Germano Mancini, 50 anni, morto lo scorso 21 agosto a L’Avana, non era affetto da vaiolo delle scimmie. Questo è quanto stabilito dall’autopsia eseguita a Cuba sul corpo del maresciallo dei carabinieri. “Broncopolmonite da germe sconosciuto e danni multipli agli organi”, ha scritto il medico legale, come riportato da Il Gazzettino. La salma del 50enne si trova ora a Noale (Venezia): la moglie di Mancini, scrive il quotidiano, vuole però vederci chiaro. Il legale Guido Simonetti chiederà quindi alla Procura che siano le autorità italiane ad eseguire un nuovo esame autoptico per chiarire definitivamente le cause del decesso. Nelle carte arrivate da Cuba, infatti, non c’è traccia di vaiolo delle scimmie. Era stato lo stesso ministero della Sanità de L’Avana, però, a indicare il virus come causa della morte di Mancini in un comunicato ufficiale.
Mancini si trovava in vacanza a Cuba con un amico carabinieri e la moglie di quest’ultimo quando la sera del 21 agosto ne è stata dichiarata la morte. Era originario di Pescara, ma risiedeva da anni a Noale. La comunicazione del primo caso ufficiale di contagio da parte del ministero della Salute dell’Avana era arrivata nella giornata di sabato 20 agosto, quando, con una nota, era stato annunciato che “un turista italiano aveva ricevuto una diagnosi di vaiolo delle scimmie e si trovava in condizioni critiche in un ospedale della capitale”. Mancini aveva cominciato ad avvertire i primi sintomi il 17 agosto, a due giorni dall’arrivo sull’isola. Il 18 si era recato presso i servizi sanitari perché stava male e le sue condizioni avevano richiesto quasi subito “un trasferimento urgente per un ricovero e un trattamento intensivo in seguito ad un arresto cardiaco”. L’amico del maresciallo, scrive sempre Il Gazzettino, ha dichiarato di non aver visto sul corpo di Mancini alcuna vescicola o pustola, uno dei sintomi principali del vaiolo delle scimmie.