“Sto indagando sulle raccolte fondi da due anni, ho scritto in passato per esempio di Malika e della storia di Paolo Palumbo (su cui torno in questi giorni), nell’ultimo anno ho contattato molte famiglie per avere delucidazioni sulla gestione del denaro, perché quando si parla di malattie e bambini malati c’è un giro di soldi impressionante, purtroppo non accompagnato da altrettanta trasparenza”. Inizia così un post Instagram di Selvaggia Lucarelli. La giornalista ha ‘scoperchiato il vaso di Pandora’ delle raccolte fondi per i bambini malati e della frequente mancanza di rendicontazione delle donazioni, tante, che vengono fatte. “Oltre a individuare ambiguità, mi interessa educare le persone a fare una beneficenza consapevole. La buona fede non basta. Per questo, quello che ripeto sempre è che le raccolte fondi su conti personali (iban, postpay, stelline su fb etc…) e senza rendicontazioni dettagliate e periodiche non vanno sostenute in alcun modo”, ha scritto Lucarelli. E ancora: “Tra queste, il caso più eclatante degli ultimi anni, è la raccolta “Un futuro per Melissa”, eclatante perché sono stati raccolti almeno due milioni di euro tra conti personali, gofundme, raccolte laterali, salvadanai cittadini e così via. Non c’è mai stata una rendicontazione dettagliata delle spese. Ai tempi provai a chiedere un’intervista ai genitori ma fiutato il motivo, dopo un sì, mi fu negata. In questi giorni, alla luce di alcuni dubbi relativi appunto alle spese sostenute, sono ritornata a chiedere. I risultati sono risposte non esaustive da parte della madre di Melissa (con offese a me), la pubblicazione di documenti illeggibili di spese sostenute”. Poi il commento su Maria Grazia Cucinotta: “Infine, questa è la parte più grave, il commento di @maria_grazia_cucinotta nella bacheca dei genitori. Che dice: a quale titolo dovete dare spiegazioni a una sconosciuta? A parte la gentilezza, ricordo alla Cucinotta (madrina di questa storia) che anche i soldi sono stati chiesti a milioni di sconosciuti (lì evidentemente con gli sconosciuti la confidenza andava bene), i quali hanno il diritto di sapere come sia stata gestita la loro generosità. Questa, in teoria, è la regola base di tutte le raccolte fondi fatte come si deve. Quindi, al di là del caso specifico, la invito a utilizzare la sua visibilità per insegnare la beneficenza colta e consapevole, perché ci sono persone (giuro) che rinunciano a parte del loro piccolo stipendio per aiutare gli altri e meritano trasparenza e rispetto”. L’attrice tace.
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