Non sarà un blocco totale ai visti, come si era già capito dopo l’opposizione già manifestata nei giorni scorsi da diversi Paesi europei, tra cui la Germania, ma Bruxelles ha comunque deciso di rendere più complicato l’accesso ai lasciapassare per i cittadini russi che vogliano recarsi in uno dei 27 Stati dell’Ue. Una decisione che, dal punto di vista europeo, ha lo scopo di aumentare la pressione sull’opinione pubblica interna ma che non sarà a costo zero. E a rischiare maggiormente sono il comparto del turismo e quello del lusso, dove i russi rappresentano un’importante fetta di mercato, anche e soprattutto per l’Italia.
Se si analizzano i dati diffusi nel 2020 dalla Banca d’Italia sull’anno 2019, quindi in periodo pre pandemia, si nota che la spesa dei turisti russi in Italia ammontava a circa 1 miliardo di euro, il 2,2% circa delle spese complessive dei viaggiatori in arrivo nel Paese. Una cifra rimasta stabile dal 2017 e che ha subito un forte calo solo negli anni della pandemia a causa delle restrizioni imposte dai governi sui viaggi internazionali. A subire maggiormente una contrazione degli arrivi sarebbero le città d’arte: i vacanzieri in arrivo dalla Russia, infatti, negli ultimi anni hanno prediletto le mete culturali (59% della spesa) e, in misura minore, le località balneari (27%), utilizzando in prevalenza strutture ricettive come villaggi e alberghi.
I russi, secondo gli stessi dati elaborati da LaVoce.info, sono tra i viaggiatori nel mondo con la spesa pro capite più alta, 896 dollari, e, se si escludono i viaggi nelle ex-repubbliche sovietiche, l’Italia costituiva la sesta destinazione, dopo Turchia, Finlandia, Cina, Thailandia e Germania, per un totale di un 1,8 milioni di arrivi nel 2019. Per il turismo italiano, la Russia costituiva il decimo mercato per numero di arrivi e addirittura l’ottavo per numero complessivo di presenze: 5.819.444, comunque in calo rispetto al picco di quasi 8 milioni del 2013. Per avere un termine di paragone, le presenze in Italia erano superiori, seppur di poco, anche a quelle provenienti da Spagna e Cina.
Inoltre, in Italia i russi spendono più della media dei loro esborsi mondiali durante le vacanze. Se, come detto, la spesa pro capite è di 896 dollari, in Italia sale a 947 euro, quella più alta tra i Paesi europei e inferiore solo a quella sostenuta dai turisti provenienti da Giappone, Cina, Canada, Australia, Stati Uniti e Brasile. Se però si calcola la spesa pro capite giornaliera, i russi scalano questa particolare classifica con 145,6 euro al giorno, molto più degli 89 dei tedeschi, ma anche più dei 140,2 euro degli statunitensi, diventando i quarti nel complesso dietro a Giappone (232,4), Canada (152,6) e Cina (150,9).
Soldi che, in caso di blocco o riduzione degli arrivi dovuti alle nuove restrizioni imposte dall’Ue, verranno a mancare nelle casse di diversi comparti economici, da quello ricettivo a quello della moda, fino alla ristorazione. E che colpiranno maggiormente le aree turistiche dove l’afflusso di visitatori russi è maggiore. Ad esempio, la Russia era il secondo mercato per Rimini (112mila arrivi e 544mila presenze nel 2019, dietro la Germania), il sesto per Milano (182mila arrivi e 431mila presenze) e solo il dodicesimo per Venezia (161mila arrivi e 525mila presenze).