta è stata che se ne parlerà il 15 settembre a Bruxelles nella riunione dei ministri competenti per materia e poi ai primi di ottobre quando si riunirà il Consiglio europeo.
Sfugge a tutti che l’unica soluzione, proposta soltanto dalla nascente coalizione Unione Popolare, è quella di nazionalizzare, come impone l’articolo 43 della Costituzione, le fonti di energia e cioè l’Eni, riacquistandola, con una giusta quotazione di mercato, investendo in questa i miliardi che altrimenti sarebbero buttati al vento. Avremo così risolto una parte degli errori imperdonabili commessi dai nostri governanti a partire da Draghi, Ciampi, Amato, Monti, Berlusconi e Prodi fino ad oggi.