I giorni del Condor di Galliani sul mercato. I proclami di Berlusconi in tribuna. Una storica promozione festeggiata tra campo e politica, con i sogni d’Europa e la candidatura elettorale proprio nel collegio di Monza. Per poi ritrovarsi all’ultimo posto con quattro sconfitte in quattro partite, zero punti in classifica, la miseria di 2 gol segnati e addirittura 11 subiti, uno straccio di idea e una squadra allo sbando. Non era una favola calcistica, certo, ma a quanto pare nemmeno una storia di successo: fin qui il ritorna del Monza e di Berlusconi in Serie A è un autentico disastro.
Alla quarta giornata è troppo presto per emettere sentenze, ma in questo caso il giudizio così severo è dettato dalle evidenti responsabilità della proprietà. La premiata coppia Galliani-Berlusconi stavolta ha toppato: spendendo e spandendo sul mercato, acquistando giocatori all’ingrosso, hanno messo in piedi una formazione senza né capo né coda. Hanno pensato quasi a tutto, ma si sono scordati l’allenatore.
Non è solo la classifica, frutto di un calendario non proprio benevolo (già incontrate Napoli e Roma, lunedì tra l’altro arriva l’Atalanta). Il problema è il gioco confuso, l’identità inesistente: il Monza sulla carta ha una rosa da parte sinistra della classifica, nel calcio però contano le idee più delle figurine, senza le prime i tanti acquisti rischiano di diventare tali. In molti hanno già individuato il colpevole di questa situazione imbarazzante. Come nei gialli il maggiordomo, nel calcio è sempre l’allenatore: Giovanni Stroppa, quotato da tutti i bookmaker come il primo esonero di stagione. Sembra solo questione di tempo.
Non ce ne voglia il povero Stroppa, l’uomo sbagliato al posto sbagliato, che magari avrà ancora un paio di settimana a disposizione per dimostrare a tutti il contrario. L’errore è di chi l’ha scelto, o meglio l’ha lasciato al suo posto. Ci può stare tenere l’allenatore dopo una promozione storica, classico debito di riconoscenza che nel calcio conta ancora qualcosa. Solo però se decidi di confermare in blocco anche tutta la squadra. L’operato del Monza invece è stato schizofrenico: ha cambiato praticamente tutti e undici i titolari “perché la Serie A è un altro sport” (Galliani dixit). Ma poi con ragionamento inverso ha mantenuto solo l’allenatore, tecnico con poca esperienza di categoria (appena 6 vittorie e 5 pareggi su 39 panchine tra Pescara e Crotone nella massima serie) in una squadra con troppa ambizione. Artefice per altro di una promozione agguantata per il rotto della cuffia, in un playoff rocambolesco contro il Pisa, dopo averla buttata all’ultima giornata, al termine di una cavalcata non proprio esaltante. Con queste premesse, Galliani e Berlusconi hanno fatto trenta, dovevano fare trentuno: trovare anche l’allenatore giusto per questo nuovo progetto.
Adesso non è solo Stroppa ma l’intera stagione del Monza ad essere all’ultima spiaggia. Il destino del tecnico pare segnato: a meno di miracoli, presto o tardi sarà esonero. A quel punto, meglio presto che tardi. Per Galliani e Berlusconi sta per arrivare il momento delle scelte e stavolta dovranno farsi trovare pronti. Il secondo allenatore in questi casi è quello decisivo. Se lo azzecchi, si può ancora salvare il campionato: in fondo, ci sono almeno 10 squadre meno forti di questo Monza e con le giuste idee i brianzoli non faranno fatica a guadagnarsi una posizione tranquilla in classifica. Se lo sbagli, però, una stagione nata col piede sbagliato rischia di diventare un calvario. E arrivati a settembre, su piazza non è che ci sia grande abbondanza. Alla peggio c’è sempre un’alternativa: in panchina Berlusconi, che infatti ha già cominciato a dispensare i suoi preziosi consigli. In fondo è sempre stato il suo sogno. Non è mai troppo tardi.