La missione alla centrale nucleare di Zaporizhzhia dei tecnici dell’ Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) è iniziata nel peggiore dei modi. Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, ha affermato che bombe russe hanno colpito i corridoi che dovrebbero essere utilizzati dagli esperti per giungere alla centrale nucleare. Dall’altro lato, funzionari filorussi affermano che le forze ucraine hanno compiuto 17 raid d’artiglieria nell’arco di due ore nell’area della centrale nucleare, utilizzando armi di grosso calibro prodotte negli Stati Uniti. Da settimane, Mosca e Kiev si scambiano accuse sugli attacchi nei pressi della centrale, dove da mercoledì è attesa la missione di monitoraggio dei tecnici dell’Aiea.

Una delle questioni che ha tenuto banco nelle trattive sull’organizzazione della missione dell’Aiea di questi giorni, infatti, ha riguardato il percorso che la squadra guidata dal direttore generale dell’agenzia, Rafael Grossi, avrebbe dovuto fare per giungere alla centrale: gli ucraini premevano affinchè la squadra giungesse a Zaporizhzhia attraverso i territori controllati da Kiev, i russi da quelli controllati da Mosca. Alla fine i primi hanno avuto la meglio.

“La Federazione Russa sta deliberatamente bombardando i corridoi usati dalla missione dell’ Agenzia internazionale per l’energia atomica per raggiungere la centrale nucleare di Zaporizhzhia con l’obiettivo di deviarla verso il territorio temporaneamente occupato della Crimea e le regioni di Donetsk e Lugansk”, ha affermato Podolyak, sottolineando che la posizione dell’Ucraina non è cambiata e che la missione dell’Aiea dovrà avere accesso “solo attraverso il territorio controllato dell’Ucraina”. La missione è arrivata a Kiev da Vienna nella serata del 29 agosto. Secondo la tabella di marcia delineata da Grossi, la squadra di tecnici dell’Aiea visiterà l’impianto nucleare da mercoledì a sabato.

Intanto, i combattimenti attorno alla centrale non cessano. I russi hanno accusato gli ucraini di essere responsabili di due esplosioni che oggi si sono registrate sulla struttura, vicino allo stoccaggio del combustibile esaurito. A renderlo noto i funzionari filorussi di Energodar, la cittadina che ospita l’impianto, secondo i quali si tratta di un attacco dell’esercito ucraino col l’obiettivo di minare così la missione dell’Aiea alla centrale. Ukrinform, invece, ha riferito che, secondo un rapporto dell’Amministrazione militare regionale, nell’area le forze russe hanno catturato 485 civili e 207 di loro “sono ancora tenuti in ostaggio”. Come è noto, il primo vicesindaco di Energodar, Ivan Samoydyuk, e il sindaco di Dniprorudne, Yevhen Matveev, sono entrambi detenuti dai russi.

Tutto questo avviene mentre sul fronte sud dell’Ucraina la battaglia si inasprisce. Oggi, infatti, Kiev ha avviato la sua controffensiva nella regione meridionale del Paese. Le truppe del presidente Volodymyr Zelensky hanno sfondato le difese russe in diverse aree del fronte vicino alla città portuale di Kherson. Come riportato dall’agenzia di stampa di Stato russa Tass, cinque esplosioni si sono verificate questa mattina a Kherson, probabilmente causate da sistemi di difesa aerea. Una “operazione lenta e pianificata”, non “un’offensiva su vasta scala”, ma che sarà vincente. Su Telegram Oleksiy Arestovych, consigliere di Zelensky, parla della controffensiva ucraina contro i russi e avverte che “non sarà rapida”. “E’ iniziata una fase attiva della liberazione del sud dagli invasori russi – ha scritto su Telegram nella notte – Si tratta di un’operazione lenta e pianificata per schiacciare il nemico, salvando le vite dei nostri militari e dei civili”.

“Molti vorrebbero un’offensiva su vasta scala con notizie di conquiste di località in un’ora da parte dei nostri militari. Ma non combattiamo così – ha aggiunto – Combattiamo per una causa. E questo richiede tempo e fatica”. Arestovych ha chiesto di essere “pazienti” perché “questo processo non sarà molto rapido, ma si concluderà con la bandiera di Kiev issata su tutte le località dell’Ucraina”.

Intanto, Mosca ha ottenuto la prima fornitura di droni iraniani da combattimenti da usare in Ucraina. Lo riporta il Washington Post, citando dirigenti americani. Secondo il quotidiano alcuni cargo russi sono partiti dall’Iran il 19 agosto scorso con almeno due tipi di droni, entrambi capaci di trasportare munizioni per attaccare radar, artiglieria e altri target militari: gli Shahed (nei modelli 129 e 191) e i Mohajer-6, considerati nella linea produttiva top di Teheran e progettati sia per l’attacco che per la sorveglianza. Il trasferimento, però, sarebbe stato guastato da problemi tecnici. Forse per “alcuni errori informatici nel sistema”: secondo fonti dell’intelligence degli Usa e degli alleati, nei primi test ci sarebbero stati numerosi fallimenti e “i russi non sono soddisfatti“. L’operazione evidenzia i sempre più stretti legami tra Mosca e Teheran e nello stesso tempo le carenze della macchina bellica russa. Se funzionanti, le armi consentirebbero ai Russi di colpire il territorio ucraino dall’alto: una mossa mai accaduta in precedenza e quindi un potenziale elemento di cambiamento a sfavore di Kiev.

Il Cremlino, però, bolla la notizia come fakenews. “Il Washington Post, purtroppo, ha pubblicato molte informazioni false ultimamente”, ha dichiarato nel corso di un punto stampa il portavoce, Dmitry Peskov, sottolineando che per quanto riguarda le relazioni con l’Iran, “si sono sviluppate in precedenza, si stanno sviluppando ora e continueranno a svilupparsi”.

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