Da anni gira questo assunto per cui l’Italia è un paese di destra. Come se i paesi fossero di destra o di sinistra… neanche le persone lo sono costitutivamente, figuriamoci le nazioni. Espresso da D’Alema per giustificare l’incapacità di tutta una leva di sinistra, ora rimasticato e sputacchiato un po’ da tutti.

In questo assunto c’è una inversione tra soggetto e oggetto, proviamo a rimetterlo in piedi: l’Italia ha una destra matura e autonoma e una sinistra adolescente (sinistra radicale) o subalterna (Pd, o sinistra Pd). Non è l’Italia ad essere di destra, non sono gli italiani e le italiane ad esserlo: è la destra ad avere un profilo politico chiaro, al contrario delle sinistre. La destra ha un suo programma concreto e stabile (meno tasse, meno vincoli – sociali, ambientali, morali, burocratici – ai profitti, conservatorismo sociale e culturale, conformismo, zero autonomia dei soggetti – no reddito di cittadinanza, no riconoscimento alle difformità, alle differenze, alle anomalie) con differenziazioni interne anche molto ampie (federalismo della Lega contro nazionalismo post-Msi, edonismo berlusconiano contro moralismo fondamentalista cristiano, giustizialismo leghista e postfascista contro garantismo d’élite berlusconiano, etc).

La sinistra radicale invece surfa sui temi (tutti giusti): oggi aboliamo i jet, ieri patrimoniale, domani settimana cortissima, dopodomani scuola superiore unica… uno slogan al giorno (tutti giusti ripeto) senza capacità di insediamento, di costruzione stabile, di possibilità di riconoscersi in un programma (la gente ha scordato la patrimoniale oggi, domani scorda i jet, dopodomani la settimana corta…) né in un nome, visto che le stesse 5 persone cambiano nome a partiti e cartelli ogni 18 mesi. La gente non si ricorda quei nomi né capisce perché gente che dice più o meno la stessa roba (altro che federalisti contro nazionalisti) debba stare in tanti micropartiti uno contro l’altro. Altro che paese di destra: la gente è normale, vuole maturità per farsi governare, in quello spazio vede adolescenza.

Per il Pd il problema è opposto: troppa maturità, troppa responsabilità, senilità. Si è dato il compito, anche nobile in un paese costitutivamente instabile politicamente, di stabilizzare sempre e comunque il sistema tramite governi tecnici, e anche quando ne fa di politici, questi hanno programmi da tecnici (chi erano i ministri economici di Prodi?). Le parole vuote europeismo (sono europeisti Macron, Merkel, Sanchez, i conservatori olandesi e i progressisti svedesi… il Pd con chi sta di questi? Risposta: con tutti e con nessuno, ma somiglia più a Merkel che a Sanchez) e riformismo (la riforma Gelmini è una riforma, infatti per un pelo non è coalizzata col Pd, e se non lo è non è per volontà del Pd, la roba della Lorenzin sono riforme, il RdC è una riforma… con chi sta il Pd? Risposta: con tutte queste riforme. E con nessuna. Ma abolisce più facilmente il RdC che la scuola di Gelmini).

Il Pd è praticamente una istituzione pubblica, non un partito di una parte di società, è un organo di garanzia come il presidente della Repubblica (infatti sono tutti del Pd). Funzione nobile, ma istituzionale e non politica. Non sta nel sangue vivo del paese, nel sistema nervoso della gente, nei movimenti profondi nel sociale. È stabile nei palazzi istituzionali che stabilizza e occupa stabilmente.

Non è la gente o il paese a essere di destra. È la destra ad essere adulta e autonoma, al contrario di sinistre subalterne o immature.

Il M5S che ha costruito la sua fortuna sul non schierarsi tra destra e sinistra, sul dichiararsi oltre questa divisione novecentesca che però si è ripresentata in una nuova polarizzazione, ha davanti la difficoltà ma anche la grande opportunità storica di riprendere e rinnovare non tanto lo spazio, ma proprio la funzione storica della sinistra.

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