Vladimir Putin? Ha deciso di invadere l’Ucraina perché “indotto” da pressioni interne e dal partito comunista. Questa interpretazione della guerra scatenata dalla Russia contro Kiev è di Silvio Berlusconi, intervenuto da remoto alla presentazione dei candidati di Forza Italia in Veneto. Altro che padrone assoluto della Russia, insomma, il capo del Cremlino sarebbe un politico condizionato che ha fatto una “scelta sbagliata”. Una ricostruzione sui generis, a dir poco, rispetto ai resoconti sul potere assoluto di cui Putin dimostra ogni giorno di godere, in generale una giustificazione del caro amico lontano che ha deciso di lanciare l’attacco all’Ucraina. La fede di Berlusconi è incrollabile: “Parlando della Russia, volevamo dire il nostro dispiacere per quello che è avvenuto in Ucraina. È stata una decisione sbagliata, io so che Putin è stato forzato dal suo Paese, dalla sua gente, dai suoi uomini del partito comunista a intervenire per difendere le Repubbliche del Donbass dall’Ucraina di Eltsin”. L’errore è evidente, Berlusconi avrebbe voluto riferirsi al presidente di Kiev, Volodymyr Zelensky, invece ha infilato il nome di Boris Eltsin, che fu presidente della Russia dal 1991 al 1999, prima che cominciasse l’era Putin. Incurante della gaffe, ha proseguito: “Adesso Putin si trova ad avere dimostrato che le sue truppe non sono davvero l’armata invincibile, ha avuto delle sanzioni che hanno aumentato di molto la povertà del suo popolo. Sono andate via dalle Russia tutte le nostre imprese occidentali e si sono creati migliaia e migliaia di disoccupati”. Lo scenario politico internazionale? “Tutte queste cose hanno posto un termine alle relazioni amichevoli che la Russia intratteneva con la Romania, con la Polonia, con l’Ungheria, con l’Italia e con molti paesi europei. L’Europa si è vista costretta a stringersi attorno a questa decisione di resistere per l’Ucraina ad un’invasione russa che, secondo loro, doveva avere una durata di solo due settimane. Invece sono più di 200 giorni che c’è e sappiamo che ogni giorno fa vittime civili e non solo”.
Il soliloquio berlusconiano ha accompagnato la presentazione dei candidati di Forza Italia in un clima – dietro la facciata – non privo di malumori. Ad esempio, Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato, ha dovuto giustificare perché è stata paracadutata in Veneto da Bologna, al posto di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato e seconda carica dello Stato. “Siccome sono io la sfrattante – ha detto con un sorriso – vorrei dare un senso all’atto di generosità che la presidente Casellati, numero due del partito, ha voluto fare valorizzando un territorio come la Basilicata, penalizzato da questo modello elettorale. Io mi sono giovata di questo atto di generosità che la presidente del Senato ha fatto”. Insomma, la scelta sarebbe stata della Casellati, non del cerchio magico di Berlusconi, il quale ha strizzato l’occhio ai veneti: “Avete dimostrato, di poter fare molte cose con le vostre forze, con le vostre risorse, senza aspettare lo Stato. Per questo l’autonomia che avete richiesto, anche con un referendum che noi abbiamo convintamente sostenuto, è un diritto che vi siete conquistati con pieno merito. Il mio impegno per il prossimo governo è sostenere il processo di autonomia in tutte le sedi e in tutti i modi possibili”.
Una new entry tra i candidati è Flavio Tosi, ex leghista ed ex sindaco di Verona. A giugno è riuscito a non far rieleggere il suo successore, l’avvocato Federico Sboarina, esponente di Fratelli d’Italia. Tosi ha preso la tessera di Forza Italia tra primo turno e ballottaggio e, non schierandosi con Sboarina, ne ha determinato la sconfitta.