È polemica per l’attacco di Giorgia Meloni ai sindacati, in particolare a quelli della scuola, e all’Associazione magistrati. “La sinistra ha paura di uno Stato in cui ti misuri indipendentemente dalle tessere che hai, sei hai quella del Pd o sei amico, o sei un lecchino, ma perché sei bravo. Io sogno una nazione nella quale tu per essere un buon docente non devi avere la tessera della Cgil, per fare bene il magistrato non devi essere per forza iscritto all’Anm” ha detto la leader di Fratelli d’Italia durante un comizio a Catania. Dichiarazioni alle quali ha replicato la Flc-Cgil, la categoria che si occupa dei lavoratori della scuola: “Nella foga della campagna elettorale – scrive il sindacato in una nota – Meloni ha insultato in un colpo solo gli iscritti alla Cgil e tutta la scuola italiana. Ricordiamo, incidentalmente, all’onorevole Meloni, che libertà di insegnamento e libertà di iscrizione a qualunque sindacato sono principi fondamentali della Costituzione italiana non a caso nata dalla lotta contro il fascismo che quelle libertà, insieme a tante altre, aveva cancellato. Ma siamo certi che di questo sia perfettamente al corrente. Piuttosto che fare accuse evidentemente false – conclude il sindacato – ci spieghi meglio qual è la sua idea di scuola, cosa intende fare per il nostro sistema di istruzione e come intende affrontarne le tante emergenze a partire dai bassi salari, gli organici insufficienti, il precariato e il tempo scuola”. Mentre l’ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha ricordato a Meloni che “con il governo Berlusconi, di cui lei era ministro della gioventù, abbiamo vissuto un incubo: 8 miliardi tagliati all’istruzione”.
Anche il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ha commentato le dichiarazioni della presidente di FdI: “Ricordo all’on. Meloni che l’unico periodo storico in cui era necessario avere una tessera per fare carriera fu il ventennio e che, in particolare, nel 1931, si impose ai professori universitari di prestare il seguente giuramento – si legge in una nota – ‘Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante e adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria ed al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti, la cui attività non si concilii coi doveri del mio ufficio'”.