La guerra in Ucraina si avvicina al giorno 200 – e alle 100 mila vittime -, il conflitto interseca tensioni internazionali su fronti diversi, dal Pacifico al Medio Oriente, e s’aggroviglia: dipanarne la matassa diventa di giorno in giorno più difficile, tanto più che la diplomazia dell’Occidente non cerca soluzioni di pace, ma vuole protrarre lo scontro con l’obiettivo di logorare la Russia. Se la crisi del grano s’è attenuata, dopo la pace di Istanbul del 22 luglio, che tiene, quella dell’energia s’è acuita. Un team dell’Aiea, l’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica, che deve valutare la situazione, è arrivato alla centrale. Kiev e Mosca si accusano a vicenda di sabotare l’ispezione e di mettere a repentaglio la sicurezza dell’impianto. I russi dicono di averla respinta e di avere inflitto pesanti perdite alle unità ucraine, che avrebbero lasciato sul terreno 1200 uomini. Gli ucraini dicono di avere ottenuto successi in particolare in tre località.
L’Ucraina annuncia l’inizio della controffensiva “per la liberazione del Sud”, i territori occupati nella regione di Kherson, dove i russi starebbero invece preparando un referendum per l’annessione. Ma la riscossa ucraina è forse ingigantita dalla retorica di Kiev – il presidente Volodymyr Zelensky proclama di volere “cacciare gli invasori oltre la frontiera”: “Se vogliono sopravvivere, è tempo che i militari russi pensino ad andarsene, a tornare a casa” – e dai media occidentali.
Secondo analisti occidentali, citati dalla Cnn, l’Ucraina sta mettendo in atto con successo un metodo di resistenza studiato dagli Usa per consentire a piccoli Paesi di opporsi a un vicino più potente che li abbia invasi. Nonostante siano sovrastati nel numero e negli armamenti, gli ucraini sono riusciti a mandare all’aria i piani del Cremlino che credeva che la resa del Paese fosse questione di settimane, o di giorni. Ma l’economia russa tiene botta alle sanzioni e il presidente russo Vladimir Putin appare ben saldo al potere.
La “guerra dell’energia”, che è uno dei fronti del conflitto ucraino, ha visto ieri una nuova mossa russa: le forniture di gas all’Europa tramite il gasdotto Nord Stream sono state interrotte, ha fatto sapere Entsog, la rete europea dei gestori dei sistemi di trasporto del gas. E, nonostante Gazprom avesse preannunciato uno stop di tre giorni, per lavori in una stazione di compressione nel Nord della Germania, da dove il gas viene poi distribuito ad altri Paesi europei, la notizia ha comunque innescato movimenti speculativi sui mercati energetici.
Se l’Unione europea s’interroga su se e come razionare il gas, Mosca lo brucia. Il prezzo del metano sul listino di Amsterdam tocca quote record e ha andamenti erratici, su cui incide la speculazione. Le preoccupazioni per l’autunno aumentano in Italia come nel resto dell’Europa (ma da noi i timori sono ingigantiti dalla campagna elettorale). Il premier ceco Petr Fiala, in questo semestre presidente di turno del Consiglio dell’Ue, convoca una riunione dei ministri dell’Energia dei 27: il 9 settembre si discuterà di un tetto al prezzo del gas e dei rapporti con la Russia nel loro insieme; ma non è detto che di qui all’incontro maturino decisioni.
E Mosca, che taglia le forniture ai Paesi europei, magari adducendo di volta in volta scuse tecniche, starebbe bruciando grandi quantità di gas in un impianto collegato al gasdotto Nord Stream. La Bbc è stata la prima a pubblicare immagini che mostrano le fiamme levarsi sopra la struttura al confine con la Finlandia, sul Mare Artico. Secondo gli esperti, Mosca è costretta a sprecare il metano che non esporta verso l’Europa perché non ha le infrastrutture per spedirlo altrove: l’alternativa sarebbe fermare l’estrazione.
