“Ci piacerebbe che il ‘made in Italy’ di cui sentiamo tanto parlare non fosse quello degli armamenti ma quello dei diritti, della pace e del rispetto dell’ambiente. Speriamo che qualcuno prima o poi se ne renda conto e inverta la tendenza”. È questa la speranza di Rossella Miccio, presidente di Emergency che dal 2 al 4 settembre torna con il suo festival a Reggio Emilia. Una tre giorni di incontri e dibattiti dedicati al tema de “La scelta”.
Scrittori, scienziati, filosofi, giornalisti da tutto il mondo porteranno avanti, insieme ai rappresentanti dell’associazione, una riflessione collettiva a partire da due domande: perché scegliamo la guerra come strumento di risoluzione delle controversie? Perché scegliamo di non proteggere noi e il futuro? “L’anno scorso sentivamo gli spari durante il collegamento con i nostri medici in Afghanistan – ricorda Miccio – oggi gli spari sono arrivati alle porte dell’Europa dunque è importante ragionare su come la guerra sia una scelta e non un incidente che capita. E così come può essere pianificata e costruita può essere anche prevenuta ed evitata”.
Sui palchi delle piazze Prampolini e Casotti si alterneranno giornalisti come Gad Lerner, Francesca Mannocchi e Riccardo Iacona, attori come Andrea Pennacchi e le filosofe Michela Marzano e Donatella di Cesare oltre a tanti altri ospiti. Non mancheranno nomi internazionali tra cui la giornalista afgana Zahra Joya, inserita dalla rivista Time tra le donne dell’anno del 2022, il fotografo afgano Farshad Usuyan e il presidente del Global Peace Dividend Initiative Matteo Smerlak. Infine sabato 3 settembre, alle ore 21,30, al Teatro Valli, Stefano Fresi e Daniele Silvestri ricorderanno Gino Strada.
Il fondatore di Emergency, scomparso un anno fa, diceva che “non è una questione di risorse che mancano, ma di scelte che non si fanno”. E qual è la priorità per Emergency? “Rimane quella di sempre – spiega la presidente dell’associazione – proviamo a costruire una risposta alternativa alla violenza, alla guerra e alla povertà attraverso la costruzione di sistemi sanitari in tutto il mondo”. Il punto di partenza non cambia: il ripudio totale della guerra. “Non ce la possiamo più permettere anche perché nove volte su dieci le conseguenze peggiori le subiscono i civili. Lo stiamo vedendo ancora oggi con il rischio nucleare”, avverte Miccio invitando la politica ad occuparsi di questi temi “in maniera più seria”.
La riduzione delle spese militari “non è mai stato un tema. Abbiamo registrato negli ultimi vent’anni, indipendentemente dal colore politico, che la spesa militare è sempre aumentata, non si è mai messa in discussione. Si mettono in discussione le spese per la ricerca, per la scuole e per la sanità ma quelle per gli armamenti mai”.