Dopo 13 mesi consecutivi di cali, il mese scorso è finalmente tornato il segno positivo nel nostro Paese. Ma lo scenario è ancora proibitivo, per via della crisi della domanda, dell'aumento dei prezzi, degli effetti di pandemia e guerra e della scarsa disponibilità di microchip. Crollano elettriche (-29,5%) e ibride plug-in (-20,6%), di cui neanche gli incentivi statali riescono a sostenere le vendite
Dopo 13 mesi consecutivi di pioggia, ad agosto è arrivato finalmente il sole anche sul mercato italiano dell’auto. Secondo i dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità, infatti, nel mese appena trascorso sono state immatricolate 71.190 autovetture, ovvero il 9,9% in più rispetto ad agosto 2021. Un raggio di luce che, seppur non sana il consuntivo da inizio anno (-18,4% rispetto ai primi 8 mesi del 2021), dà un momentaneo sospiro di sollievo al tutto il comparto.
Queste risultanze, tuttavia, non devono ingannare. In primis perché, come fa notare l’associazione dei costruttori stranieri operanti nel nostro Paese (UNRAE), “in otto mesi sono stati persi 195.000 veicoli”, ma anche perché, come sottolinea il Centro Studi Promotor, “Il risultato positivo va colto, ma non cambia in misura significativa lo scenario che resta caratterizzato da una crisi sia della domanda, per gli effetti della pandemia e della guerra, sia delle difficoltà di fornitura alle case automobilistiche di componenti essenziali (microchip, cavi)”.
Il raggio di luce, dunque, è ancora circondato da nubi nere. Anche perché, come spiega il presidente dell’Anfia Paolo Scuderi, “il segno positivo di agosto, mese dai volumi tradizionalmente bassi, deriva in buona parte, come già avvenuto nel mese precedente, dal confronto con un agosto 2021 particolarmente nero, che aveva chiuso in ribasso tendenziale del 27,3%”. Un segno positivo in parte dovuto agli incentivi per i veicoli appartenenti alla fascia di emissioni di CO2 compresa tra 61 e 135 g/km, ovvero ibridi e motorizzazioni tradizionali a basso impatto ambientale.
Quel che i sussidi statali proprio non riescono a smuovere, tuttavia, è il mercato delle auto a batteria ricaricabili. In questo senso, i numeri parlano chiaro. Come fa notare l’Anfia, l’associazione dei concessionari, “Sul lato delle alimentazioni, ad agosto prosegue il rallentamento per elettriche (-29,5%) e plug-in (-20,6%) che ottengono rispettivamente il 3,2% e il 4,2% di share (3,6% e 5,7% nel cumulato), mentre le HEV (le ibride non ricaricabili, ndr) raggiungono il 38,3% di quota (33% nel periodo gennaio-agosto). Benzina e diesel archiviano il mese rispettivamente a +18,5% e -6,9%, con il 26,9% e 18,1% di quota (penetrazione annua al 28% e 20%); Gpl sostanzialmente stabile con una lieve flessione del -0,7%, all’8,7% del totale (rappresentatività all’8,6% nei primi 8 mesi dell’anno), mentre un nuovo pesantissimo crollo (-74,4%) fa registrare il metano, allo 0,5% del mercato (1% nel cumulato)”.
Oltre ai prezzi, che rimangono proibitivi nonostante gli incentivi, a pesare è anche la carenza di infrastrutture per la ricarica, che come spiega il presidente dell’Unrae Michele Crisci colloca il nostro Paese tra quelli che in Europa performano peggio: “L’Italia continua a soffrire di un ritardo penalizzante nella diffusione dei punti di ricarica pubblici, pari a fine giugno a 6,1 punti per 100 Km rispetto ad una media europea di 8,2 punti, un numero che ci colloca al 14° posto nel ranking del continente, a grandissima distanza da Paesi leader come Norvegia, Olanda e Svizzera. E’ dunque necessario che si definisca un puntuale cronoprogramma che indichi tempi, luoghi e tipologie di colonnine pubbliche da installare, nonché i soggetti incaricati di effettuare gli investimenti, oltre ad incentivare in ottica pluriennale la diffusione di infrastrutture di ricarica privata”, sottolinea Crisci.