Cile, il referendum boccia la nuova Costituzione: l’epoca di Pinochet non è ancora finita
In Cile ieri ha vinto il rechazo (No) alla nuova Costituzione, quella nata dai lavori della Convenzione costituente che a sua volta era sorta dopo i tumulti che sconvolsero il paese nel 2019. Era nell’aria, già lo dicevano i sondaggi, ma il risultato del referendum di ieri è comunque pesante, indigesto per chi voleva porre la parola fine alla transizione democratica più lunga dell’America Latina. Un risultato inequivocabile: il 62% dei cileni ha votato “no” e solo il 38% ha votato “sì”. Numeri che obbligano il governo a riflettere e cercare immediatamente una strategia che permetta di non far morire il progetto di una Carta Magna che sostituisca quella dell’epoca di Pinochet (1978).
Ci sarebbe stato comunque un rimpasto di governo qualunque fosse stato il risultato ma adesso i cambi dovranno essere sostanziali. Il presidente cileno, Gabriel Boric, aveva dichiarato a poche ore dal voto che qualunque fosse stato il risultato l’unità nazionale sarebbe stata indispensabile per avanzare verso un nuovo Cile: ora gli sforzi dovranno essere ancora più grandi e dovranno essere fatti in parlamento con tutte le forze politiche. Quando oramai era chiaro che quasi otto milioni di cileni avevano bocciato il progetto queste sono state le sue parole: “L’anelito al cambiamento e alla dignità richiedono alle nostre istituzioni e agli attori politici di lavorare con più impegno, dialogo, rispetto e affetto, fino ad arrivare a una proposta che ci interpreti tutti. Eccoci qui. Viva la democrazia e viva il Cile!”
Festeggiano le destre, José Antonio Kast in testa (il candidato presidenziale dell’estrema destra sconfitto nelle presidenziali da Boric) che si appuntano sul petto la medaglia della sconfitta di un testo costituzionale visto come troppo di sinistra e di fatto “partorito” da una Costituente dove le forze conservatrici erano netta minoranza. La loro campagna fatta di allarmismo, fake news e discredito verso il nuovo testo costituzionale, insieme a vari scandali che hanno colpito membri della Costituente (uno su tutti quello di Rodrigo Rojas Verde che si inventò di essere malato di cancro), hanno creato la tempesta perfetta.
A questo si aggiunge il fatto che molte proposte presenti nel nuovo testo di 178 pagine, 388 articoli e 54 norme transitorie (consegnato il 4 luglio scorso al governo) sono state viste come estreme, a tal punto che lo stesso Boric aveva annunciato già dell’esistenza di un piano di revisione nel caso in cui ieri avesse vinto il “sì”.
La chiusura della campagna per apruebo (il “sì” alla nuova Costituzione) che aveva convocato venerdì scorso 500 mila persone a Santiago aveva fatto credere che il Paese fosse pronto al cambiamento. A maggior ragione poi se si considera che la manifestazione convocata dalla destre per lo stesso giorno era riuscita a portare in piazza meno di mille persone. I sondaggi davano però già la sconfitta come un fatto più che probabile lasciando aperta solo una finestra di incertezza: per la prima volta tutti gli aventi diritto al voto in Cile sono stati obbligati a votare. Non obbligati a votare erano invece i cileni residenti all’estero, che però hanno espresso in massa la loro preferenza per apruebo, creando una frattura con quanto invece successo sul territorio nazionale.
“E’ tornato l’inverno in Cile”, ha dichiarato la sindaca comunista di Santiago, Irací Hassler Jacob, che ha fatto eco a Gabriel Boric in un messaggio su Twitter nel quale sottolinea che “Uomini e donne cilene si sono espresse chiaramente in un processo democratico: il testo proposto non ha ottenuto il sostegno della maggioranza. Il risultato ci sfida come Paese a costruire una nuova Costituzione che ci rappresenti pienamente, e per questo la strada è più democrazia.”
