“Magis ostensus quam datus”. Più mostrato che dato. Così san Giovanni Paolo II parlò del suo immediato predecessore nell’omelia della messa che celebrò per il primo anniversario della sua morte il 28 settembre 1979. Wojtyla riprese l’epigrafe composta per Leone XI che fu Pontefice per 27 giorni. Albino Luciani, Giovanni Paolo I, beatificato il 4 settembre 2022 da Papa Francesco, ha guidato la Chiesa di Roma per soli 33 giorni, ma è rimasto nel cuore dei fedeli per la sua umanità e la sua umiltà. Morì all’improvviso nella notte del 28 settembre 1978. “Ci domandiamo: perché così presto?”, disse l’allora cardinale decano Carlo Confalonieri nell’omelia del funerale di Luciani il 4 ottobre 1978, festa di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Il cardinale patriarca di Venezia era stato eletto Papa in un conclave velocissimo seguito alla morte di san Paolo VI. L’Extra omnes era stato intimato alle 19 del 25 agosto 1978 e appena 24 ore dopo, alle 19,20 del 26 agosto, l’allora cardinale protodiacono Pericle Felici annunciò al mondo l’Habemus Papam. Alla quarta votazione Luciani ottenne 98 voti su 111 cardinali elettori, un consenso “quasi plebiscitario che aveva il sapore dell’acclamazione, un regale tre terzi”, secondo quanto affermò il cardinale Léon-Joseph Suenens.
La morte improvvisa di Giovanni Paolo I, avvenuta per infarto miocardico acuto, ha destato per anni sospetti infondati. “Sin da principio – ha affermato Benedetto XVI nella deposizione per la causa di beatificazione e canonizzazione di Luciani il 26 giugno 2015 – ritenni insensate le voci che cominciarono a circolare su una morte violenta del servo di Dio. Le informazioni ufficiali per me erano e sono pienamente credibili e convincenti”. Ratzinger ribadì anche quanto dichiarato nel 2003: “Personalmente sono convintissimo che era un santo. Per la sua grande bontà, semplicità, umiltà. E per il suo grande coraggio. Perché aveva anche il coraggio di dire le cose con grande chiarezza, anche andando contro le opinioni correnti. E anche per la sua grande cultura di fede. Era un uomo di grande cultura teologica e di grande senso ed esperienza pastorale. I suoi scritti sulla catechesi sono preziosi. Ed è bellissimo il suo libro Illustrissimi, che lessi subito dopo l’elezione. Sì, sono convintissimo che è un santo”. Testimonianza pubblicata nel volume Il postino di Dio (Ares) curato da Nicola Scopelliti. Come ha spiegato il postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione di Luciani, il cardinale Beniamino Stella, “un’importanza del tutto eccezionale riveste la testimonianza di Papa Benedetto XVI per il suo finora unicum storico, in quanto è la prima volta che un Papa emette una testimonianza de visu su un altro Papa”.
Proprio in vista della beatificazione, presso la Galleria Arte Poli in Roma è stata organizzata una mostra intitolata “Giovanni Paolo I, il Papa beato”, inaugurata dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi. Esposizione di oggetti e scritti di Luciani che rimarrà aperta fino al 16 settembre 2022. Il curatore della mostra, Ivan Marsura, ha anche realizzato una biografia fotografica di Giovanni Paolo I dal titolo Papa Luciani. Una vita da beato (De Bastiani-Il Gazzettino). Nella prefazione, il cardinale Semeraro sottolinea che “per tutti noi la beatificazione di Giovanni Paolo I è occasione per considerare in profondità la sua immagine, non accontentandosi della superficie, ma sino a raggiungere quella che è la molla segreta della sua santità: ossia quella humilitas che, alla maniera di san Carlo Borromeo, Albino Luciani aveva scelto come motto episcopale”.
“Che poi Giovanni Paolo I sia stato ‘Papa del sorriso’ – prosegue il porporato – non deve far dimenticare che nei più lunghi anni di ministero episcopale a Vittorio Veneto prima, e a Venezia poi, la sua opera di governo era stata caratterizzata oltre che dall’umiltà, pure dalla carità e dalla giustizia, dalla fermezza sui principi e sulla dottrina. I problemi che si trovò ad affrontare, egli li trattò con consapevolezza, partendo dal loro interno, come concluse il Congresso peculiare super virtutibus del Dicastero della cause dei santi”. Significativo è anche il ritratto spirituale di Luciani tracciato da Giuliano Vigini nel volume Giovanni Paolo I (Sanpino). “Albino Luciani – scrive l’autore – lungo tutto il suo servizio episcopale e anche nei pur brevi giorni del suo pontificato, è stato un grande vescovo, che ha saputo toccare il cuore di tanta gente, proprio in quanto, nella sua limpidezza di spirito, dolcezza di tratto e segreta infanzia, è sempre rimasto quello che era: un uomo innamorato di Dio, che ha comunicato, con parole e gesti di rara sapienza comunicativa e pastorale, la bellezza e la gioia della fede”.
Nella sua biografia intitolata Giovanni Paolo I (Paoline), Cristina Siccardi scrive che “Papa Luciani era angustiato dalle cospirazioni massoniche che si manifestavano in seno alla Chiesa e si coagulavano con maggiore insistenza là dove si concentrava l’interesse economico, come accadde con il clamoroso scandalo del Banco Ambrosiano, una vicenda oscura che determinò anche degli omicidi, come accadde con Roberto Calvi (1920-1982), che il 18 giugno 1982 venne trovato legato a macigni sotto il ponte dei Frati neri di Londra. Non bisogna dimenticare che, dal punto di vista dottrinale, ampi settori progressisti nella Chiesa ritenevano la possibilità di dialogo tra cattolici e massoni”.
Di indispensabile lettura è la documentatissima biografia Albino Luciani. Giovanni Paolo I (Morcelliana) di Ettore Malnati e Marco Roncalli. “Cosa poi realmente sarebbe riuscito a fare – scrivono gli autori di Luciani – non è dato saperlo, mentre non vi sono dubbi sulla sua preoccupazione per la solitudine istituzionale del Pontefice e il suo desiderio di comunione, di sinodalità. Senza dimenticare, nel solco dei suoi predecessori, l’impegno per la pace, i suoi auspici affinché la Chiesa potesse offrire il suo contributo a creare quel ‘clima di giustizia, fratellanza, solidarietà e di speranza, senza la quale il mondo non può vivere’”.