Il gruppo controllato al 51% dal Comune di Roma, di cui l'ex ministro è sindaco, ha pagato 28,5 milioni di euro ma ha deciso di fare ricorso al Tar contro il provvedimento "ravvisandone elementi di illegittimità, anche costituzionale". Intanto il partito parte lancia in resta contro le aziende contrarie che "mettono a rischio" la "tenuta economica e sociale" del Paese. E Orlando vorrebbe anche alzare l'aliquota della tassa
Mentre tutto il Pd, a partire dai suoi vertici, si affanna a chiedere di far rispettare alle aziende la norma sugli extraprofitti, c’è un importante esponente dem – Roberto Gualtieri – che sul tema ha una grana in casa. Perché Acea, controllata al 51% dal Comune di Roma, ha deciso di fare ricorso al Tar contro la norma “ravvisandone elementi di illegittimità, anche costituzionale”. Il sindaco della Capitale, quindi, ha tutto il suo partito schierato contro le aziende che non pagano o contestano la norma e la principale partecipata del Campidoglio che giudica il provvedimento sballato. E Gualtieri ha tenuto per sé proprio la delega alle partecipate.
Va detto che Acea, quotata in Borsa, ha versato regolarmente la prima tranche del contributo straordinario contro il caro bollette. Il gruppo energetico ha fatto sapere di “aver determinato in 28,5 milioni di euro l’ammontare complessivo del contributo” e di aver “provveduto al versamento” dell’importo “secondo le modalità e le tempistiche previste dalla normativa”. Ad avviso di Acea, però, “una parte significativa della base imponibile identificata” per le società del gruppo “non è riconducibile agli extraprofitti” che il governo ha deciso di tassare, “bensì a operazioni straordinarie”, ovvero l’acquisizione del 65% della Deco Spa e della controllata Ecologica Sangro, attive nel settore del trattamento e smaltimento dei rifiuti. In considerazione di ciò, la società ha fatto sapere di aver “avviato le azioni necessarie per impugnare la norma ravvisandone elementi di illegittimità, anche costituzionale”. Acea, insomma, ricorre perché ha dovuto pagare anche per queste operazioni straordinarie, in base a come è scritta la norma che basa i propri calcoli sull’Iva. Una presa di posizione scomoda per Gualtieri, proprio nelle ore in cui ampi pezzi del Pd hanno iniziato a martellare sulla necessità di incassare quanto preventivato. Simona Malpezzi e Debora Serracchiani hanno parlato di aziende contrarie che “mettono a rischio” la “tenuta economica e sociale” del Paese “in uno dei momenti più difficili dal dopoguerra”.
Il responsabile economico del partito, Antonio Misiani, che era vice di Gualtieri quando l’attuale sindaco di Roma guidava il ministero dell’Economia, ha definito “sconcertante” che “solo poco più di un quarto dell’acconto della tassa sugli extra profitti delle imprese energetiche sia stato effettivamente versato”, aggiungendo che il “comportamento opportunistico” di tante aziende “fa cadere le braccia”, pur sottolineando che il governo dovrebbe promuovere “un tavolo con gli operatori per risolvere tutte le criticità che finora hanno depotenziato il contributo”. Duro anche il commento del ministro del Lavoro Andrea Orlando che in un’intervista a La Repubblica ha sottolineato: “Le leggi si rispettano, lo Stato non può rinunciare a quelle risorse”. E quindi ha rincarato la dose: “Non escludo che si possa ancora alzare l’aliquota della tassa, salire sopra il 25% attuale”.