Non sono mancate anche la ripercussioni dal resto dell’America Latina, sia da una parte che dall’altra della sfera politica. In Colombia per esempio il neoeletto presidente Gustavo Petro è stato lapidario: “E’ risorto Pinochet” ha scritto sulle sue reti sociali, dove ha chiamato a una mobilitazione unitaria del fronte progressista latinoamericano citando tra le righe Allende e sottolineando che “solo se le forze democratiche e sociali si uniranno sarà possibile lasciarsi alle spalle un passato che macchia tutta l’America Latina e aprire le grandi vie della democrazia”. Iván Duque, che proprio a Petro ha ceduto la guida della Colombia, ha invece gioito per il “no”, dichiarandosi felice per il trionfo del buonsenso in Cile.
C’è poi chi sostiene che il voto di ieri non sia stato solo un voto al nuovo testo costituzionale ma anche un vero e proprio voto di approvazione o meno verso l’attuale governo di Boric. Secondo questa lettura il consenso verso le sue politiche sarebbe meno del 40%, molto vicino al voto ottenuto dall’apruebo. Quale che sia la lettura o analisi che si voglia fare del risultato di ieri rimane una certezza: ancora un volta il Cile è stato un esempio di democrazia partecipativa e il processo di riforma e transizione democratica per lasciarsi alle spalle l’epoca di Pinochet non è ancora finito.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Le Idf e lo Shin Bet hanno sventato un piano terroristico che prevedeva l'uso di una bomba da 100 kg a Kabatiya, in Cisgiordania. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che nel corso dell'operazione, i soldati hanno perquisito decine di siti, arrestato 15 terroristi, localizzato armi e smantellato esplosivi.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Sono stata rapita dai terroristi di Hamas il 7 ottobre dal Nova Festival insieme al mio compagno, Avinatan Or. Siamo stati presi con la forza, separati e siamo entrati nell'inferno sulla terra". Lo ha detto l'ostaggio liberato Noa Argamani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aggiungendo che "non abbiamo più tempo! Sono qui oggi, il che è un miracolo, ma ci sono ancora 63 ostaggi che stanno vivendo questo incubo, senza sapere se vivranno o moriranno. Non c'è bisogno che vi racconti di Kfir e Ariel Bibas e della loro madre Shiri. Una madre e i suoi bambini che sono stati brutalmente assassinati in prigionia".
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Diego Battistessa
Latinoamericanista, reporter, analista politico
Mondo - 5 Settembre 2022
Cile, il referendum boccia la nuova Costituzione: l’epoca di Pinochet non è ancora finita
In Cile ieri ha vinto il rechazo (No) alla nuova Costituzione, quella nata dai lavori della Convenzione costituente che a sua volta era sorta dopo i tumulti che sconvolsero il paese nel 2019. Era nell’aria, già lo dicevano i sondaggi, ma il risultato del referendum di ieri è comunque pesante, indigesto per chi voleva porre la parola fine alla transizione democratica più lunga dell’America Latina. Un risultato inequivocabile: il 62% dei cileni ha votato “no” e solo il 38% ha votato “sì”. Numeri che obbligano il governo a riflettere e cercare immediatamente una strategia che permetta di non far morire il progetto di una Carta Magna che sostituisca quella dell’epoca di Pinochet (1978).
Ci sarebbe stato comunque un rimpasto di governo qualunque fosse stato il risultato ma adesso i cambi dovranno essere sostanziali. Il presidente cileno, Gabriel Boric, aveva dichiarato a poche ore dal voto che qualunque fosse stato il risultato l’unità nazionale sarebbe stata indispensabile per avanzare verso un nuovo Cile: ora gli sforzi dovranno essere ancora più grandi e dovranno essere fatti in parlamento con tutte le forze politiche. Quando oramai era chiaro che quasi otto milioni di cileni avevano bocciato il progetto queste sono state le sue parole: “L’anelito al cambiamento e alla dignità richiedono alle nostre istituzioni e agli attori politici di lavorare con più impegno, dialogo, rispetto e affetto, fino ad arrivare a una proposta che ci interpreti tutti. Eccoci qui. Viva la democrazia e viva il Cile!”
Festeggiano le destre, José Antonio Kast in testa (il candidato presidenziale dell’estrema destra sconfitto nelle presidenziali da Boric) che si appuntano sul petto la medaglia della sconfitta di un testo costituzionale visto come troppo di sinistra e di fatto “partorito” da una Costituente dove le forze conservatrici erano netta minoranza. La loro campagna fatta di allarmismo, fake news e discredito verso il nuovo testo costituzionale, insieme a vari scandali che hanno colpito membri della Costituente (uno su tutti quello di Rodrigo Rojas Verde che si inventò di essere malato di cancro), hanno creato la tempesta perfetta.
