L’allarme parte dalla sala cinematografica più antica d’Italia, il cinema Sivori di Genova, ma riguarda la sostenibilità economica nel breve termine di altre mille sale in tutto il Paese: “Con il lungo periodo di chiusure dovute alle restrizioni per la pandemia – spiega il presidente di Circuito Cinema Alessandro Giacobbe – si è ridotta la finestra di tempo che intercorre tra la messa in sala dei film e la disponibilità su tutte le piattaforme di streaming, arrivando in alcuni casi a meno di due mesi quando gli accordi prevedevano un periodo di esclusiva di 105 giorni. Oggi questa tempistica non viene più rispettata e per questo a giugno abbiamo scritto al ministero, purtroppo senza ricevere alcuna risposta”. Sono circa 1.200 le sale cinematografiche in Italia: “Ma di questi 200 sono multiple gestiti da multinazionali meglio in grado di ammortizzare la mazzata – spiega il gestore della sala con oltre 125 anni di storia a rischio chiusura – il problema riguarda le circa mille piccole sale distribuite in tutta Italia, un presidio sociale e culturale, spesso mandati avanti con poco margine di guadagno da piccole aziende a gestione familiare”. Il problema è che alcune grandi società di distribuzione, soprattutto americane (Disney su tutte), starebbero valutando di fare completamente a meno della finestra di tempo che divide la proiezione in sale dalla disponibilità dei titoli in piattaforma. Tempo fa anche il ministro Franceschini aveva promesso una legge sul modello francese, che prevede una finestra temporale tra visione al cinema e disponibilità sulle piattaforme molto più ampia di quella italiana, ma poi, fino a oggi, non se ne è più fatto nulla.