La “crescita straordinaria” rivendicata dal premier dimissionario Mario Draghi durante l’ultima conferenza stampa? Dipende in gran parte dal Superbonus varato dall’esecutivo precedente, misura che l’ex banchiere centrale ha chiarito in più occasioni di non condividere e ha ostacolato con molti paletti alla cessione dei crediti. A dirlo sono i dati dell’Istat, che giovedì ha rivisto al rialzo le stime sul pil italiano nel secondo trimestre 2022. Secondo i numeri aggiornati il prodotto interno lordo, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dell’1,1% rispetto al trimestre precedente (la stima iniziale era +1%) e del 4,7% sullo stesso periodo del 2021. Nel primo trimestre la variazione era stata dello 0,1% congiunturale e 4,7% tendenziale. Ma l’aspetto interessante è la composizione di questo buon andamento annuale. A trainarlo sono con tutta evidenza le costruzioni, il cui valore aggiunto, cioè la differenza tra il valore dei beni finali e quello degli input produttivi, sta continuando a salire a tassi sostenuti dopo che nel 2021 ha superato i 77,1 miliardi, ben sopra i livelli pre Covid (68,1 miliardi nel 2019).
La maxi detrazione del 110% delle spese sostenute per interventi di efficientamento energetico e antisismico è in vigore, come è noto, dal luglio 2020. Fino a quel momento il valore aggiunto delle costruzioni viaggiava introno ai 17 miliardi al trimestre. Un anno dopo superava i 19 e oggi si attesta a 21,9. Un progresso che nessun altro comparto ha avvicinato. Guardando alle variazioni trimestrali, il valore aggiunto del comparto è aumentato nel primo trimestre del 18,7% anno su anno e del 5,8% sul quarto trimestre 2021. Di gran lunga la crescita maggiore sia sul piano congiunturale, davanti al +4% della branca “Attività professionali, ricerca e servizi di supporto“, sia tendenziale (segue il +17,5% di “Commercio, trasporto, alloggio e ristorazione“). L’industria in senso stretto ha dato al contrario un contributo congiunturale negativo (-0,9%).
Nel secondo trimestre (aprile-giugno), a valle del blocco della cessione dei crediti di imposta generati dalle ristrutturazioni edilizie, l’effetto è stato lievemente minore: +1,8% rispetto ai tre mesi precedenti, +16,3 anno su anno. In questo caso nel confronto con il trimestre precedente hanno fatto meglio commercio e turismo (+3,3% ), con quest’ultimo ripartito alla grande con la fine delle ultime restrizioni anti Covid, ma rispetto allo stesso periodo dell’anno prima le costruzioni restano al primo posto. La spinta dell’industria manifatturiera si è fermata, per fare un confronto, a un +1,3% congiunturale e +1,9% strutturale.
L’andamento del trimestre in corso e quello dell’ultima parte dell’anno, destinati a risentire dei forti rincari energetici e della carenza di materie prime, sarà inevitabilmente influenzato in negativo dal congelamento del mercato legato al blocco del mercato dei crediti, non risolto dal via libera alla cessione da parte delle banche ai propri clienti con partita Iva. Resta infatti intatto il nodo della responsabilità solidale in capo agli istituti stessi nel caso in cui non abbiano effettuato tutti i controlli preventivi per evitare frodi. Il risultato è che molti hanno sospeso le operazioni lasciando imprese e famiglie con il cerino in mano.