Economia

Caro energia, “in Italia lo stop alle fonti fossili richiede 3.351 miliardi di investimenti. Enormi benefici economici, sociali e ambientali”

Secondo lo studio Net Zero E-conomy 2050 di Fondazione Enel e The European House - Ambrosetti la spesa per i combustibili fossili calerebbe di 1.914 miliardi, il Paese avrebbe un ritorno economico di 328 miliardi (oltre a 2,6 milioni di posti di lavoro in più) e ne risparmierebbe 614 grazie alla riduzione delle malattie, al miglioramento della produttività e alla riduzione di morti premature

Il processo di decarbonizzazione è uno strumento chiave per il raggiungimento dell’indipendenza energetica. Per arrivare a un’economia con emissioni nette pari a zero l’Italia dovrebbe investire di qui al 2050, nello scenario più ambizioso, ben 3.351 miliardi: la cifra è molto elevata ma inferiore a quella necessaria in caso di transizione più lenta. Non solo: i ritorni sarebbero molto significativi. La spesa per i combustibili fossili calerebbe di 1.914 miliardi, il Paese avrebbe un ritorno economico di 328 miliardi (oltre a 2,6 milioni di posti di lavoro in più) e ne risparmierebbe 614 grazie alla riduzione delle malattie, al miglioramento della produttività e alla riduzione di morti premature resi possibili dal contenimento dell’inquinamento. In più l’intensità del gas sul pil potrebbe diminuire del 94% rispetto al dato attuale. È quanto emerge dallo studio Net Zero E-conomy 2050, realizzato da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel e presentato al Forum di Cernobbio.

Lo studio stima i costi anche per la Spagna (2.215 miliardi di euro, minori costi per 1.279, maggiori ritorni per 223, 317 di minor spesa sanitaria) e per entrambi i Paesi confronta lo scenario ad alta ambizione con uno più blando definito “low ambition”. Quest’ultimo per l’Italia richiederebbe 3.899 miliardi di euro e i risparmi per l’acquisto di combustibili fossili e spesa sanitaria sarebbero molto più bassi (851 e 495 miliardi).

Lo scenario “Net Zero” consentirebbe un’ulteriore riduzione dell’indice di dipendenza energetica rispetto alle proiezioni dei piani nazionali, dal 73,5% nel 2020 allo 0% nel 2050 in Italia (31,3% nello scenario “Low Ambition”) e dal 67,9% al 13% in Spagna (52% nello scenario “Low Ambition”). L’Europa dipende per il 57% dalle importazioni di energia e nel ventennio 2000-2020 questa quota è rimasta pressoché invariata. L’Italia è seconda nell’indice di dipendenza dal gas naturale tra i Paesi dell’Ue. Negli ultimi 10 anni, la riduzione della dipendenza energetica in Italia e Spagna (-9,1 punti percentuali in entrambi i Paesi) è stata accompagnata da un aumento del tasso di elettrificazione (+1,5% in Italia e +3,3% in Spagna) e della diffusione delle energie rinnovabili (+2% in Italia e +4,7% in Spagna) nei consumi finali di energia.