Dopo il salvataggio del gruppo Uniper da parte del governo tedesco, il prestito di due miliardi dell’Austria a Wien Energie e gli aiuti pubblici d’emergenza varati nel fine settimana da Svezia e Finlandia, anche la Svizzera è costretta a intervenire in soccorso di un’azienda energetica. Si tratta di Axpo, gruppo elettrico di proprietà di alcuni Cantoni nord-occidentali del Paese, che è andata in crisi di liquidità dopo che i prezzi del gas si sono impennati per effetto delle mosse di Gazprom. Ha chiesto un sostegno temporaneo al governo, che ha garantito l’accesso a una linea di credito di quattro miliardi di franchi svizzeri (4,1 miliardi di dollari). Axpo opera anche in Italia, dove l’anno scorso ha acquisito parte dei clienti di Green network. “Il governo ha risposto positivamente per evitare di mettere a rischio l’approvvigionamento energetico della Svizzera”, ha dichiarato l’Ufficio federale dell’energia, aggiungendo che Axpo è un’azienda elettrica di “importanza sistemica” per il Paese.
Le notizie di interventi pubblici per evitare il default di aziende costrette ad acquistare gas alle quotazioni folli delle ultime settimane si stanno insomma moltiplicando. Non è un caso se tra le proposte della Repubblica Ceca (che ha la presidenza di turno della Ue) da sottoporre ai ministri dell’Energia venerdì c’è anche la fornitura di una linea di credito d’emergenza paneuropea per gli operatori che devono far fronte a grosse “margin call“. Cioè richieste di integrazione delle garanzie, pena l’impossibilità di continuare a operare sul mercato. In tutta Europa i governi temono che lo choc causato dal taglio delle forniture russe via Nord Stream possa scatenare una crisi finanziaria. Sia il ministro delle finanze finlandese Mika Lintila sia il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck hanno fatto una inquietante similitudine con il 2008, ventilando il rischio di una “Lehman Brothers nell’industria dell’energia”.
In Italia i rivenditori di energia hanno lanciato l’allarme sul fatto che il divieto – introdotto dal governo nel decreto Aiuti bis – di modificare unilateralmente le condizioni generali dei contratti fino all’aprile 2023 potrebbe avere “effetti traumatici sul mercato dell’energia elettrica e del gas naturale, con il rischio di default per le aziende fornitrici e gravi danni per gli utenti finali”. Anche il Servizio di bilancio del Senato, valutando la norma, ha espresso dubbi: “Andrebbe chiarito”, si legge nella nota di lettura del decreto, “se tale misura possa determinare possibili alterazioni degli equilibri finanziari delle imprese in esame e, indirettamente, determinare i presupposti per futuri interventi finanziari a carico della finanza pubblica”.