Per il piano industriale della Qf di Campi Bisenzio, ex Gkn, c’è ancora da aspettare. Anche l’ultimo incontro al ministero dello Sviluppo Economico sulla vertenza in piedi da un anno si è concluso con un nulla di fatto, disattendendo le aspettative di sindacati e istituzioni locali. L’unica certezza al termine del tavolo è stata affidata a una nota della Regione Toscana: “Il progetto di reindustrializzazione del sito di Campi sarà totalmente a carico di Qf”, l’azienda di Francesco Borgomeo, nuovo proprietario della ex Gkn. Come previsto dall’accordo quadro firmato il 19 gennaio scorso, infatti, in assenza di nuovi investitori la responsabilità della reindustrializzazione è passata all’imprenditore, già ex advisor dell’azienda che faceva capo al fondo Melrose.
La riunione è stata aggiornata al 5 settembre, giorno in cui la proprietà dovrebbe presentare il tanto atteso piano industriale dello stabilimento di Campi Bisenzio, che la multinazionale voleva chiuedere. Borgomeo ha assicurato che il piano è già pronto, ma che necessita di qualche aggiornamento. Una promessa che continua a essere rimandata. Le slides presentate da Qf, di questo si tratterebbe secondo le dichiarazioni di Fiom-Cgil, sarebbero però già state contestate più volte dal sindacato e dalle istituzioni: “In questi mesi sono stati chiesti chiarimenti sugli accordi commerciali, sui volumi produttivi, sulla finanziabilità e sostenibilità che non sono mai stati forniti”, spiegano in una nota congiunta Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive Fiom-Cgil, Stefano Angelini della Fiom-Cgil di Firenze e Silvia Spera, area politiche industriali per la Cgil nazionale. Preoccupazione viene espressa anche da Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm, e da Davide Materazzi, segretario fiorentino dei metalmeccanici Uil: “Il progetto Qf sembra ancora estremamente nebuloso. Nutriamo forti dubbi e preoccupazioni”.
Altro nodo fondamentale, non chiarito dalla nuova proprietà, sarebbe quello degli ammortizzatori sociali. Il ministero del Lavoro ha confermato che per attivarli è necessario definire il piano industriale. Per questo motivo l’ulteriore rinvio ha provocato una dura reazione da parte del Collettivo di fabbrica, che da più di un anno mantiene un presidio permanente all’interno dello stabilimento: “Il gioco ci pare evidente ed è quello di portare la società di fatto sull’orlo del baratro e del fallimento, per poi costringere Inps e ministero a concedere fondi pubblici, che siano ammortizzatori o altri incentivi – hanno dichiarato gli operai – Non viviamo sotto ricatto e mai ci vivremo. Sapremo prenderci le nostre responsabilità e salvaguardare il futuro industriale del nostro stabilimento. Da subito assemblee dei lavoratori per stabilire il da farsi”.
La dirigenza di Qf ha attribuito proprio alle organizzazioni sindacali e alle istituzioni la responsabilità dello stallo nella presentazione del piano, poiché, sostiene l’azienda, non avrebbero concesso di svuotare la fabbrica. “Rimane agibile e a disposizione dell’azienda – hanno ribattuto i sindacati – Le lavoratrici e i lavoratori hanno bisogno di risposte per il loro futuro, nel rispetto dell’accordo quadro sottoscritto a gennaio. Il tempo per le parole è finito ed è necessario che l’azienda dia risposte o si prenda atto che non è in grado di portare avanti il percorso”. Pronta la risposta di Qf: “Siamo stupiti e molto amareggiati, parlare di ritardo è paradossale. Siamo nei tempi previsti dall’accordo, nonostante tutte le enormi difficoltà incontrate, a partire dalla Cassa integrazione che da otto mesi non c’è e che stiamo anticipando al buio”.