Cinema

Venezia 79, il regista ucraino Sergei Loznitsa presenta “The Kiev Trial”: “Non abbiamo capito nulla della Seconda Guerra Mondiale, ecco perché la Storia si ripete”

La sua ultima fatica, The Kiev Trial, è presentata oggi alla 79ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica fuori concorso e crea, come spesso accade davanti ai doc di Loznitsa, un autentico effetto shock

di Anna Maria Pasetti

“Finché non inizieremo a imparare quanto la Storia ha da insegnarci non dobbiamo sorprenderci se continuano a scoppiare nuove guerre”. Ne è convinto Sergei Loznitsa, regista e scienziato ucraino da tempo dedicato al ri-montaggio di filmati d’archivio spesso secretati, per rileggere eventi che hanno segnato la Storia creando documentari di rara bellezza ed importanza. La sua ultima fatica, The Kiev Trial, è presentata oggi alla 79ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica fuori concorso e crea, come spesso accade davanti ai doc di Loznitsa, un autentico effetto shock. Al centro è il ritrovamento dei materiali di uno dei processi contro i nazisti istruiti in Ucraina nel 1946. Nella fattispecie si tratta del Processo di Kiev tenutosi nel gennaio di quell’anno che denunciava diverse atrocità, tra omicidi di massa e torture, incluso il famigerato massacro di Babij Jar, perpetrate dagli ufficiali SS tra il 1941 e 1943 su ebrei e civili innocenti, compresi i bambini. Quindici gli imputati di crimini contro l’umanità, fra militari e collaborazionisti, messi sotto processo davanti a un’imponente platea e che finirono sentenziati all’impiccagione in Piazza Kalinin. Il documentario The Kiev Trial nasce dunque dal ritrovamento di un filmato inedito di circa 3 ore di girato di cui si era persa la memoria. “Strano che abbia pensato di riportarlo alla luce prima: si tratta un documento di rilevanza assoluta, benché di propaganda sovietica. Esistono anche delle registrazioni audio del processo che abbiamo intenzione di pubblicare in un volume” sottolinea Loznitsa.

Come prevedibile, tristemente straordinario è diventato il peso che questo lavoro ha assunto dall’invasione russa dell’Ucraina. “Quanto è accaduto a noi ucraini resta complesso da capire, ma non appena siamo stati invasi dai russi ci siamo sentiti riportati indietro di 80 anni, la medesima dinamica iniziava a riproporsi, con l’aggravio di non aver capito nulla alla fine della II Guerra Mondiale”, tuona il 57enne cineasta da sempre figura controversa nel panorama politico est-europeo. In campo, rimontati e ri-sonorizzati, sono i passi procedurali che informarono il processo, il tutto sempre tradotto da e verso tedesco e russo. A colpire è la piattezza di tono e l’indifferenza emotiva con cui i colpevoli confessavano i propri crimini, rispondendo a domande cruciali con frasi raccapriccianti specie in relazione ai bambini: “Abbiamo ucciso anche i bambini perché correvano e gridavano”. Ovvio il collegamento con il concetto di “banalità del male” teorizzato da Hannah Arendt a seguito del processo ad Eichmann, con cui The Kiev Trial ha molto in comune. Naturale controcampo è invece la forte emotività dei testimoni, spesso dei sopravvissuti ai massacri, che a stento riescono a trovare la voce. E sul finale shock è messa in scena l’impiccagione dei colpevoli. L’impatto del film è inevitabilmente emotivo, storico, artistico e politico in termini di attualità. “Nessuno, in effetti, poteva immaginare quando abbiamo iniziato questo film l’incubo in cui ci troviamo oggi, la rilevanza di questi materiali è divenuta violentmente urgente” sostiene la produttrice Choustova.

Ma è ancora Sergei Loznitsa a puntare il dito sulle colpe russe della guerra in corso, spiegando che “quanto stiamo vivendo oggi è la diretta conseguenza di colpevoli omissioni a partire dal 1917 fino a conclusione dell’URSS. Intendo dire che non sono mai stati fatti processi ai crimini sovietici, specie di stampo stalinista. Perché la Russia oggi come allora non si è veramente modificata, in fondo è nelle mani di un ex KGB, come se in Germania a capo del governo ci fosse un ex Gestapo, per intenderci. Un giorno loro dovranno pagare tutto il male che stanno facendo all’Ucraina e al mondo intero, ma per farlo dovranno essere messi a processo. E forse allora noi ne faremo un film”.

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