Simone Inzaghi ha il centrale tanto desiderato, la pedina mancante per completare la rosa nerazzurra, reclamata nel corso di tutta l’estate e sempre con più forza negli ultimi giorni: Francesco Acerbi è un nuovo giocatore dell’Inter. È lui il prescelto del tecnico, che già lo ha allenato alla Lazio, per avere un sostituto di Stefan de Vrij. Numericamente riempie il vuoto lasciato da Andrea Ranocchia, ma nelle intenzioni di Inzaghi è un difensore affidabile da inserire molto più spesso nelle rotazioni, soprattutto in una stagione in cui si gioca ogni 3 giorni (non per modo di dire), e in grado di poter anche fare il titolare se de Vrij dovesse nuovamente accusare i cali di rendimento visti nello scorso campionato.

Per questo Inzaghi voleva solo Acerbi: il più classico degli usati sicuri, con i suoi 34 anni e le 322 partite giocate in Serie A. Un giocatore pronto, da usare all’occorrenza senza troppi patemi. Il ragionamento del tecnico è legittimo e anche corretto. La scelta della dirigenza nerazzurra un po’ meno: con l’arrivo di Acerbi, l’Inter completa una rosa di giocatori maturi. Non è solo un gioco di parole: già prima dell’arrivo del centrale ormai ex Lazio, stando ai dati di Transfermarkt quella nerazzurra è la seconda rosa più anziana della Serie A, dietro solamente alla Sampdoria, con un’età media di 28,2 anni. La classifica stilata da Transfermarkt è particolarmente significativa, perché tiene conto solamente dei giocatoriimpiegati in queste prime giornate.

Certo, per l’Inter ci pensa soprattutto Samir Handanovic con i suoi 38 anni ad alzare l’età media della squadra. Poi c’è Edin Dzeko con 36, ma anche De Vrij, D’Ambrosio, Darmian e Mkhitaryan hanno già superato i 30 anni. Brozovic lo farà a novembre. Nella rotazioni di Inzaghi però mancano soprattutto i giovani: gli unici che si possono davvero ritenere tali sono Raoul Bellanova, che ad oggi ha giocato appena undici minuti, e Kristjan Asllani, il vero colpo per il futuro di questo mercato nerazzurro.

La colpa di questa lacuna è principalmente da attribuire alla società: l’austerity varata dal presidente Steven Zhang ha costretto Beppe Marotta e Piero Ausilio, in accordo con Inzaghi, a fare di necessità virtù. Per colmare i buchi nella rosa e provare a rinforzarla, di fatto senza poter spendere un euro, è stato fondamentale puntare su parametri zero e occasioni. In queste condizioni, se si vuole rimanere competitivi, è chiaro che diventa necessario fare dei sacrifici: ad esempio, vendere Cesare Casadei al Chelsea. Così però si ipoteca il futuro per salvare il presente: Acerbi sarà utile per un anno o due, poi però non potrà essere rivenduto. Lo stesso discorso vale per i vari Dzeko e Mkhitaryan. I casi di Vidal e Sanchez insegnano che questi giocatori sono destinati a diventare in primis zavorre sul monte ingaggi. Se la proprietà non deciderà di cambiare corso, vendendo o tornando a investire, l’Inter sarà presto costretta a ricostruire tutto da zero.

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