Chissà cosa avrà pensato il regista Jafar Panahi in carcere in Iran, quando ha appreso la notizia che le donne finalmente sono state fatte entrare allo stadio nelle scorse settimane per vedere le partite di calcio. Proprio lui che alla questione del divieto allo stadio aveva dedicato il suo film Offside nel 2006, in cui parla di tifosi di calcio nel suo paese e del divieto per le donne di assistere alle partite. Un divieto che va contro gli statuti del calcio internazionale, per il momento superato ma le certezze dell’Iran di oggi diventano in dubbio per domani.

In particolare vorrei percepire le emozioni e lo stato d’animo di Panahi in queste ore a pochi giorni dalla presentazione del suo ultimo film No Bears, che verrà presentato alla Biennale del Cinema di Venezia. Quest’anno l’Iran è presente alla mostra del cinema come forse non è mai stato negli anni precedenti. Non solo la presentazione di ben 7 film iraniani, ma anche delle iniziative con lo scopo di sensibilizzare i media, i governi e le organizzazioni umanitarie mondiali sulla situazione dei registi, cineasti, artisti arrestati o imprigionati nel mondo nell’ultimo anno. Saranno infatti ben due gli eventi, organizzati in collaborazione con Icfr-International Coalition Filmmakers at Risk, a sostegno dei registi arrestati.

Il primo è costituito da un panel internazionale sabato 3 settembre alle 15,30 al Palazzo del Casinò, il secondo prevede un flash-mob sul red carpet al Palazzo del Cinema venerdì 9 settembre alle 16.30. Il panel internazionale, intitolato “Cineasti sotto attacco: fare il punto, agire / Filmmakers Under Attack: Taking stock, Taking Action”, proprio per sollecitare l’opinione pubblica a prendere delle posizioni precise nei confronti dell’Iran e degli ultimi arresti rivolti ai registi iraniani. Già, perché l’Iran nonostante stia cercando a modo suo di ripristinare i rapporti con l’occidente nella convinzione di una utopica ripresa dei colloqui sul nucleare, continua a perpetrare la violazione dei diritti civili della popolazione. Non riuscendo a comprendere, inverosimilmente, che la credibilità di un paese passa anche attraverso la questione dei diritti del suo popolo e della libertà di espressione.

Nel mese di luglio ad esempio è stato arrestato per l’ennesima volta il regista Jafar Panahi condannato questa volta a sei anni di reclusione, per essersi recato presso gli uffici della procura di Tehran a chiedere informazioni su due suoi colleghi Mohammad Rasoulof e Mostafa Al-Ahmad, arrestati per aver partecipato a una protesta online.

Nel mese di maggio 2022 ad Abadan una cittadina a 600 km a sud di Tehran nella provincia del Khuzestan, si era verificato il crollo di una palazzina di 10 piani che aveva causato la morte di oltre 41 persone. La vicenda aveva sollevato molti dubbi sulla sicurezza e i materiali utilizzati nelle costruzioni, tanto che gli abitanti di Abadan e di altre città iraniane manifestarono per giorni contro il governo accusandolo di corruzione e di negligenze che avrebbero portato alla tragedia. Le manifestazioni di protesta che si erano verificate tra le strade vennero sedate dalla polizia con l’uso della forza dei manganelli, dei lacrimogeni e anche dei fucili a pompa. Tanto che le proteste oltre che nelle strade erano diventate virali sui social utilizzando l’hasthtag #put_your_gun_down. Anche i due cineasti Rasoulof e Al-Ahmad si erano uniti alla protesta, provocando così l’ira delle autorità che li ha arrestati con l’accusa di propaganda sovversiva.

Sono quindi tre ufficialmente i registi agli arresti in Iran in questo momento e moltissime sono state le espressioni di solidarietà nei loro confronti. Il flash-mob previsto per venerdì 9 settembre alle ore 16.30, sul red carpet del Palazzo del Cinema (Lido di Venezia), si terrà prima dell’inizio della proiezione in Sala Grande del film iraniano in concorso Kehrs nist, No Bears, diretto appunto da Jafar Panahi. “Gli orsi non esistono”, così tradotto in italiano, sarà proiettato anche al Toronto Film Festival e al New York Film Festival e sarà distribuito nelle sale italiane da Academy Two. La storia ritrae lo stesso Jafar Panahi, minacciato nella sua libertà e nel suo lavoro che si intreccia in due storie d’amore parallele, in cui gli innamorati sono tormentati da ostacoli nascosti e ineluttabili: la forza della superstizione e le dinamiche del potere.

Le iniziative alla Mostra del cinema di Venezia sono fondamentali per il loro messaggio in cui si cerca il più possibile di esprimere vicinanza, solidarietà e preoccupazione per i cineasti perseguitati e tenuti prigionieri nel mondo, sollecitando la comunità internazionale a prendere severe e puntuali decisioni il prima possibile chiedendo l’immediata liberazione di tutti i registi attualmente agli arresti nel mondo.

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