A questo si aggiunge il fatto che molte proposte presenti nel nuovo testo di 178 pagine, 388 articoli e 54 norme transitorie (consegnato il 4 luglio scorso al governo) sono state viste come estreme, a tal punto che lo stesso Boric aveva annunciato già dell’esistenza di un piano di revisione nel caso in cui ieri avesse vinto il “sì”.
La chiusura della campagna per apruebo (il “sì” alla nuova Costituzione) che aveva convocato venerdì scorso 500 mila persone a Santiago aveva fatto credere che il Paese fosse pronto al cambiamento. A maggior ragione poi se si considera che la manifestazione convocata dalla destre per lo stesso giorno era riuscita a portare in piazza meno di mille persone. I sondaggi davano però già la sconfitta come un fatto più che probabile lasciando aperta solo una finestra di incertezza: per la prima volta tutti gli aventi diritto al voto in Cile sono stati obbligati a votare. Non obbligati a votare erano invece i cileni residenti all’estero, che però hanno espresso in massa la loro preferenza per apruebo, creando una frattura con quanto invece successo sul territorio nazionale.
“E’ tornato l’inverno in Cile”, ha dichiarato la sindaca comunista di Santiago, Irací Hassler Jacob, che ha fatto eco a Gabriel Boric in un messaggio su Twitter nel quale sottolinea che “Uomini e donne cilene si sono espresse chiaramente in un processo democratico: il testo proposto non ha ottenuto il sostegno della maggioranza. Il risultato ci sfida come Paese a costruire una nuova Costituzione che ci rappresenti pienamente, e per questo la strada è più democrazia.”
Non sono mancate anche la ripercussioni dal resto dell’America Latina, sia da una parte che dall’altra della sfera politica. In Colombia per esempio il neoeletto presidente Gustavo Petro è stato lapidario: “E’ risorto Pinochet” ha scritto sulle sue reti sociali, dove ha chiamato a una mobilitazione unitaria del fronte progressista latinoamericano citando tra le righe Allende e sottolineando che “solo se le forze democratiche e sociali si uniranno sarà possibile lasciarsi alle spalle un passato che macchia tutta l’America Latina e aprire le grandi vie della democrazia”. Iván Duque, che proprio a Petro ha ceduto la guida della Colombia, ha invece gioito per il “no”, dichiarandosi felice per il trionfo del buonsenso in Cile.
C’è poi chi sostiene che il voto di ieri non sia stato solo un voto al nuovo testo costituzionale ma anche un vero e proprio voto di approvazione o meno verso l’attuale governo di Boric. Secondo questa lettura il consenso verso le sue politiche sarebbe meno del 40%, molto vicino al voto ottenuto dall’apruebo. Quale che sia la lettura o analisi che si voglia fare del risultato di ieri rimane una certezza: ancora un volta il Cile è stato un esempio di democrazia partecipativa e il processo di riforma e transizione democratica per lasciarsi alle spalle l’epoca di Pinochet non è ancora finito.
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Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
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Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Le Idf e lo Shin Bet hanno sventato un piano terroristico che prevedeva l'uso di una bomba da 100 kg a Kabatiya, in Cisgiordania. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che nel corso dell'operazione, i soldati hanno perquisito decine di siti, arrestato 15 terroristi, localizzato armi e smantellato esplosivi.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Sono stata rapita dai terroristi di Hamas il 7 ottobre dal Nova Festival insieme al mio compagno, Avinatan Or. Siamo stati presi con la forza, separati e siamo entrati nell'inferno sulla terra". Lo ha detto l'ostaggio liberato Noa Argamani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aggiungendo che "non abbiamo più tempo! Sono qui oggi, il che è un miracolo, ma ci sono ancora 63 ostaggi che stanno vivendo questo incubo, senza sapere se vivranno o moriranno. Non c'è bisogno che vi racconti di Kfir e Ariel Bibas e della loro madre Shiri. Una madre e i suoi bambini che sono stati brutalmente assassinati in prigionia".