Il sostegno incondizionato di Washington all’Ucraina porta Mosca al contrattacco. E dopo l’ennesimo stanziamento da 3 miliardi di dollari in forniture militari deciso dalla Casa Bianca, la Russia passa dalle provocazioni alle minacce di ritorsioni nei confronti degli Stati Uniti. “Mettiamo in guardia gli Usa dal fare passi provocatori, compresa la fornitura (all’Ucraina) di armi di sempre più a lunga gittata e più distruttive – ha detto il viceministro degli Esteri russo, Serghej Ryabkov – C’è ormai solo una sottilissima linea a separare gli Stati Uniti dal diventare una parte in conflitto. Le sfacciate forze anti-russe non devono illudersi che tutto rimarrà immutato una volta che quella linea sarà stata superata”.
Parole che, dopo mesi in cui l’attenzione della Federazione si era concentrata sulla seconda fase della “operazione speciale” che puntava alla conquista definitiva del Donbass e del sud del Paese, riportano d’attualità il rischio di uno scontro fa potenze e il timore per l’allargamento del conflitto. E proprio il rallentamento dell’offensiva russa, ammesso anche dal ministro degli Esteri Serghej Shoigu, potrebbe essere il motivo che ha spinto Mosca ad alzare di nuovo la tensione col blocco Nato e in particolar modo con Washington, impegnata come e più di prima a rifornire di armi l’esercito di Volodymyr Zelensky. “La demonizzazione della Russia è cominciata negli Usa molto prima dell’operazione militare speciale”, ha continuato Ryabkov durante un’intervista alla televisione Rossiya-24. Fin dalla prima decade del 21esimo secolo, ha insistito il viceministro, “le élite politiche americane hanno adottato una narrazione anti-russa. In altre parole, favole che non hanno nulla a che vedere con la realtà e che servono da schermo per coprire i loro fallimenti, le loro beghe politiche interne e problemi, che si stanno moltiplicando nella società americana”.
Questo però non ha impedito al presidente Joe Biden di annunciare che chiederà al Congresso 13,7 miliardi di dollari per aiutare l’Ucraina contro l’invasione russa, di cui 2 miliardi per affrontare l’impatto della guerra sulle forniture energetiche americane.
Le nuove tensioni arrivano al termine di una settimana decisiva che ha portato all’ispezione degli esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) nella centrale nucleare di Zaporizhzhia, in mano ai militari russi. Un viaggio caratterizzato da scambi d’accuse tra Mosca e Kiev, dopo giorni di bombardamenti proprio nell’area dell’impianto che hanno di nuovo fatto crescere il rischio di un incidente nucleare.