Le sanzioni dovevano accelerare il default russo e dissanguare il regime putiniano, levargli i mezzi per la guerra ucraina, scatenargli contro il malcontento popolare e accelerarne la caduta. Secondo il Fondo monetario internazionale non sta andando così: in Russia il calo del Pil nel 2022 sarà del 6%, non dell’11%. E l’export di energia supererà di 100 miliardi di dollari in valore quello del 2021, “esportando” un’inflazione dell’ordine del 10% nell’Eurozona. Anche per l’Economist l’Ue ha confuso i sogni con la realtà: “L’economia russa continua a battere le attese e la guerra delle sanzioni non va come previsto”; dopo lo choc iniziale, “il sistema finanziario s’è stabilizzato e il Paese sta trovando nuovi fornitori, inclusa la Cina. Mentre in Europa la crisi energetica potrebbe innescare una recessione”.
Intanto ieri a Praga, dove erano riuniti i ministri degli Esteri e della Difesa dei Paesi Ue, s’è deciso di sospendere l’accordo con la Russia sulla concessione dei visti. Ma l’intesa non è unanime: i 27 procederanno in ordine sparso. Il capo della diplomazia europea Josep Borrell afferma che i Paesi che confinano con la Russia “potranno prendere misure nazionali per limitare gli ingressi, rispettando le regole di Schengen”. “Da metà luglio – spiega Borrell – abbiamo avuto un aumento del traffico transfrontaliero dalla Russia verso gli Stati limitrofi e ciò pone un rischio alla sicurezza di quei Paesi“. Non si capisce l’impatto che la sospensione dell’accordo sui visti possa avere sull’economia russa e sul benessere dei cittadini.
Intanto gli Stati Uniti soffiano sul fuoco dei conflitti, in Ucraina come a Taiwan. Dopo aver inviato a Kiev qualche giorno fa il più grande pacchetto di armi mai deciso, Joe Biden intende ora chiedere al Congresso di autorizzare una vendita di 1,1 miliardi di armi a Taipei. La tensione con la Cina, già alta, sale alle stelle: martedì, le forze armate taiwanesi hanno sparato per la prima volta colpi d’avvertimento contro droni civili cinesi che volavano sopra un arcipelago amministrato da Taipei. La mossa di Biden suona conferma della linea di confronto con Pechino su Taiwan già delineata dalla missione a Taiwan della speaker della Camera Nancy Pelosi.
Washington ha pure certezza che la Russia stia acquisendo centinaia di droni iraniani e che intenda impiegarli in Ucraina: strumenti capaci di condurre missioni di ricognizione e/o di portare armi. E’ la conferma che la guerra in Ucraina e le scelte Usa stanno creando un asse Russia-Cina-Iran. Ma c’è di più: la notizia viene fuori proprio quando pareva che l’accordo del 2015 sul nucleare iraniano, cancellato da Donald Trump, potesse essere rivitalizzato e minaccia di compromettere le trattative in corso a Vienna.
Un sito indipendente russo, The Insider, scrive che la Russia potrebbe esaurire proiettili, missili e veicoli blindati entro fine anno, se la guerra continuasse con l’intensità attuale. Le sanzioni creano problemi alla produzione bellica. Anche di questo, forse, parla a Mosca in queste ore il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian: Teheran già fornisce alla Russia droni duali.
La missione dell’Aiea, giunta mercoledì a Zaporizhzhia, è stata ieri sul sito della centrale nucleare più grande d’Europa, che sorge nel territorio di Energodar, un comune della provincia. Il direttore dell’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica Rafael Grossi prevede che la visita duri “alcuni giorni” e intende stabilire “una presenza permanente” sul sito conteso tra ucraini e russi, che lo hanno militarmente occupato all’inizio dell’invasione, a fine febbraio.
Sulle modalità del sopralluogo dell’Aiea permangono incertezze: le fonti ucraine e russe danno indicazioni contraddittorie. Ma la presenza in loco degli esperti dell’Agenzia dell’Onu dovrebbe ridurre i rischi di un incidente che, sulla carta, potrebbe avere conseguenze disastrose. Per Grossi l’Aiea deve “valutare la situazione e stabilizzarla, nella misura del possibile”.