“Passa troppo tempo tra quando ci sono le segnalazioni e quando le istituzioni proteggono le donne”. Con queste parole il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, si unisce alle accuse nei confronti dello Stato da parte della famiglia di Alessandra Matteuzzi, la 57enne uccisa dall’ex compagno nel cortile del condominio in cui viveva. Lepore è arrivato alla camera ardente, allestita alla Certosa, accompagnato dalla vice sindaca Emily Clanc: “Il codice rosso non basta più“, ha sostenuto. E ha spiegato che nel caso di Alessandra “prima della denuncia (depositata un mese prima dell’omicidio), ci sono stati tanti allarmi“. La vittima infatti “come altre, ha denunciato e, prima ancora di denunciare, ha segnalato. Ma è passato troppo da quando c’è stata questa segnalazione a quando le istituzioni si sono mosse”. Lepore ha quindi invitato la politica e il prossimo governo “ad assumersi le proprie responsabilità per rispondere a questo ennesimo atto di violenza contro le donne in Italia con l’impegno di chi vuole che le leggi vengano applicate e rispettate”. A maggior ragione visto che “i segnali di violenza contro le donne sono sempre gli stessi, e questo ci fa dire che il nostro Paese non le sta difendendo come dovrebbe”. A queste accuse aveva risposto qualche giorno fa il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, intervistato dal Corriere della Sera, secondo cui “il fatto che si è verificato è totalmente sganciato da quello denunciato dalla vittima che evocava episodi di stalking molesto” e affermava di non avere niente da rimproverarsi perché “tutti gli accertamenti erano stati fatti con impegno e celerità, ma non potevano concludersi prima”.
Ai funerali di Matteuzzi erano presenti centinaia di persone tra cui amici, vicini di casa, colleghi, ma anche conoscenti: “Non sono una sua amica, ma sono qui per lei. Abbiamo abitato nello stesso quartiere, non l’ho mai conosciuta eppure è come se la conoscessi”, ha detto una donna fuori dalla camera ardente. Come lei, sono tante le persone arrivate anche solo per testimoniare la propria vicinanza all’ennesima vittima di femminicidio. Erano presenti anche le associazioni delle donne di Bologna e la sorella di Alessandra, Stefania, che era al telefono con lei quando è stata uccisa. C’era anche lo zio, Alberto, che ha voluto ribadire: “Io non ero in condizioni, forse, di darle l’aiuto che sarebbe stato necessario, ma c’erano tanti soggetti che dovevano intervenire” perché “ormai le donne vittime dei loro uomini sono tantissime e non se ne salva una”. Questa sera, 31 agosto, ci sarà una fiaccolata organizzata dalla rete delle associazioni in difesa delle donne vittime della violenza maschile: “Spero – ha aggiunto Alberto Matteuzzi – che la manifestazione smuova le coscienze, anche degli uomini. In prima fila dovrebbero esserci loro”.