Da oggi Emergency ha una nave per soccorrere i migranti che rischiano la vita nel Mediterraneo centrale. Si chiama “Life Support” e al momento è attraccata al porto di Genova per lavori di cantieristica, ma nei prossimi mesi inizierà le proprie attività di ricerca e soccorso su una delle tratte più pericolose al mondo. Un progetto voluto a lungo da Gino Strada, il medico e fondatore della ong scomparso un anno fa: “Ci sembra il modo migliore per continuare a rappresentare un pensiero, diventato bene comune, di un’associazione che pensa si debba fare quello che è giusto fare, senza chiedersi se è possibile ma semplicemente cominciando a farlo”, dice Pietro Parrino, direttore del Field Operations Department di Emergency. “Sulle murate abbiamo dipinto le parole di Gino: “I diritti devono essere di tutti, sennò chiamateli privilegi”. L’attività di ricerca e salvataggio in mare da parte delle Ong è un argomento spesso divisivo ma salvare vite non può essere divisivo, mai. Questo è il nostro punto di partenza, anche questa volta”.

La “Life Support” è un offshore vessel, un’imbarcazione strutturata per compiere operazioni in mare aperto: ha una lunghezza di 51,3 metri, una larghezza di 12 metri e pesa 1.346 tonnellate. Può arrivare ad accogliere fino a 175 persone oltre al personale di bordo. Lo staff di Emergency è composto dal coordinatore della missione Sar (Search and rescue), un medico, infermieri, mediatori, soccorritori e un logista, a cui si aggiungono i dieci membri dell’equipaggio (le cui selezioni sono ancora in corso). La nave è suddivisa in sezioni: due aree di lavoro, l’area equipaggio e l’area accoglienza. Quest’ultima è stata progettata da zero da Emergency come area di ricovero per le persone soccorse: un ponte di circa 250 metri quadrati completamente coperto, il main deck, dove sono stati allestiti un ambulatorio medico, i servizi igienici, i posti letto e le sedute.

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