“Ora mi sento meglio, il tremore presto si attenuerà, mi sento solo un po’ più stupido di prima!”. Non ha perso il suo senso dell’umorismo Lars von Trier affetto come è noto da Parkinson, e per questo costretto a “presenziare” alla Mostra veneziana solo in collegamento video dalla sua abitazione. In camicia hawaiana, con il tremolio visibile benché nascosto dallo schermo, e il volto sciupato ma lo sguardo decisamente attento, il grande cineasta danese è comunque riuscito a portare a termine uno dei suo progetti più iconici, cari, longevi e certamente amati dal pubblico, la serie The Kingdom, la cui terza e ultima stagione Exodus è stata presentata oggi per intero in premiere mondiale alla 79ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica fuori concorso.
Una maratona presa d’assalto e gustata dal primo all’ultimo minuto per la serie medica che ha letteralmente deostruito il genere (“ispirato da quello che Lynch fece con Twin Peaks”) che Trier stesso si è divertito a realizzare a 25 anni dalla chiusura della seconda stagione, nonostante fosse già malato quando si è rimesso a lavorare sul progetto. “Tre anni e mezzo di lavoro faticoso e problematico, con difetti che io stesso ho riscontrato ma che – spero – contenga tutto il sentimento vitale che volevo trasmettervi” spiega il regista ringraziando cast e crew che lo hanno supportato senza sosta prima, durante e dopo le riprese “senza di loro non ce l’avrei fatta”.
Cinque episodi esilaranti per un totale di oltre 5 ore di visione che, pur riprendendo gran parte il filone delle prime due stagioni, a partire dalla location nell’ospedale monstre di Copenhagen che dà il titolo al serial, offrono non poche novità, sia in termini di personaggi (“alcuni attori nel frattempo sono morti..”) che di strategie narrative grazie ai nuovi dispositivi tecnologici che tanto hanno modificato il “visibile” nei racconti horror/thriller per cinema e tv. Exodus, di fatto, è l’uscita ma anche l’entrata in una nuova dimensione, un “grande viaggio spirituale” confessano gli attori presenti al Lido, che in ogni caso ti cambia la vita, specie se – come alcuni di loro – sono stati coinvolti dalla prima stagione nel 1994. Un trionfo di satira nera e grottesco “alla Lars von Trier” per eccellenza, Riget 3 (titolo danese della serie) vede lo scontro tra Bene e Male intensificarsi nei labirinti cartesiani della struttura ospedaliera, i cui protagonisti sono due nuovi personaggi: Karen, una nuova anziana spiritista (che sostituisce la mitica signora Drusse), e Helmer Jr, figlio del defunto e leggendario primario di neurochirurgia arrivato dalla Svezia con gran disprezzo verso i “dannati danesi”.
Ed è proprio la costante rivalità tra danesi e svedesi, con reciproci sbeffeggi e ridicoli sabotaggi, ad amplificarsi in questa terza stagione in cui si ride, se vogliamo, ancor più che non nelle precedenti. Geniale, inoltre, la trovata di Lars von Trier di evocare la serie da lui girata come un evento avvenuto realmente nell’ospedale e che ne ha segnato – a detta dello staff medico contemporaneo – la reputazione. “Tutta colpa dell’immaginazione di quel pazzo di Trier!”, si esclama dentro e fuori dalle corsie, mentre le paludi sottostanti ribollono di nuove e orrorifiche sorprese e, contemporaneamente, tra le stanze di medici e pazienti si mettno alla berlina tematiche scottanti del nostro tempo come il #metoo. Del resto, stiamo parlando del sovrano del politicamente scorretto: tutto torna. The Kingdom – Exodus sarà prossimamente programmata sulla piattaforma MUBI.