La ricerca scientifica è stata ispirata da da una mostra fotografica di sosia dell'artista canadese François Brunelle. Nelle persone con la maggiore somiglianza è stata scoperta anche una forte condivisione delle sequenze genetiche
Ogni persona ha un sosia con lo stesso Dna da qualche parte. Questo l’esito, per quanto semplificato, di una ricerca scientifica ispirata da un’idea di François Brunelle e, in particolare, dalla sua mostra di sosia. L’artista canadese ha scoperto di avere un sosia nell’attore britannico Rowan Atkinson ed è così che ha dato vita a “I’m not a look-alike!“, un progetto fotografico per cui sono state immortalate centinaia di coppie di sosia, persone che si assomigliavano in maniera impressionante, ma che non sono parenti e che spesso non hanno neppure la stessa provenienza. La mostra ha avuto talmente tanto successo da attirare l’attenzione degli scienziati che studiano le relazioni genetiche e, soprattutto, del dottor Manel Esteller dell’istituto di ricerca sulle leucemie Josep Carreras di Barcellona.
Esteller si è chiesto: “Come si spiega questa somiglianza?“. Per lo studio, che è stato pubblicato sulla rivista Cell Reports, la sua squadra dell’istituto Carreras ha selezionato 32 coppie di sosia tra quelle fotografate da Brunelle, ha prelevato campioni di Dna e li ha sottoposti a questionari sul loro stile di vita. Per quantificare il grado di somiglianza poi i ricercatori hanno usato un software di riconoscimento facciale. Il risultato è impressionante perché i punteggi complessivi di 16 delle 32 coppie sono risultati paragonabili a quelli di coppie di gemelli identici.
A partire da questo, i ricercatori hanno confrontato il Dna delle 16 coppie di sosia per vedere se c’era una somiglianza analoga a quella dei volti. Esteller ha scoperto che le 16 coppie avevano molti più geni in comune rispetto alle sedici coppie che il software aveva ritenuto meno somiglianti. “Queste persone sono simili perché hanno in comune parti importanti del loro genoma, ovvero la sequenza del Dna”, ha detto il ricercatore. Le esperienze vissute, invece, influenzano il grado di attivazione di alcuni geni. Esteller ha scoperto che i genomi dei sosia hanno molto in comune, ma i loro epigenomi e microbiomi sono diversi: “La genetica li avvicina, l’epigenetica e il microbioma li separano”. Questa discrepanza dice che la somiglianza delle coppie di sosia ha più a che fare con il Dna che con l’ambiente nel quale sono cresciuti. Questo significa che le loro somiglianze sono solo una coincidenza fortunata dovuta all’aumento della popolazione. “Oggi ci sono così tante persone al mondo che il sistema finisce per ripetersi“, commenta Esteller. È ragionevole presumere che ognuno abbia un sosia da qualche parte.
La scoperta accende una speranza anche sulle diagnosi mediche perché se le persone hanno abbastanza geni in comune da assomigliarsi, potrebbero avere la stessa predisposizione alle malattie: “Sembra esserci un legame piuttosto forte in termini genetici che fa sì che due individui che si assomigliano abbiano anche profili simili a livello genomico”, ha commentato Olivier Elemento, direttore dell’Istituto Englander per la medicina di precisione alla Weill Cornell Medicine di New York. Inoltre Esteller ha ipotizzato che ci sia un collegamento anche fra i lineamenti del viso e gli schemi di comportamento e che i risultati del suo studio potrebbero aiutare la medicina legale, ad esempio fornendo l’identikit di un criminale di cui si possieda solo un campione di Dna.