Dopo la triste vicenda di Daniza, nel 2014, un’altra orsa viene uccisa in Trentino. L’orsa F43 è morta in una trappola-tubo, dopo essere stata narcotizzata, perché si voleva sostituire il radiocollare che già aveva. La vicenda segue ad un’altra recente morte di una giovane orsetta in un presunto incidente stradale, dove il pirata della strada se ne è andato dopo l’investimento; peraltro vale la pena ricordare che il codice penale identifica tale comportamento come omissione di soccorso, anche se si tratta di un animale. Ma il fatto di oggi è ben più grave, se si pensa che l’orsa F43 è morta per intervento diretto dell’uomo.

La povera orsa era entrata nelle mire del servizio forestale, che “doveva” a tutti i costi prelevarla per sostituire il radiocollare di monitoraggio; da qui, la predisposizione della trappola-tubo per la sua cattura e poi la susseguente anestetizzazione, per poter operare direttamente sul povero animale. Fatto sta che qualcosa non ha funzionato, perché l’orsa è deceduta poco dopo essere entrata nella trappola e aver ricevuto la dose di anestetico! L’orsa potrebbe essere morta soffocata dal rigurgito durante la fase di anestesia, oppure magari l’anestetico stesso potrebbe averla direttamente uccisa, come peraltro avvenne per Daniza; e non si può fare a meno di fare una comparazione tra le due morti, dato che appaiono molto simili.

Io vivo nella zona e già stamane di primo mattino il telefono è squillato per un tam-tam ambientalista in merito alla triste notizia. La vicenda ha indubbiamente dei passaggi poco chiari, se non altro perché gli stessi operatori forestali la definiscono “operazione di routine”. Viene da chiedere se, di routine, sia normale che un’orsa possa morire; viene da chiedere se, di routine, invece non valga la pena cominciare seriamente a lasciar vivere gli orsi in pace, nel loro habitat, magari iniziando a mettere in campo una formazione seria per chi opera nella zona in ambito allevamenti e coltivazioni; viene da chiedere perché una provincia autonoma, con risorse significative per la tutela della fauna selvatica, non promuova altro che campagne di terrore contro orsi e lupi, tali da generare una necessità assurda di doverne monitorare lo spostamento, spesso usando narcotici che sono già di per sé pericolosi per gli animali stessi.

Viene da chiedere, visto che non è la prima volta che accade, se chi gestisce queste procedure sia davvero preparato e all’altezza, perché il rischio di uccidere un animale solamente per sapere dove sia è molto elevato. E, scusate, ma dopo due morti simili in pochi anni qualche malizioso pensiero può sorgere. Ma anche questa triste vicenda si aggiunge alle ormai tante che condiscono l’operato della giunta a trazione leghista del presidente Fugatti, che a suo tempo aveva chiaramente dichiarato guerra alla presenza di orsi in Trentino. E parte anche il processo di richiesta chiarimenti, che potrebbe anche portare a risvolti da tribunale, dato che la stessa Oipa Italia, affiancando la sua sezione di Trento molto operativa sul territorio trentino, comunica già una richiesta di accesso agli atti.

E non poteva, ovviamente, che scatenare una protesta molto significativa, questa vicenda. Tanto da avviare subito un sit-in di protesta contro la provincia di Trento, organizzato da Oipa Trento, associazione già nota per altri sit-in tenuti per la liberazione degli orsi detenuti al Casteller di Trento, vero e proprio lager per animali selvatici. Il sit-in avrà luogo a Trento, in piazza Dante, domenica 11 settembre ore 9:30, proprio di fronte all’ufficio della provincia di Trento; numerose le associazioni che parteciperanno, come Oipa, Animal aid, Animalisti ets, Limav Italia odv e altre che probabilmente si aggregheranno in questi giorni, per portare in piazza lo sdegno contro una politica di rispetto per la vita animale che, in Trentino, pare stia perdendo terreno.

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