Non mancano le proposte da parte da parte di tutti i partiti, ma Nino Cartabellotta ne sottolinea la frammentarietà e la non corrispondenza con gli obiettivi posti dal Pnrr, ma "è indispensabile rimettere la sanità al centro dall’agenda di governo a prescindere dall’esito delle urne"
Tutti vogliono riformare la sanità, ma nessuno spiega come farlo in modo sostenibile e possibile. Lo dice la Fondazione Gimbe, che sul tema ha analizzato tutti i programmi dei partiti in vista delle elezioni del 25 settembre. Secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, “se inizialmente tutte le forze politiche convergevano sulla necessità di rilanciare adeguatamente il Servizio Sanitario Nazionale, con la fine dell’emergenza la sanità è rientrata nei ranghi, finendo di nuovo relegata ai margini dell’agenda politica”. Non mancano le proposte da parte di tutti i partiti, ma Gimbe ne sottolinea la frammentarietà, la mancanza della valutazione dell’impatto economico e la non corrispondenza con gli obiettivi posti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il prossimo governo dovrà però affrontare a più riprese il tema della salute: “Tra gestione della pandemia, attuazione del PNRR, necessità di riforme strutturali, recupero delle prestazioni sanitarie e gestione ordinaria di oltre 130 miliardi di spesa pubblica, la prossima legislatura sarà determinante per il destino del Servizio sanitario nazionale”, prosegue Cartabellotta.
Alcune proposte sono comuni a tutti i partiti: riforma della sanità territoriale, potenziamento del personale sanitario, superamento delle liste di attesa, ma per Cartabellotta “nessuna forza politica ha elaborato un adeguato piano di rilancio per la sanità pubblica, coerente con gli investimenti e le riforme del PNRR, in grado di contrastare la privatizzazione al fine di garantire a tutti i cittadini il diritto costituzionale alla tutela del nostro bene più prezioso: la salute”.
Con la pressione dei pazienti covid che continua a diminuire sugli ospedali, spiega il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri a RaiNews24, “siamo passati da una fase acuta e di emergenza ad una transizione chiara verso l’endemia”. Gli effetti a lungo termine della pandemia, però, iniziano a manifestarsi: diverse prestazioni sanitarie sono in ritardo, il personale medico è stanco e demotivato e la salute mentale diventa un problema per sempre più persone. Anche “per questo è indispensabile rimettere la sanità al centro dall’agenda di governo a prescindere dall’esito delle urne, perché il diritto costituzionale alla tutela della salute non può essere ostaggio di ideologie partitiche“. Il coronavirus ha infatti ricordato a tutti i cittadini, spiega la Fondazione Gimbe, come un sistema sanitario pubblico, equo e universalistico sia indispensabile per il funzionamento di un sistema democratico.
L’approccio parziale è sottolineato dalla Fondazione anche per quanto riguarda le proposte per contrastare il covid. Il centrodestra annuncia l’aggiornamento dei piani pandemici e fa riferimento ad alcune best practice e comportamenti virtuosi, mentre il Partito Democratico punta molto sui sistemi di aerazione nei luoghi chiudi, in modo da rendere più complessa la circolazione del virus. +Europa e Azione-Italia Viva mettono nel proprio programma la creazione un’Agenzia nazionale di coordinamento, per prepararsi a future emergenze; il partito di Matteo Renzi, inoltre, promette maggiori sanificazioni ambientali e percorsi pandemic-free e nuovi equipaggiamenti per le ambulanze. Sulla campagna di immunizzazione, Italexit chiede lo stop dell’obbligo vaccinale, la cancellazione del green pass, il risarcimento delle sanzioni amministrative per chi è stato multato, indennizzi per danni correlati alla vaccinazione, il reintegro o il risarcimento per i lavoratori sospesi e l’abolizione dello scudo penale per i medici vaccinatori.