È una presunta maxi-frode fiscale da 1,8 miliardi di euro quella scoperta dall’inchiesta condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano e coordinata dai pm Nicola Rossato e Stefano Civardi. In totale sono 39 le persone fisiche sotto inchiesta, di cui 9 finite ai domiciliari, e 7 quelle giuridiche. Le operazioni delle Fiamme Gialle hanno riguardato diverse province, da Milano a Torino, Roma, Napoli, Ancona, Brescia, Lodi, Vicenza, Rimini, Padova, Salerno e Potenza. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione per delinquere e frode fiscale, in particolare “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”.
Le accuse a Carrefour e Auchan – Tra gli indagati, per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, risultano anche i due colossi della grande distribuzione Gs, controllata da Carrefour, e Auchan ai quali sono stati sequestrati 60 milioni di euro (33,8 alla prima e 26,2 alla seconda) su un totale di 260 disposti dal gip nei confronti di 15 società. Nell’inchiesta anche Miti spa, un colosso delle distribuzione di prodotti per i mercati specializzati nell’ambito del Personal Care: tra gli indagati figura pure Fabio Friserio, socio e rappresentante legale di Miti e Alessandro Montanari, ex responsabile import export ed ex procuratore generale di Auchan nei cui confronti è stato disposto un sequestro di beni fino a circa 33 milioni e 800 mila euro. Sotto inchiesta pure Gerard Lavinay e Stéphane Coum, rispettivamente ex amministratore delegato ed l’ex direttore operativo di Carrefour Italia: i due manager sono iscritti in qualità di ex legali rappresentanti di GS Spa. Lo stesso vale per Eric Uzan già alla guida della direzione operativa di Carrefour Spagna. Tra gli indagati figura pure l’ex direttore finanziario di Auchan, Franco Castagna.
Gli imprenditori sotto inchiesta – Secondo la ricostruzione, Montanari è stato il diretto superiore di Gianpietro Racagni, l’ex responsabile dell’ufficio acquisti di Auchan finito agli arresti domiciliari come gli imprenditori bresciani Giorgio e Maurizio Lazzari (padre e figlio) e campani Antonio, Raffaele, Vittorio e Alfonso Crisci. Racagni, come si legge nell’ordinanza del gip Roberto Crepaldi, sarebbe stato tra gli ideatori e coordinatori dell’attività dell’associazione e anche il punto di riferimento per i legali rappresentanti delle altre società protagoniste delle frodi fiscali in quanto, pianificando le strategie, avrebbe permesso loro di conseguire enormi vantaggi economici. L’ex manager è anche destinatario di un sequestro di beni fino a circa 21 milioni e 700 mila euro.
“L’ex manager pagato con bici” – Le misure cautelari riguardano alcuni imprenditori bresciani e campani, oltre a Racagni, ex responsabile dell’ufficio acquisti di Auchan, licenziato nel 2019 e poi passato ad Apulia Distribuzione. Secondo le accuse Racangni è uno degli ideatori e promotori del sistema al centro di una maxi frode fiscale alla quale avrebbero partecipato anche la stessa Auchan, ora Margherita Distribuzione, Gs e Miti, avrebbe ricevuto come ‘compensò anche due bici elettriche, viaggi, regali e biglietti per le partite allo stadio. A raccontarlo ai pm milanesi Nicola Rossato e Stefano Civadi è stato Friserio, socio e rappresentante legale di Miti, uno degli indagati. Come si legge nell’ordinanza del gip Roberto Crepaldi, lo scorso marzo, Friserio, “ha confermato che Miti ha guadagnato dalla partecipazione alla frode dal 2017 al 2020 un utile inizialmente concordato nel 6% per poi incrementarlo sino al 7/8%”. Utile che non era “una mera stima, ma un calcolo preciso – prosegue il giudice – posto che i prezzi di acquisto e rivendita erano già concordati tra le parti e in particolare indicati precisamente da Racagni per permettere di raggiungere quei margini di guadagno”. Su tale utile poi all’ex dirigente Auchan sarebbe spettato una determinata percentuale. Come ha messo a verbale Friserio, “mi aveva chiesto di avere per sé il 2% del mio utile” Posto ciò non gli “ho mai dato soldi in liquidità” né fatto bonifici, ma “mi ha fornito” invece fatture false per qualche migliaia di euro “per permettere la fuoriuscita di denaro dalla società (Miti, ndr.) (…) Per il resto ho sempre corrisposto a Racagni un compenso tramite pagamento di viaggi, partite allo stadio e due biciclette elettriche”.
La ricostruzione dell’accusa – Il sistema di frode carosello riguarda il periodo che va dal 2015 al 2021 ed è stato organizzato con due tecniche diverse: la prima, attraverso false lettere di intenti per effettuare da fornitori italiani acquisti di merci senza applicare l’Iva, l’altro attraverso acquisti da fornitori di altri paesi dell’Unione europea anche in questo caso senza applicare l’Iva. Così “le catene della grande distribuzione organizzata, beneficiarie finali della frode, avrebbero ottenuto – spiegano i pm – un indebito risparmio d’imposta connesso all’omesso versamento dell’Iva da parte delle società missing trader“. I gruppi della grande distribuzione avrebbero concorso nel meccanismo di evasione e di realizzazione di profitti come intermediari nelle compravendite tra le varie società del circuito finito al centro dell’inchiesta. A segnalare le presunte irregolarità era stato anche un dipendente di Gs che si occupava di contabilità, mentre uno degli indagati ha confessato.
La replica di Carrefour – Gli accertamenti, svolti anche “attraverso indagini finanziarie su una fitta rete di rapporti bancari, nonché l’analisi di copiosa documentazione contabile ed extracontabile, sono state ulteriormente supportate, per il tramite del Comando Generale della Guardia di Finanza, dalle informazioni pervenute dal canale di cooperazione di polizia denominato Empact (European Multidisciplinary Platform Against Criminal Threats)”. Carrefour Italia da parte sua ha avviato una indagine interna per verificare quanto è emerso. La società, in una nota, conferma inoltre “la massima disponibilità a collaborare con le Autorità competenti, mettendo a disposizione tutte le informazioni necessarie a fare chiarezza sui rilievi formulati”.