Il primo pellegrinaggio dopo la pandemia si è rivelato una delusione con numeri abbastanza ridimensionati, specie se si considera che la diocesi di Roma ha una popolazione di 3 milioni e 180mila abitanti di cui i cattolici sono 2 milioni e 600mila. E che le altre grandi diocesi che nelle ultime settimane si sono recate in pellegrinaggio a Lourdes hanno tutte fatto registrare numeri molto più alti: Londra 550, Toledo 506, Valencia 500, Genova 421 e Novara 415
Flop del pellegrinaggio della diocesi del Papa a Lourdes. Stando alle cifre ufficiali, infatti, sono soltanto 300 i fedeli romani presenti nella cittadina mariana, dal 27 al 31 agosto, accompagnati da 15 sacerdoti e da sei vescovi ausiliari di cui uno appena andato in pensione (Baldassarre Reina, Riccardo Lamba, Daniele Salera, Dario Gervasi, Paolo Ricciardi e Guerino Di Tora), ovvero un presule ogni 50 pellegrini. Assente il cardinale vicario Angelo De Donatis impegnato in Vaticano al concistoro convocato da Papa Francesco dal 27 al 30 agosto. Numeri abbastanza ridimensionati, se si considera che la diocesi di Roma ha una popolazione di 3 milioni e 180mila abitanti di cui i cattolici sono 2 milioni e 600mila, stando alle cifre ufficiali riportate nell’Annuario Pontificio 2022. Oltretutto le altre grandi diocesi che nelle ultime settimane si sono recate in pellegrinaggio a Lourdes hanno tutte fatto registrare numeri molto più alti di fedeli: Londra 550, Toledo 506, Valencia 500, Genova 421 e Novara 415.
Quello della diocesi di Roma nella cittadina mariana doveva segnare, secondo l’amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, monsignor Remo Chiavarini, la ripresa dei pellegrinaggi dopo gli ultimi due anni segnati dalla pandemia. Ma, alla prova dei fatti, proprio la diocesi del Papa ha fornito una prestazione molto deludente. A poco è valso il messaggio che il cardinale De Donatis ha inviato ai pellegrini giustificando la sua assenza e cercando di motivarli: “Vi chiedo di portare alla Vergine Maria, presso la Grotta di Massabielle, le intenzioni di preghiera che sono nel cuore del nostro vescovo Papa Francesco e di tutta la comunità diocesana di Roma. Portate anche al Signore, per intercessione della Vergine che lì è apparsa alla piccola Bernadette, il grido della città di Roma, dei suoi poveri, degli ammalati, degli anziani, di famiglie, bambini, giovani e delle persone in difficoltà. Affidiamo all’Immacolata questo nuovo anno pastorale che stiamo per iniziare, perché sia un tempo di ascolto sincero affinché il nostro cammino sinodale porti frutti di comunione e discernimento”.
Francesco, come è facilmente immaginabile, ha molto a cuore l’attività pastorale della diocesi di cui è vescovo. Il 22 agosto 2022 ha ricevuto in udienza privata il cardinale De Donatis insieme ai sette vescovi ausiliari della diocesi di Roma. A loro il Papa ha voluto dare le linee guida per il prossimo anno pastorale, anche considerando che tre ausiliari sono stati appena nominati e a ciascuno di essi è stato affidato uno dei settori in cui è divisa la diocesi. Proprio ordinando questi nuovi presuli il 29 giugno 2022 nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il cardinale De Donatis disse loro: “Da oggi siete titolari, in comunione con il Papa e il collegio dei vescovi, del munus regendi. Non potete sottrarvi a questo dono e non potete abusarne. Il governo è un carisma: se la Chiesa vi ha destinati all’episcopato vuol dire che in voi ha riconosciuto questo dono dello Spirito”.
Il porporato aggiunse: “Ma cosa vuol dire governare? Nel linguaggio evangelico governare è ‘pascere’: ‘pasci le mie pecorelle’ dice il risorto a Pietro sulla riva del lago di Tiberiade. Pascere significa insieme ‘far crescere’, ‘nutrire’, ‘condurre’. Al contrario i falsi pastori, che Gesù ammonisce duramente, ‘derubano’, ‘mortificano’, ‘fuggono davanti al lupo’. Il carisma del governo nella Chiesa dovrebbe sempre misurarsi con questo coefficiente evangelico. Il vescovo pasce prima di tutto con la predicazione della parola: in quanto successore degli apostoli ha la responsabilità di annunciare ciò che ha conosciuto: ‘Il Signore è risorto ed è apparso a Simone’. Capiamo così che il munus docendi non è uno dei tanti compiti del vescovo, ma la prima espressione del munus regendi: si governa annunciando il Vangelo. Poi vengono, se necessario, i programmi, le direttive, le riunioni… Dopo, non prima o al posto dell’annuncio”.