Quindicimila persone secondo i sindacati, 12mila per la Questura. In migliaia sono scesi in piazza, a Trieste, al fianco di Cgil, Cisl e Uil per difendere i lavoratori della Wartsila: in 450, più circa altrettanti dell’indotto, infatti rischiano il loro posto all’azienda di San Dorligo della Valle dopo che, a metà luglio, la multinazionale ha annunciato la cessazione della in quella che era stata la sede della Grandi Motori, per trasferirla in Finlandia.

Una doccia fredda che, in piena estate, ha toccato non solo gli operai e le loro famiglie ma l’intera comunità che ha quindi deciso di riunirsi, sfilando lungo le vie del centro, per chiedere il ritiro della procedura da parte dell’azienda. Il prossimo 7 settembre, infatti, sarà riconvocato il tavolo al Mise per discutere la vertenza anche con l’azienda.

Visitando nella mattina di sabato, proprio il giorno del corteo, il presidio a oltranza dei lavoratori davanti ai cancelli della Wartsila, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando ha rassicurato gli operai. “Siamo pronti a emendare i provvedimenti in itinere”, come il dl Aiuti bis, così da inasprire le norme sulle delocalizzazioni, ha rilanciato. L’obiettivo è tornare alla versione originale della norma “fortemente aggredita da Confindustria e dalla destra”: “Se c’è un ravvedimento lo possiamo dimostrare in Parlamento”, è il suo invito. “Se tutti siamo uniti – ha insistito la presidente del Partito democratico alla Camera Debora Serracchiani – vuol dire che a quelle norme daranno l’assenso anche altre forze politiche”.

Alla manifestazione a Trieste hanno partecipato i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm e il loro striscione: “Industria è futuro”. Ma anche i lavoratori, i sindaci del territorio, le istituzioni, la politica bipartisan, il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti, il vescovo mons. Giampaolo Crepaldi, la Camera di commercio e rappresentanti del giornalismo, oltre a gran parte della città. Anche il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha partecipato al corteo, annunciando il ricorso da parte della Regione contro la comunicazione di Wartsila. “Sono contento che Orlando – ha affermato – si sia reso disponibile a cambiare la sua stessa norma” sulle delocalizzazioni “perché evidentemente, seppur scritta in buona fede, ha creato una situazione che va contro l’interesse di un paese e dei lavoratori. Su questo siamo disponibili a collaborare e a scrivere le correzioni necessarie”. Ma il ministro delle Politiche agricole, il triestino Stefano Patuanelli, da Udine, dove in mattinata si trova per un evento elettorale, ha avvertito: “Oggi sfila chi bloccò la norma sulle delocalizzazioni”. E ancora, “non mi piacciono le passerelle elettorali”.

Tra le bandiere di sindacati e organizzazioni politiche, il corteo, che ha visto il sostegno anche del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste, dell’Ugl e dell’Usb, è partito da Foro Ulpiano arrivando nella centrale piazza dell’Unità. Dopo un minuto di silenzio per i morti sul lavoro, si sono succeduti diversi interventi. “La partita è ancora aperta”, ha detto il segretario generale di Fiom, Michele De Palma, che si è rivolto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere di impegnare il Governo “a fermare il conto alla rovescia messo in piedi da Wartsila e bloccare i licenziamenti”.

I sindacati ora attendono l’incontro al Mise. “Risolvere a Trieste la vicenda Wartsila significa anche dare un segnale che l’industria non è di fronte al deserto”, ha osservato il segretario generale della Fim Roberto Benaglia. “Siamo disponibili a discutere a una condizione, che il lavoro venga al primo posto”, ha puntualizzato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.

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