Marco Madeddu è morto in una clinica svizzera. Dopo aver rimandato questa decisione a marzo, venerdì 2 settembre il 46enne sardo malato di Sla ha deciso di porre fine alla sua malattia, come riporta l’Unione Sarda. Qualche mese fa, infatti, dopo essere partito dalla sua città, Carbonia, per recarsi in Svizzera, aveva scelto di tornare indietro. “Voglio vivere ancora un poco”, aveva detto in macchina ai suoi amici che lo stavano accompagnando alla clinica. Con la stessa decisione ha poi stabilito che il momento era arrivato e ha dato il via libera ai medici che hanno portato a termine tutte le procedure per il fine vita.
La notizia della morte di Madeddu ha fatto il giro di Carbonia: molti i post di saluto sui i social. “Era un ragazzo conosciuto da tutti, è stato un amico leale e sincero e le dimostrazioni di affetto lo dimostrano. Un gran tifoso del Carbonia Calcio. Lascerà un indelebile ricordo”, ha scritto il sindaco Pietro Morittu.
“Ammiro chi lotta“, aveva confessato qualche mese prima di morire Madeddu, “ma non si lotta più nella consapevolezza di perdere contro una malattia che non ti dà neppure lo 0,1 per cento di possibilità di vincere. Perderò la parola e il respiro e l’unico profondo rammarico è che ho deciso di andare a morire in esilio perché in Italia la politica si è impossessata della vita e della morte”. Un’accusa alla legislazione italiana in materia che non gli ha permesso di rimanere a casa mentre poneva fine alla sua “malattia del chiedere“. Così Madeddu chiamava la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica che da anni gli aveva fatto perdere qualsiasi tipo di indipendenza.
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