VAR SPORT - Giornalista e scrittore, per amore del regolamento, non per parlare di arbitri: Cristiano Carriero analizza l'episodio da moviola più controverso dell'ultima giornata di campionato. Per una discussione più consapevole e informata
In un fine settimana tutto sommato molto tranquillo per gli arbitri ci sono un paio di episodi molti utili per il nostro Var Sport. Avvengono entrambi in Lazio-Napoli dove le proteste di Sarri sono francamente eccessive in relazione alle interpretazioni di Sozza sugli episodi decisivi: gol del pareggio del Napoli e rigore reclamato dalla Lazio. Chiariamo, su alcuni episodi non si tratta di decidere solo se è fallo o se è rigore, ma di contestualizzare la decisione con il metro della partita; e capire se l’eventuale intervento del Var è opportuno o meno. Abbiamo visto nelle prime giornate di Serie A come l’intervento del Var sia molto utile in caso di falli di mano o di errori evidenti da parte della terna. Errori che, onestamente, non ci sono stati. Come tutte le cose il Var aveva bisogno di un tempo di rodaggio, poteva volerci qualche stagione, ma è sempre più evidente che si tenda ad utilizzarlo per certe casistiche (mano, fuorigioco, violenza consumata), meno per altre. Sui contatti si usa molto raramente, per non dire mai. Entrambe le proteste delle Lazio sono relativa a contatti: sia in occasione del gol di Kim, quando il coreano si libera di Luis Alberto con una leggera spinta, sia in occasione del rigore reclamato da Lazzari.
Veniamo al primo episodio. La spinta di Kim è molto al limite, ma quello che dobbiamo valutare è l’intensità, la forza, e questa non potrà mai, e sottolineo mai, essere vista in tv. Bisogna essere in campo per valutarla. Ecco perché la decisione va presa lì e non davanti ad un monitor. Il gol non può essere discusso al Var, appunto per questo. Al minuto 67, la Lazio reclama un rigore. Lazzari cade in area dopo uno scontro – da valutare se fortuito e quanto – con Mario Rui. Usando un termine non del gergo arbitrale, potremmo dire che i due si incrociano. Il contatto c’è sicuramente, Mario Rui usa anche le braccia ma non possiamo parlare di gomitata, come qualcuno ha avanzato. Si tratta di un contatto, anche in questo caso al limite, ma che rientra nella giurisdizione del campo. L’arbitro valuta che Lazzari non fa nulla per restare in piedi, e fa ampi gesti che il contatto è regolare. Prendendo questa decisione depotenzia ogni possibile intervento del Var che, è bene dirlo, fa cosa buona e giusta a non intervenire. Sempre perché si tratta di episodi che possono essere perfettamente valutati solo in campo. È una questione di forza, di dinamica, di velocità, tutte cose che la TV non riesca a valutare. Così come il metro di un arbitro.
Spostandoci per un attimo sul derby di Milano, potremmo dire che l’intervento di Theo su Dumfries sul 3 a 2, con l’olandese che gli prende il tempo e l’esterno del Milan già ammonito, è uno degli episodi chiave del match. Se Chiffi avesse fischiato il fallo sarebbe stato secondo giallo, perché si tratta di una SPA (una azione promettente). Ma l’arbitro decide di non intervenire perché non lo considera un intervento falloso. Il metro che dà e darà alla gara da quell’episodio in poi è coerente con questa decisione. Restano ovviamente i dubbi sul tipo di contatto e le aree di interpretazioni. Non su tutto si può pensare di avere uniformità, il calcio resta uno sport di contatto, sebbene la tendenza sia quella di fischiare sempre meno e questi tre episodi lo dimostrano.