In Veneto le rette delle case di riposo (sono 346 e ospitano 35.588 anziani) rischiano un aumento di 400 euro al mese, proprio a causa del caro-bollette. Giovanni Di Prima, direttore dell'azienda per i servizi alla persona Umberto I di Pordenone: “Ci troviamo di fronte a costi costi spropositati, con inevitabili criticità di bilancio. Su eventuali aumenti delle rette decideremo in ottobre”
La prima casa di riposo che in Veneto ha sollevato il problema delle bollette energetiche e, conseguentemente, dei rischi di dover alzare le tariffe, è stata Villa Belvedere di Crocetta del Montello, a una ventina di chilometri da Treviso. Subito dopo averla ricevuta, il presidente Marco Tappari ha sventolato la bolletta dell’energia elettrica di luglio, praticamente triplicata rispetto a quella dello stesso mese del 2021. Un salasso da 28mila 346 euro, di cui circa 23mila per i costi della fornitura e 5mila di Iva, se rapportato ai 9.872 euro di un anno fa. Anche nel ricco Nordest il caro-consumi avrà effetti pesanti su uno dei settori assistenziali già martoriati dall’emergenza Covid e la vicenda di Crocetta contiene elementi simili a quelli di praticamente tutte le strutture.
“Rateizzate le bollette di luglio e agosto” è stata la richiesta inviata a Enel energia. “L’addebito – ha scritto l’economo Roberto Marta – risulta essere più che triplicato a causa delle ormai note anomalie e speculazioni del mercato. E tutto ciò nonostante i consumi siano leggermente inferiori”. Poi il riferimento alla normativa governativa che consente tale opportunità ad aziende e famiglie. La casa di riposo non ha intenzione di pagare la bolletta entro il termine previsto del 9 settembre, per questo ha chiesto come sospendere l’addebito automatico, scadenzando i nuovi pagamenti.
Il presidente ha detto polemicamente: “Amministrare la cosa pubblica, oggi, è un po’ come combattere una guerra senza armi. Se non paghiamo la bolletta, staccano l’ossigeno? Cosa dovremmo fare? In un trimestre se ne andranno 100mila euro, che spendevamo in un anno”. Non trattandosi di attività commerciale, la prospettiva è drammatica. “Le uniche nostre entrate sono le rette degli ospiti. Non abbiamo entrate diverse. Dovremmo aumentare le rette di 15 euro al giorno, danneggiando gli anziani e le loro famiglie? Non è corretto caricare le famiglie di ciò di cui dovrebbe occuparsi la politica”.
Nella Marca Trevigiana sono segnalate situazioni analoghe. Ad esempio, a Casa Marani di Villorba un rincaro di oltre il 374 per cento, mentre all’istituto Domenico Sartor di Castelfranco si è passati da una spesa annua di 211 mila euro nel 2020 a una previsione di 441 mila per quest’anno. Il tema, dalle situazioni singole si sposta sul piano generale, la richiesta di interventi e di politiche energetiche adeguate, altrimenti le strutture rischiano di dover intaccare i loro patrimoni, per far fronte alle necessità. Quanto sia generalizzata la situazione lo dimostrano le dichiarazioni di Roberto Volpe, presidente dell’Unione regionale istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza, che ha scritto al presidente del consiglio Mario Draghi e a una mezza dozzina di ministri.
In Veneto le rette delle case di riposo (sono 346 e ospitano 35.588 anziani) rischiano un aumento di 400 euro al mese, proprio a causa del caro-bollette. “Non possiamo spegnere l’aria condizionata d’estate o il riscaldamento d’inverno, gli anziani non possono essere lasciati nell’afa o al freddo. Ho scritto al premier per chiedere un intervento urgente per le case di riposo, gli asili nido e le scuole dell’infanzia. Per loro, infatti, l’energia elettrica è aumentata del 63% da giugno a luglio 2022 e di un astronomico 1061% da luglio 2020 a luglio 2022. Senza un aiuto le rette delle case di riposo potrebbero crescere di 13/14 euro al giorno per ospite e di 18/20 euro al mese per bambino delle scuole dell’infanzia e degli asili nido. Equivalgono a più del 10 per cento delle tariffe attualmente pagate dagli utenti di questi servizi”.
Scenario a tinte fosche – “Siamo dinanzi ad un bivio: portare in dissesto gli enti o alimentare uno scontro sociale con le famiglie che non sarebbero in grado di assorbire questi costi, con il paradosso che dovranno pagare gli aumenti di due salatissime bollette: quella della casa in cui vivono e quella della casa di riposo dove vive il loro genitore”. L’allarme viene anche dal Friuli Venezia Giulia. Alessandro Santoianni, direttore di alcune case di riposo: “Saremo costretti a fare come fanno i commercianti, che espongono le proprie bollette in vetrina. L’aumento del gas è previsto nell’ordine di quattro-cinque volte quelli che sono i costi attuali, mentre l’energia costerà due volte e mezza di più”.
Giovanni Di Prima, direttore dell’azienda per i servizi alla persona Umberto I di Pordenone: “Ci troviamo di fronte a costi costi spropositati, con inevitabili criticità di bilancio. Su eventuali aumenti delle rette decideremo in ottobre”. A Cordenons, la direttrice Valentina Battiston spiega: “C’è grande preoccupazione. Affronteremo un problema di liquidità imminente e abbiamo messo l’emergenza al primo posto tra le discussioni urgenti dei prossimi consigli di amministrazione”.