Nel tavolo al ministero dello Sviluppo economico, l'ad della società Francesco Borgomeo ha esposto una bozza di istanza di contratto di sviluppo per la reindustrializzazione della fabbrica. La novità è che per il progetto potrebbero arrivare partner pubblici
“Timidi passi in avanti”. Così la Regione Toscana ha commentato l’incontro al ministero dello Sviluppo Economico avvenuto lunedì 5 settembre – dopo il rinvio del 31 agosto – tra istituzioni, sindacati e Qf, la società che ha rilevato lo stabilimento della Gkn di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. L’ad Francesco Borgomeo, affiancato da Pierangelo Albini, area lavoro welfare e capitale umano di Confindustria, ha esposto una bozza di istanza di contratto di sviluppo per la reindustrializzazione della fabbrica. La novità del tavolo di lunedì, a cui hanno preso parte anche i rappresentanti del ministero del Lavoro, è che nel progetto potrebbero inserirsi partner pubblici. “Come ci era stato richiesto abbiamo illustrato a lungo e con tutti i dettagli necessari il piano industriale per il progetto E-Drive 5.0 che si farà a Firenze”, ha dichiarato Borgomeo che si dice soddisfatto dell’incontro, a differenza di Regione e sindacati.
“Occorre un maggiore sforzo di chiarezza da parte della proprietà per il rilancio dell’ex Gkn, in particolare sul ruolo delle aziende che al momento partecipano solo al consorzio e in via generale sul piano industriale”, ha dichiarato Valerio Fabiani, consigliere per il lavoro e le crisi aziendali del presidente Eugenio Giani. La Regione affiancherà Mise e Invitalia nelle verifiche necessarie per consentire l’avanzamento dell’accordo. Questo può rappresentare “un punto di forza che introduce elementi di garanzia per lavoratori e territorio”, ha comunicato la Regione, che però sostiene la necessità di “una maggiore assunzione di responsabilità da parte del consorzio. Il rapporto tra questi soggetti e Qf ancora non è ben chiaro alle istituzioni.
L’altro chiarimento richiesto, sollecitato anche dai sindacati, riguarda gli ammortizzatori sociali. Per Simone Marinelli, responsabile settore automotive della Fiom nazionale, e Daniele Calosi, segretario generale Fiom Firenze-Prato-Pistoia, “il piano industriale rimane fumoso e privo di dettagli, senza effettivi sviluppi su cronoprogrammi e senza certezze sulle prospettive di mercato”. La presenza di soggetti pubblici negli investimenti è sempre stata una soluzione auspicata dalla Fiom come garanzia di monitoraggio sullo sviluppo del piano industriale. “Un piccolo segnale di cambiamento rispetto a come Qf fino a oggi ha voluto gestire il tavolo, cambiando ogni volta le carte”, continuano i rappresentanti Fiom, che aggiungono: “Serve un’accelerata. Si deve entrare nel merito degli investimenti e del programma di ripartenza dello stabilimento”. In ogni caso il confronto deve partire da quanto stabilito dall’accordo quadro di gennaio e deve vedere la partecipazione e la condivisione di Rsu e operai. “Le lavoratrici e i lavoratori hanno tutto l’interesse affinché la reindustrializzazione vada a buon fine e garantisca il futuro occupazionale e di sviluppo del territorio”, ha concluso la Fiom.
Più critici dalla Rsu della ex Gkn: “Senza fondi pubblici Qf non sta in piedi. La collettività deve pretendere che insieme all’intervento con soldi pubblici ci sia un controllo e un piano pubblico. Se avessero ascoltato il nostro piano di reindustrializzazione ora avremmo una fabbrica socialmente integrata al servizio del territorio”. La nota della Rsu sottolinea come il Collettivo di fabbrica sia pronto ad assumersi la responsabilità di un percorso che renda la classe operaia classe dirigente, chiamando a raccolta la comunità: “Firenze, territorio, solidali, ci vediamo presto. Stiamo appiccicati: perché qua rimarremo fino alla fine”.
Scetticismo anche per la Uilm che affida il suo commento a Gianluca Ficco, segretario nazionale, e Davide Materazzi, segretario di Firenze: “Auspichiamo che i timori possano essere fugati da Invitalia, che dovrà vagliare il piano, e dal ministero dello Sviluppo Economico, che si attiverà per esplorare la presenza di potenziali nuovi investitori”. In ogni caso per l’Unione italiana lavoratori metalmeccanici, “il piano è abbastanza aleatorio e si fonda in buona sostanza sulla possibilità di ricevere il sostegno pubblico”.